In questi giorni saranno innumerevoli gli elogi postumi a Marco Pannella, probabilmente nessuno vorrà mancare all’appello, per convinzione o per convenzione.Molti troveranno il modo di rimpiangere, e forse usare, Marco Pannella, ma probabilmente non molti sarebbero da lui rimpianti.Epperò forse gli avvocati un posto tra i suoi ricordi l’avrebbero.In fondo Marco Pannella si è sempre impegnato in battaglie per i diritti, per le libertà, per un carcere umano, per una pena che non calpestasse la dignità del detenuto, per un processo giusto, contro la tortura, contro l’ergastolo e molto altro ancora, nulla di strano o di men che degno per gli avvocati, che spesso si sono trovati al suo fianco, comunque la pensassero politicamente.Pannella era anche un politico che sapeva usare la retorica come strumento per fini giusti, laicamente condivisibili, ora la retorica è diventata demagogia, e non è più il mezzo, ma troppo spesso il fine di chi fa politica, Pannella sapeva essere estremo ed esagerato per raggiungere il giusto punto di visibilità e di consenso intorno ad una idea nobile, ora gli estremismi servono solo ad acquisire il consenso facile.Pannella aveva, come radicale, una concezione molto lontana, da quella di noi avvocati, dei modelli organizzativi della professione, un modello il suo che si rifaceva a forme imprenditoriali e commerciali, ed in questo eravamo distanti.Dunque alle volte molto vicini, alle volte molto lontani, Pannella e avvocati una strana coppia, ma una coppia vera, destinata a durare, come sono destinate a durare le battaglie di libertà.*Presidente del Consiglio Nazionale Forense