Onorevole Gozi, il capo dello Stato Sergio Mattarella dal Portogallo ha invitato l’Europa a “svegliarsi” di fronte alle sfide dei dazi e della difesa Ue, a poche ore dall’incontro di Istanbul al quale Putin non è andato: come dovrebbe porsi l’Italia e il suo governo rispetto a queste tematiche?

Purtroppo, mentre Mattarella e Draghi indicano chiaramente la rotta per un’Europa protagonista più unita, capace di difendersi e di contare - Giorgia Meloni si comporta da sonnambula: non vede, non sente, non decide. Ha perso la bussola politica. Quella che indicano il presidente della Repubblica e l’ex presidente del Consiglio: l’Italia dovrebbe stare nel gruppo di testa che costruisce l’Europa della difesa e della sicurezza comune, non restare alla finestra. Solo così possiamo incidere sui processi in corso, a partire da Kiev. Ma questo governo preferisce la propaganda alla politica estera.

Come vede le attuali polemiche tra chi dice che Meloni ha sbagliato a non presenziare a Kiev con i volenterosi e chi pensa che abbia fatto bene?

Penso che Meloni si autoescluda. È lei che si tira fuori e si mette all’angolo da sola su un’iniziativa in cui c’è un’evidente leadership franco- britannica per ragioni molto oggettive e cioè che sono i due paesi che hanno l’arma nucleare e sono membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Tale leadership non ha mai voluto essere esclusiva e invece Meloni si sta tirando fuori escludendo non lei ma l’Italia intera.

L’Italia dunque rischia di rimanere indietro rispetto ai “volenterosi”?

Si sta delineando un gruppo ristretto di Paesi europei determinati ad andare avanti sull’industria della Difesa e sui fondi da destinare ad essa. L’Italia dovrebbe essere uno dei protagonisti e invece oggi ci sono Francia, Germania e Polonia la quale ha sostituito l’Italia perché Meloni ha permesso che accadesse. Assieme al Regno Unito questi Paesi hanno preso un’iniziativa che è determinante per l’immediato con i negoziati in corso ma che è anche il nucleo di un gruppo di testa politico che avrà un’influenza anche oltre i temi della Difesa.

Non crede che il ruolo di Meloni da “ponte” tra le varie anime europee e tra Ue e Usa possa essere utile?

Credo che con il suo atteggiamento Meloni abbia fatto un doppio autogol sia all’Italia perché avremo meno influenza sia all’Europa perché ne guadagneremmo tutti ad avere l’Italia nel gruppo di testa. Detto ciò, l’ “utilità” di Meloni si vede solo a Roma. Per parlare con gli americani c'è già la Commissione europea, e se da una parte certamente aiuta che Meloni dica a Trump di parlare con von der Leyen, dall’altra da Roma ci si aspetta molto di più.

E sui rapporti con la Russia?

Il problema russo di Meloni si chiama Matteo Salvini. Oltre alle scelte ideologiche che la premier fa e alle inutili logiche competitive in cui si mette, il governo italiano è diviso in tre con Salvini trumpista e filorusso, Tajani che cerca di nascondere l’irrilevanza dell'Italia e poi c’è Meloni che vuoi per sua scelta o per difficoltà della maggioranza è scomparsa.

Ha parlato della competizione inutile in cui si mette Meloni: intende quella con Macron?

Meloni e i suoi seguaci si sono messi in una inutile situazione di competizione e scontro con Macron. Questa è una scelta incomprensibile anche dal punto di vista degli interessi nazionali, che sono convergenti tra i due paesi. Inoltre è del tutto inutile dal piano di vista del guadagno. Cosa ci guadagnano Meloni e Salvini a dare del matto a Macron? Quando si tratta di guerra, pace o grandi scelte di politiche internazionali non ci si può basare su simpatia o antipatia. Tutti i paesi europei sono in parte in competizione e in parte in cooperazione tra loro, come sulla difesa, ma il vero interesse di un Paese come l’Italia sarebbe quello di sfruttare al massimo tutte le aree di cooperazione.

Dunque Roma e Parigi dovrebbero riappacificarsi?

Prima l’Italia torna sulla strada dei propri interessi meglio. C’è ad esempio il Trattato del Quirinale, che è molto importante ma sfruttato pochissimo, a causa della leadership di Meloni che prima aveva votato contro poi diceva che doveva ancora leggerlo. Il problema è che nel frattempo Macron ne ha fatto un altro altrettanto importante con la Polonia e ha rilanciato, soprattutto sul tema della difesa ma non solo, il rapporto franco tedesco a partire dal trattato di Aquisgrana.

Cosa pensano Oltralpe di tutta questa situazione?

Non posso parlare a nome del governo francese o del presidente Macron, dal nostro punto di vista come parlamentari europei e alla luce di come i vari ministri ci hanno sempre detto c’è sempre stata la volontà da parte di Macron di stabilire un rapporto proficuo con l’Italia. Sulla Difesa ad esempio c’è un dialogo molto inteso e attivo tra i due ministri della Difesa. Macron è stato il primo presidente francese deciso a rendere più strutturato il rapporto bilaterale con il trattato del Quirinale. Parigi ha sempre voluto lavorare in maniera forte con l’Italia e con Draghi ad esempio la collaborazione era fortissima. Oggi, purtroppo, l’Italia non ha più quel ruolo.