Linciaggio. Voi conoscete il significato di questa parola? Probabilmente sì. E dunque siete in linea di massima più colti, o comunque migliori conoscitori del linguaggio, della quasi totalità dei giornalisti italiani, compresi i direttori. Linciaggio (legge di Lynch: sono incerte le generalità esatte di questo signor Lynch, pare fosse un giurista della Virginia, fine 700) è il processo popolare, o anche il non processo, seguito dallesecuzione della pena capitale nei confronti di una persona sospettata di avere commesso un delitto piccolo o grande. Di solito, negli Stati del Sud degli Usa (dove il linciaggio imperversò per un paio di secoli e proseguì ancora fino a oltre la metà del novecento), veniva adoperato il linciaggio solo per gli autori di reati gravissimi. La violenza sessuale (ma solo se era di un nero contro una bianca) e lomicidio (idem).Laltra notte ad Aprilia, a due passi da Roma, vicino ad Anzio, in una località dove in questo periodo passa le vacanze un pezzetto della media e piccola borghesia romana, è stato compiuto un linciaggio. Alcuni cittadini, sospettando che un signore di origine marocchina fosse un ladro, lo hanno inseguito e ucciso. In questo caso senza processo. E stato sufficiente scorgere uno zainetto nel quale, forse, erano nascosti degli strumenti adatti allo scasso (credo di automobili). Diciamo meglio: senza processo e senza reato, visto che questo signore del Marocco non aveva rubato niente, era disarmato, non era violento, non aveva minacciato nessuno, era in fuga, ma non in fuga dalla legge, in fuga dalla furia degli inseguitori.E un reato gravissimo quello commesso, sembra, da due cittadini di Aprilia. Per questo reato saranno processati e la magistratura deciderà se sono colpevoli o innocenti e quale pena meritano. Noi - come per tutti - speriamo che la pena non sia eccessiva e speriamo che - se sono colpevoli - gli sia data la possibilità di riabilitarsi e di capire cosa sia la giustizia vera e cosa, invece, la furia e il delitto. Però restiamo sgomenti di fronte allatteggiamento della stampa. Tutta. La grande maggioranza dei giornali italiani ieri non aveva questa notizia in prima pagina. Lhanno messa in prima solo le grandi testate (ma non tutte) come il Corriere, la Repubblica, il Messaggero e il Fatto, però nessuna di loro gli ha dedicato il titolo più importante della prima pagina (quella che noi giornalisti, in gergo, chiamiamo lapertura). Eppure non cè dubbio che il linciaggio ieri era la notizia nuova più importante del giorno. Il Corriere e la Repubblica hanno preferito parlare dei dissidi nel governo e tra governo e opposizione, sulla Rai e sullIlva (temi sicuramente importantissimi, per carità, ma che campeggiavano da diversi giorni, senza rilevanti novità), Il Fatto gli ha preferito anche altre notizie come una inchiesta nella quale ha accertato che il Pd è in crisi. In nessuno dei titoli dedicati al linciaggio - nessuno - si parla di linciaggio. (A occhio neppure in nessuno degli articoli). In molti titoli la parola ucciso è sostituita dalla parola muore.Bene. Io non credo, francamente, che la totalità dei giornalisti italiani che si sono occupati dellomicidio di Aprilia - e dei direttori che hanno deciso se e come collocarlo in prima pagina, e usando quali parole - non conoscano il termine linciaggio e la differenza tra la forma verbale - attiva - morire e la forma - passiva - essere ucciso. E allora, perché questa prudenza? Cè una sola risposta: è la nuova political correctness. La correttezza politica, il galateo, vogliono che di fronte a un vicepremier che sostiene che il problema non sono questi delitti ma i piccoli furti commessi dagli immigrati, e che esclude che in italia ci sia il razzismo - e un altro vicepremier che difende il suo collega sostenendo che se il suo amico vicepremier dice così, evidentemente è così - vadano attenuati i toni delle polemiche e anche dellinformazione. Si sta ai fatti e basta. Quali sono i fatti? Che quel ragazzo del Marocco è morto e che probabilmente aveva in auto un piede di porco. Bene: questo si riferisce. Punto. E morto un ragazzo del Marocco che aveva in macchina un piede di porco. Razzismo? Linciaggio? Clima dodio? Caccia allimmigrato (anzi, al negro)? La risposta è secca: andiamoci piano con le ideologie...E così, mentre è del tutto chiaro, a chiunque voglia vedere, che in Italia sta montando una ondata razzista, non solo xenofoba (e il nuovo episodio di ieri contro la nostra campionessa di atletica lo conferma) le voci che restano a gridare lallarme sono sempre di meno e sempre più flebili e isolate. Quella del Papa, quella del Presidente Mattarella, qualche rivista cattolica sbeffeggiata dallintero schieramento di quelli che Travaglio (che ne fa parte) chiama i giornaloni.Questo che vuol dire? Che Salvini è un razzista e che è stato lui, spalleggiato dai 5 Stelle a creare questo clima? No, anche questa è una scemenza. Non so se Salvini sia un razzista (anche se sin qui ha fatto molto poco per smentirlo, e certo non lo aiutano a questo scopo le citazioni, consapevoli o no, di Mussolini...), so che il razzismo in Italia e in molti paesi dEuropa sta montando e si sta radicando in una parte molto grande dellopinione pubblica. E non è certo una manovra politica di Salvini né di Grillo. Il problema è che i partiti politici a questo dovrebbero servire: ad affermare principi di buon senso. A dialogare con il popolo e ad influenzare il popolo. Se non muovono un dito per affermare questi principi, e se anzi immaginano di poter trarre vantaggi elettorali dalla crescita di un senso comune razzista, fanno un pessimo servizio al nostro paese.La citazione di Manzoni usata qualche giorno fa dal presidente della Repubblica è assolutamente calzante: «Il buonsenso cera ma se ne stava nascosto per paura del senso comune».Per quanto tempo ancora deve restare nascosto, clandestino?