Non si può dire che la posizione di Alfredo Bazoli, capogruppo dem in commissione Giustizia alla Camera e apprezzato civilista, coincida perfettamente con la linea delle istituzioni forensi. «Non sono d’accordo con i timori rispetto alla riforma del processo civile ipotizzata dal guardasigilli: è vero che gli interventi sulla procedura da soli non bastano ad accelerare i processi, ed è anche vero che le modifiche del rito comportano dei rischi. Io credo però che il tentativo di snellire sia giusto». Eppure su un punto il deputato del Pd non esita a condividere le richieste dell’avvocatura: «È assolutamente opportuno permettere anche alla professione forense di definire negoziazioni in materia lavoristica in forma non impugnabile: nessuno più dell’avocato può garantire la tutela del lavoratore».

Partiamo da qui: sulla possibilità che il difensore possa definire negoziazioni, Bonafede ha assicurato al presidente del Cnf Mascherin la riapertura del dossier.

Mi sembra un dato positivo, che consentirebbe di raggiungere un obiettivo a lungo indicato dalle organizzazioni forensi. E che peraltro mi ha visto impegnato direttamente nella scorsa legislatura.

Quella volta cos’è successo?

È molto semplice. Io avevo a lungo discusso con il presidente degli Avvocati giuslavoristi italiani, Aldo Bottini, e avevo deciso di condividere l’introduzione della modifica sulle negoziazioni, a mio giudizio assai utile a sburocratizzare e a rendere meno impegnativi gli accordi in materia di lavoro. Poi sono arrivate controspinte che hanno portato all’esclusione della norma dal testo sul processo civile. È evidente che venivano toccati altri interessi, e che quegli interessi si sono fatti sentire.

D’altronde sarebbe contraddittorio ritenere l’avvocato non sufficientemente affidabile proprio ora che se ne sta per riconoscere il ruolo anche nella Costituzione.

Appunto. Non c’è chi possa garantire meglio dell’avvocato la tutela dei diritti, anche in un settore delicato come quello del lavoro.

L’avvocatura è critica anche rispetto ad altre modifiche previste nel ddl civile: irrigidire la procedura, ricordano, dirotta il contenzioso dai diritti al formalismo.

Devo fare una lunga premessa. Non condivido una simile preoccupazione e anzi sono convinto che snellire la procedura possa essere utile. Sempre nella scorsa legislatura mi sono fatto portatore di una revisione anche più netta: l’introduzione, come rito ordinario, del rito del lavoro, a mio giudizio in grado di ben adattarsi a cause anche complicate. La riforma Bonafede mi pare vada comunque nella giusta direzione.

Ma non si rischia di litigare su chi ha rispettato al millesimo le regole anziché stabilire dove sia il diritto?

Comprendo le preoccupazioni: è evidente che una nuova procedura impone di ricalibrare anche l’attività professionale, e che comporta comunque dei rischi. Concordo anche con l’idea espressa da istituzioni e rappresentanze forensi secondo cui la vera chiave per velocizzare il sistema è nell’organizzazione. Però sono convinto che anche dalla procedura, se snellita, possa arrivare un buon contributo. Ciononostante, credo si possa avere un atteggiamento sereno anche su questo.

A cosa si riferisce?

Fatta la premessa, ricordo che sarà in ogni caso possibile intervenire sul testo in Parlamento: prima di farlo, sentiremo senz’altro anche gli avvocati.

Il Pd chiede di rinviare la norma sulla prescrizione per verificare prima gli effetti del ddl penale: allo stesso modo, non sarebbe giusto testare i benefici delle nuove assunzioni prima di modificare il processo civile?

Non metterei le due questioni sullo stesso piano. Nel caso della norma sulla prescrizione si rischia di vedere negati principi costituzionali come la presunzione di non colpevolezza e il fine rieducativo della pena. Nel civile non vedo rischi di una simile portata e anzi trovo vantaggioso qualche intervento sul rito.

Senza un accordo con i 5s, il Pd potrebbe accordarsi con FI per inserire nella legge Costa i paletti sulla prescrizione?

Tendo a escluderlo. Mi pare un’opzione per noi politicamente insostenibile. Continueremo a cercare una soluzione condivisa con il guardasigilli e soprattutto ad auspicare che il premier prenda in mano la situazione. Se non avverra, presenteremo una nostra autonoma proposta di legge. Ci vorrà più tempo rispetto all’iter della legge Costa, ma l’importante è cogliere il risultato.