Come un’inesorabile alta marea, il lockdown si impadronisce delle nostre vite, detta tempi e modi delle nostre esistenze, modifica i rapporti sociali e la percezione del futuro. E’ molto di più di una questione di profilassi sanitaria: è il rovesciamento della way of life di cui ci siamo nutriti socialmente, economicamente, ideologicamente - per decenni. Nulla di strano perciò che una tale sindrome circondi nel suo abbraccio gelido e immobilizzante anche la politica. Verrebbe da dire: soprattutto la politica. Ecco dunque che il minuetto della verifica - perennemente ricusata con disprezzo borioso in quanto fastidiosa liturgia della “vecchia politica” e ora accolta come esperienza necessaria e addirittura salvifica per la salvaguardia del governo e dell’equilibrio del Paese - con gli annessi& connessi della crisi- non crisi, rimpasto- non rimpasto, esecutivi ter- quater o chissà cos’altro, per forza di cose rallenta, assume movenze da moviola, si ammanta di arabeschi da esegeti. Chissà come finirà: e stavolta la sensazione è che l’happy end sia meno scontato del solito.

Il punto è che i problemi da affrontare sono e restano lì, come macigni che nessuna giravolta di Palazzo può far sparire. In molti ritengono che all’attuale situazione non ci sia alternativa. Molti altri ( perfino in Europa?) considerano che il troncare e sopire di Giuseppe Conte non sia né la ricetta né tanto meno l’atteggiamento migliore per affrontare i prossimi, micidiali, mesi e reggere la sfida del Recovery. Matteo Renzi, che il Conte 2 fece nascere, si è intestato l’iniziativa che forse porterà alle dimissioni dell’inquilino di palazzo Chigi. Più che vaticinare chi lo sostituirà, il vero elemento di novità è che l’ex premier non sta ballando da solo. Sia dentro al Pd che perfino in frange del sempre più balcanizzato MoVimento, baluginano fasci di puntatori laser che hanno come bersaglio l’ex avvocato del popolo. Sono e saranno i bastioni della futuribile maggioranza che mischia pezzi di attuale maggioranza e opposizione e che dovrà eventualmente puntellare il possibile nuovo premier. Ma attenzione: poiché a camminare sul ciglio del burrone prima o poi si mette in piede in fallo, non è escluso che un’eventuale crisi precipiti in elezioni anticipate. Nell'ombra dei corridoi di quegli involucri che sono diventati i partiti, qualcuno ci pensa. E si prepara.