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Toni Ricciardi, deputato del Pd e studioso delle migrazioni, risponde a Meloni sulla gestione dei migranti e spiega che «occorre il superamento del Trattato di Dublino, che è stato introdotto con un governo di centrodestra», per poi lanciare un patto che unisca tutto l’arco parlamentare e non solo le opposizioni. «Bisogna avere il coraggio di professionalizzare il tema, affrontarlo con pragmatismo e istituire un’agenzia terza, presenti in tutti i grandi paesi, che si occupi della questione».
Sui rischi della competizione tra Pd e M5S in vista delle Europee è chiaro: «Già in questa legislatura la maggioranza Ursula è stato un primo tassello di avvicinamento tra le parti dice - Che sia in atto un tentativo di ricostruzione del fonte di opposizione mi sembra evidente, poi certo nessuno pensa che sia una strada facile da percorrere».
Onorevole Ricciardi, Giorgia Meloni dice che le proposte del Pd sull’immigrazione sono indifendibili. Che ne pensa?
Penso che la posizione del Pd sul tema sia chiara e semplice. Occorre il superamento del Trattato di Dublino, che è stato introdotto con un governo di centrodestra. Perché quando von der Leyen viene a Lampedusa e chiede un più veloce e serrato sistema di monitoraggio e identificazione dei migranti, ciò significa che finché resta in vigore il regolamento di Dublino il migrante identificato in Francia o in Germania viene rispedito in Italia. L’Italia chiede da anni il superamento di Dublino: cosa occorre fare nel frattempo per gestire i flussi? Prendersi le nostre responsabilità. L’Europa ci ha affidato un ruolo e noi stiamo alzando bandiera bianca dicendo che siamo incapaci a gestirli. Qualche mese fa, con il decreto Cutro, è stata dichiarata un’emergenza migratoria che consente a questo governo di commissariare i centri, aprirne di nuovi, insomma una gestione totale del fenomeno. Eppure non stanno facendo nulla. Si parla di nuovi centri per il rimpatrio in ogni regione ma in alcune di esse a guida Fdi- Lega c’è contrarietà.
Anche molti amministratori locali del Pd non sembrano convinti dell’idea…
Certo, perché senza una adeguata dotazione economica è impossibile accogliere queste persone. Prima c’erano gli Sprar, che funzionavano e consentivano un’integrazione facilitata e la sopravvivenza dei nostri territori. Le possibilità di gestire il fenomeno ci sono e non si può continuare a narrare un’emergenza che non c’è. E non c’entra il colore politico ma la colpa è del fatto che l’Italia ha perso il suo ruolo nel Mediterraneo da vent’anni a questa parte. Noi abbiamo proposto varie soluzioni concrete nel corso del tempo, come l’assunzione di assistenti sociali, mediatori culturali e traduttori, che consentivano di impiegare risorse giovani e permettevano anche di mitigare la vera piaga migratoria che questa paese ha. Che non è l’immigrazione ma l’emigrazione, cioè i 120mila giovani che partono ogni anno dall’Italia, come ricordato di recente anche dal presidente Mattarella.
Pensa che le opposizioni riusciranno a compattarsi su questi temi, come stanno provando a fare sul salario minimo e sulla sanità?
Sono i temi che possono e devono unire le opposizioni, non le geometrie variabili. Dall’altro lato, alcune misure di richiamo possono sottrarre pezzi di opposizione, basti vedere la riforma della giustizia e il premierato. Il punto è che il tema delle migrazioni non deve unire le opposizioni ma tutto l’arco parlamentare. Non facciamo altro che assistere all’ennesima emergenza che si ripete dal 2011, ma se è pur vero che tutti i governi hanno incontrato le difficoltà, bisogna tuttavia avere il coraggio di professionalizzare il tema, affrontarlo con pragmatismo e istituire un’agenzia terza, presenti in tutti i grandi paesi, che si occupi della questione.
La maggioranza, che si divide tra Pontida e Lampedusa, quando c’è da votare i vari decreti tuttavia si compatta: come pensate di metterla in difficoltà?
Che la maggioranza sia compatta è una categoria dello spirito. Che stia crescendo la tensione interna è innegabile. Una tensione latente da mesi, come vediamo nel lavoro ordinario delle commissioni dove il tira e molla è costante. Domenica abbiamo raggiunto l’apoteosi. Negli ultimi anni la domenica di Pontida è sempre stato un evento, il fatto di far arrivare von der Leyen a Lampedusa proprio domenica è stato un segnale da parte di Meloni a Salvini. Tra l’altro hanno spostato cinquemila persone in che ore, perché non lo fanno tutti i giorni?
Resta il fatto che poi su molti temi si ritrovano…
Vedremo cosa accadrà con le Europee, non sfuggirà a nessuno la pressione e il blocco che c’è in Fdi rispetto all’Autonomia che vuole la Lega. In più a oggi ci sono 40 miliardi di euro di richieste dal centrodestra per la manovra e se va bene ci sono circa otto miliardi a disposizione. La destra sta utilizzando questa strategia perché è partita la macchina delle europee, una macchina di cui l’immigrazione è la benzina. Ma se Fdi e Lega manterranno il consenso dato dai sondaggi, con un distacco enorme tra i due partiti, si aprirà un problema politico.
Non pensa che potrebbe accadere la stessa cosa tra Pd e M5S, visto che si vota con il proporzionale e ciascuna porterà acqua al proprio mulino?
Questo potrebbe essere un rischio, ma lo sarebbe solo parzialmente. Già in questa legislatura la maggioranza Ursula è stato un primo tassello di avvicinamento tra le parti. È chiaro che è difficile mettere insieme gli elementi, non perché manchino i temi di convergenza ma perché molte volte si cerca di speculare rispetto all’altro per incassare un risultato elettorale. Ma che sia in atto un tentativo di ricostruzione del fonte di opposizione mi sembra evidente, poi certo nessuno dice che sia una strada facile da percorrere.