«La pubblicazione del “Mein Kampf”? La storia del male assoluto va studiata perché non si ripeta».E poi Silvio Berlusconi e il futuro di Forza Italia: «Al Cavaliere va tutto il mio affetto. Sono certo che non mollerà. E sono certo che non esiste un suo successore». Sono giorni di polemiche per Alessandro Sallusti, il direttore del Giornale che ha allegato il Mein Kampf di Hitler al suo quotidiano. Ma lui non molla di un centimetro e rilancia.Direttore Alessandro Sallusti, si è pentito di aver pubblicato in allegato con “Il Giornale” Mein Kampf? Lo stesso candidato sindaco del centrodestra, a Milano, Stefano Parisi, pur attaccando le“strumentalizzazioni da parte del Pd” l’ha ritenuta una iniziativa “scellerata”.No, assolutamente. Io credo che ognuno debba fare il suo mestiere. Per quello che mi riguarda, dirigo un giornale, che ha una lunga tradizione liberale di affrontare i temi storici senza alcuna censura. Parisi fa il candidato sindaco di Milano. Quindi risponde a un’altra logica e a altri legittimi pensieri. E dunque assolutamente non pentito. Anzi, il dibattito che ne è scaturito mi sembra molto interessante anzi era tempo in Italia che non si dibatteva di cose serie, con tanto interesse.Personalmente mi è capitato di incontrare anche persone di sinistra che acquistavano il suo allegato nelle edicole, “per curiosità”. Matteo Renzi e Maria Elena Boschi hanno fatto, senza volerlo, pubblicità al contrario a lei e a Il Giornale?Ringrazio per la “pubblicità al contrario”. Ma vorrei ribadire che il Mein Kampf è un documento storico, è la prima pietra di quella orribile tragedia che fu il nazismo. Se non si legge questo libro,non si può capire tutto quello che è successo. Immagino che gli storici abbiano letto i libri che hanno generato l’orrore. Ma se non si studia non si può capire da dove è nato.E chiunque abbia lavorato in grandi giornali può capire che le iniziative editoriali sugli allegati non si programmano all’istante...Certo, tra l’altro la coincidenza con la campagna elettorale è del tutto casuale.Parisi, però ha anche detto che lo colpisce una certa “strumentalizzazione politica che ha visto la ministra delle Riforme accostarmi a Hitler”. Come si spiega questo durissimo attacco del Pd?Il Pd si scopre filoebraico soltanto quando deve usare questa posizione per attaccare qualcuno. A me piacerebbe che il Pd si scoprisse filoebraico quando i terroristi palestinesi fanno saltare i civili a Gerusalemme o Tel Aviv. Mi piacerebbe che uscisse finalmente da quell’ambiguità con la quale la sinistra italiana e europea, per la verità, affronta il problema del diritto all’esistenza di Israele. Mi piacerebbe che il primo ministro del Pd non ricevesse, con tutti gli onori di Stato, coprendo le statue, il presidente iraniano, il cui Stato teorizza il diritto alla non esistenza di Israele. Lo trovo tutto strumentale e tutto molto ipocrita.Contro la sua iniziativa è intervenuto anche l’onorevole Emanuele Fiano, della segreteria del Pd, la cui famiglia è stata come è noto vittima della persecuzione nazista. Anche la Comunità ebraica è insorta. Lei ha già chiesto scusa, pur ribadendo le sue motivazioni, dicendo di rispettare il dolore delle vittime. Ha qualcosa da aggiungere?Intanto, voglio ribadire che abbiamo pubblicato Mein Kampf in edizione critica. Tutte le posizioni sono legittime, evidentemente ci sono sensibilità motivate perché ci sono storie personali che vanno oltre e vanno rispettate. Però non vorrei che si arrivasse al negazionismo all’incontrario.Cioè?Negare che il Mein Kampf sia un documento storico dal quale è scaturita la più grande tragedia dell’Occidente è un negazionismo. E’ negare un pezzo di storia. Un negazionismo alla rovescia.Andiamo alla politica, lei legge in questi attacchi una paura da parte del Pd di perdere domenica 19 giugno Milano e Roma?Questo mi sembra evidente. Anche perché in questa strumentalizzazione, anche se sembrerò troppo banale nei miei ragionamenti, mi chiedo: quale è il legame tra Il Giornale e il candidato Parisi, la coalizione? Quasi che Parisi (ride di gusto ndr) fosse il direttore responsabile del Giornale... Il candidato del centrodestra è un signore, al quale io ovviamente io auguro di vincere, ma mi chiedo da dove possa nascere il legame Giornale-Giornale.Diamo una non notizia: Il Giornale è di proprietà della famiglia Berlusconi. Oggi il presidente e tre volte premier affronterà una delicata operazione al cuore. Qual è il suo pensiero?Il mio pensiero ovviamente è di grande affetto, solidarietà, di grande speranza e di certezza che tutto andrà bene.E Forza Italia come la vede?Trovo stucchevole il dibattito sulla successione a Berlusconi. Perché (scandisce le parole ndr) non esiste una successione a Berlusconi.Lo dice perché Fi è un partito leaderistico?Il giorno che Berlusconi dovesse mollare non esisterà più Forza Italia. Esisterà qualche cosa di altro. Ma non ci sarà più quella cosa che noi abbiamo conosciuto per vent’anni e si chiama Silvio Berlusconi. Perché Forza Italia è Berlusconi! Al quale i parenti e gli amici più stretti, proprio perché tali, chiedono di fare un passo indietro una volta che si sarà ripreso per godersi la terza parte della vita in santa pace e in piena salute, e anche io mi associo a questo augurio perché voglio bene al presidente. E mi auguro che ci mandi tutti a quel paese, ma conoscendolo un po’ dubito che lo faccia.Glielo augura perché è sicuro che tanto non molla?Certo.Come giudica la fibrillazione in atto in FI dove alcuni esponenti un giorno dicono che bisogna rimettere mano, il giorno dopo invece dettano alle agenzie: nessuna successione e via dichiarando?Secondo me, si sommano diverse cose. La prima è un effetto panico. La sola idea che Berlusconi non torni più a fare politica attiva, a dirigerla è elemento di panico. Dopo vent’anni che si sta su un pullman, alla sola idea che non ci sia più il conducente crea sconcerto. Dopodiché il panico si mixa a alcune ambizioni personali legittime, anche se alcune le trovo sproporzionate...Poco politiche?Ma la leadership te la riconosce la gente! Chiunque abbia detto: io sono il leader, da Fini a Casini, da Monti ad Alfano, hanno fatto una brutta fine. La leadership non si ottiene con autoinvestitura.Ma un giorno dovrà essere Berlusconi stesso a indicare un suo successore, alla guida di quel movimento di moderati fatto da “uomini del fare”, come lui li chiama?Sì. Ma Berlusconi, facendo un esempio giornalistico, potrà nominare un caporedattore. Lo ha già fatto con Alfano, il triumvirato. Ma il direttore responsabile non potrà che continuare ad essere lui. Primo perché sa fare solo quello e soprattutto non si può delegare la genialità, l’intuito, non è che un regista possa delegare il suo talento a un viceregista. Quindi, il talento di Berlusconi è indelegabile. Può essere che nomini qualcuno a gestire operativamente il suo talento. Ma non sto parlando di un successore, stiamo parlando di un caporedattore.