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Onorevole Magi, come si è arrivati a questo referendum sulla cittadinanza?
È stato un percorso entusiasmante ma anche sorprendente in tutte le sue fasi. Sia all’inizio quando nell’estate 2024 abbiamo pensato al quesito, sia nella raccolta firme che sono state 640mila in tre settimane. Basti pensare che di solito se ne richiedono 500mila in tre mesi. Quella raccolta così travolgente ha sorpreso tutti. Dobbiamo dire pure che questo referendum nasce nella diffidenza generalizzata di tutte le forze politiche e quindi è stato possibile solo grazie alla nostra testardaggine e al protagonismo di associazioni come Italianesenzacittadinanza. Senza referendum non ci sarebbe stato niente per modificare l'attuale situazione.
Chi è contrario dice che dieci anni sono il tempo giusto e sarebbe meglio snellire le procedure: che ne pensa?
Penso che se non ci fosse questo referendum purtroppo oggi non ci sarebbe un dibattito sul tema della cittadinanza. L’Italia è un Paese strano in cui è molto difficile aprire grandi dibattiti su questioni di fondo e quando ci si riesce, come su questo referendum, subito c’è qualcuno che dice che non è questo il modo. Dieci anni per ottenere la cittadinanza è un tempo sproporzionato. Dal 1865 fino al 1992 il requisito degli anni di permanenza legale in Italia era di 5 anni. Solo nel 1992 venne raddoppiato. Nelle democrazie europee più avanzate è di cinque anni e in alcuni casi di tre o due. E a chi come Meloni dice che queste cose dovrebbe farle il Parlamento rispondo che il Parlamento è stato annientato da ultimo con quanto accaduto su dL Sicurezza.
Il centrosinistra è unito nel sì alla cittadinanza ma il M5S di Conte ha lasciato libertà di scelta: perché?
I referendum sono belli perché pongono di fronte a delle scelte chiare e nette. Le coalizioni possono dividersi e figuriamoci una coalizione che ancora non ha preso forma. Questo tra i cinque è il referendum che, vedendolo dal punto di vista del sostegno dei partiti ha la base più ampia. E penso che ci sia un’ampia maggioranza di elettori M5S che sono d'accordo, lo vediamo dai messaggi che riceviamo e dai commenti quando il partito non prende posizione. Stessa cosa vale per Forza Italia. Sia Conte che Tajani dicono di sostenere una qualche forma di Ius scholae ma purtroppo oggi lo Ius scholae di Forza Italia non esiste. Ed entrambi dovrebbero considerare che il sì al referendum darebbe una risposta agli stessi beneficiari dello Ius scholae.
Non conveniva staccare il referendum sulla cittadinanza da quello sul lavoro?
La genesi del referendum è stata quella di ogni referendum serio e che pone una scelta chiara tra due idee diverse, e cioè quella di uno strumento nelle mani dei cittadini su temi che sono espulsi dall’agenda politica e istituzionale. Di una riforma della cittadinanza si parla da subito dopo che la legge attuale è entrata in vigore, cioè nel 1992. Ricordo il presidente Napolitano dire che era urgente una riforma ma anche lo stesso presidente Fini. Fino al 2016 in cui venne approvata in prima lettura una riforma poi non approvata in seconda lettura e da lì è scomparsa dall'agenda pubblica. Oggi è già tardi. Sono in gioco due visioni di cittadinanza: una su base etnica e di discendenza e una di riconoscimento a chi è radicato stabilmente in un Paese e ne è contribuente.
È sul significato di stabilmente che si discute...
Guardi, oggi ci vogliono circa 13 anni e mezzo circa per raggiungere la cittadinanza, con la vittoria del sì diventerebbe otto e mezzo, fermo restando gli altri requisiti cioè un reddito minimo, essere in regola con il pagamento delle tasse, non avere precedenti penali e avere un buon livello di italiano. Mi sembra una buona norma di civiltà.