«Sì convinto al vaccino, ma negare il diritto alla protesta è da regime autoritario»
Intervista a Vinicio Nardo, presidente dell’Ordine degli avvocati di Milano: «Nelle grandi democrazie il diritto a manifestare è sempre stato intangibile»
«Negli Stati Uniti, ai tempi della guerra del Vietnam, non si vietava ai pacifisti di protestare: nelle grandi democrazie il diritto alla protesta è sempre stato intangibile», ricorda l’avvocato Vinicio Nardo, presidente dell’Ordine degli avvocati di Milano. Fino al 31 dicembre 2021 piazza Unità d’Italia a Trieste sarà vietata alle manifestazioni di protesta al Green pass. La decisione è stata resa nota questa settimana direttamente dal sindaco Roberto Di Piazza e dal prefetto Valerio Valenti, «Per me in questo momento prevale il diritto alla salute, e dobbiamo trovare forme per non reprimere il diritto alla libera manifestazione, ma quanto meno comprimerlo», ha detto Valenti, invitando i no vax «a lasciar liberi gli altri cittadini».
Presidente Nardo, come vede le proteste contro il vaccino e contro il green pass?
Si avverte nell’opinione pubblica una insofferenza sempre più crescente per queste proteste. Una insofferenza motivata soprattutto dalle ansie che ha creato la pandemia. Non dimentichiamoci che il dibattito su questo argomento è polarizzato da mesi.
In molti, comunque, vorrebbero mettere un freno a queste proteste, vietandole in radice.
Credo che sia molto pericoloso. In caso si vietassero le proteste dovremmo, allora, abituarci a negare il diritto alla protesta che qualsiasi stato democratico, ripeto, deve assicurare.
Le proteste, dicono coloro i quali non condividono questo genere di impostazione, hanno però solo l’obiettivo di creare disagio alla collettività. E basta.
Anche le proteste più “strampalate” vanno garantite, purché non siano violente.
Ed il fatto che si blocchi, ad esempio, la circolazione stradale o l’accesso ai porti? Non pensa alle conseguenze sul prossimo? Ai disagi?
Una delle modalità di esecuzione della protesta è proprio il 'sensazionalismo' ed il creare disagio al prossimo. Altrimenti non sarebbe una protesta.
La protesta è un costo naturale della democrazia?
Si, assolutamente.
Quindi è contrario a qualsiasi tipo di loro limitazione?
Ovviamente. E voglio aggiungere che non mi piacciano certe prese di posizione particolarmente pericolose che sto vedendo negli ultimi giorni. Si vogliono indurre, senta girarci tanto intorno, gli organi dello Stato a reagire con restrizioni molto dure.
Da respingere?
Senza dubbio. Abbiamo una lunga tradizione di valori democratici. Se passasse questa linea, quella delle restrizioni, vorrebbe dire che abbiamo deciso di virare verso Stati che democratici non lo sono.
Gli idranti utilizzati a Trieste o le cariche della polizia a Roma? Non sono state scene molto edificanti.
Io penso che la polizia debba effettuare una opera di contenimento senza commettere reati.
Insomma, non vede nessuna emergenza democratica dalle proteste dei no vax?
Abbiamo avuto, mi sembra, proteste più penalizzati per la vita sociale del Paese.
A quali si riferisce?
Penso agli anni 70, agli anni di piombo, dove gli scontri di piazza erano violentissimi. Si faceva uso delle armi, c’erano morti. Ci siamo dimenticati di quel periodo? Non mi pare che adesso si stiano vivendo situazioni simili.
Crede che sia in atto una ‘narrazione’ sulle proteste dei no vax che non corrisponde alla realtà fattuale?
Io penso che ci sia una certa enfasi nei confronti dei disagi che stanno creando queste proteste. Io nei cortei ho visto sempre normali cittadini. A me preoccupa di più che l’opinione pubblica stia smarrendo i principi della democrazia.
Solo Giorgia Meloni ha rivendicato il diritto di protestare con il premier Mario Draghi.
Mi pare un paradosso: l’onorevole Meloni viene sempre etichettata come leader di un partito erede del fascismo, di un movimento autoritario che ha represso il dissenso con la forza. Secondo questo schema altri avrebbero dovuto rivendicare il diritto alla protesta e non lo hanno fatto.
Lei è vaccinato?
Si, sono per il vaccino e sono per il green pass
.Il green pass è il provvedimento più criticato in questo momento.
Il green pass è una misura surrettizia. Capisco la scelta del governa sul punto. Renderlo di fatto obbligatorio per lavorare serve essenzialmente ad invogliare la popolazione a vaccinarsi.
Presidente Nardo, per concludere, che bisognerebbe fare in questa fase delicata per il Paese?
Io ritengo prioritario un lavoro di rasserenamento dell’opinione pubblica.
Il periodo, però, non è facile, c’è disagio. In tanti hanno perso il lavoro.
Su questo non discuto. Ma bisogna superare l’esasperazione dilagante. Non serve crearne di altra in questo momento. Dobbiamo uscire il prima possibile da questa pandemia.