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I referendum non hanno raggiunto il quorum e i “sì” ai cinque quesiti posti sono stati maggioranza tra gli elettori che si sono recati alle urne. Coloro che non sono andati a votare non possono essere conteggiati né tra i sostenitori del “si” e tantomeno tra quelli del “no” ma ci dicono semplicemente che una larga parte del popolo italiano non crede più all’attuale forma di democrazia e si chiama fuori dai suoi riti, a volte, noiosi ed inutili. La percentuale decisamente bassa dei votanti alle comunali ne è la conferma. Qualche PM s’è affrettato di dire che gli elettori sono contro ogni ipotesi di riforma della Giustizia dimenticando però di usare un metodo di indagine su cui costoro hanno da sempre basato le loro analisi e cioè che nei cosiddetti paesi di mafia la percentuale dei votanti al referendum non è andata oltre il dato nazionale. Se fosse questo (e non lo è) un metodo di analisi valido per capire il voto, bisognerebbe concludere che alla mafia e alla ndrangheta la giustizia va bene così com’è! C’è chi ha scritto (Piero Sansonetti) che ha vinto il partito dei Pm, ma è veramente così? Veramente ci potrebbe essere un partito dei PM senza avere alle spalle un solido blocco sociale e politico di cui ne è l'espressione? Non c’è dubbio che il "1992" sia stato uno spartiacque: “muoiono” i partiti che avevano fatto la Costituzione ed emergono nuovi partiti senza popolo e che grazie ad un una legge elettorale truffaldina porteranno in Parlamento personaggi decisamente inconsistenti. Il consenso si forma attraverso un circuito mediatico perverso che crea e distrugge “personaggi” con uguale velocità. La parabola di Salvini (o di Renzi) ne è la prova. Intanto però il lavoro è diventato precario, le ceti medio-bassi ed a vantaggio della rendita finanziaria, i partiti sono artificiali, il “centrosinistra” è presente sulle schede elettorale ma assente dalla Politica, i diritti sociali, iniziando da scuola e sanità, progressivamente messi in discussione, il “Mezzogiorno” sparito da ogni agenda di governo. La guerra è ritornata una ipotesi sul tappeto e le spese per armamenti sempre più attuali. Questo blocco sociale utilizza i Pm e da questi viene utilizzato. A volte si lottano (per finta) ma solo per questioni di spazio e sempre all’interno dello stesso “ordine”. I “radicali”(sono scritto al partito radicale da moltissimi anni) promuovendo i referendum sulla giustizia hanno operato solo alla foce e in questa ottica i “sì” ottenuti sono stati un risultato eccezionale. Basta riflettere: non ci sarebbe stata la vittoria sul divorzio del 1974 se non ci fossero stati i radicali ma accanto a loro i tantissimi socialisti e libertari, la forza del partito comunista, il contributo di liberali autentici ed infine l’apporto dei cattolici che non si sono riconosciuti nel blocco d’ordine degli anni 50. Oggi i “radicali” si sono ritrovati da soli con qualche esponente della “Lega”. Troppo poco e troppo innaturale. Nel 1974 ha vinto il blocco riformista che poi è lo stesso che ha varato la riforma sanitaria, quella (pur discutibile) della scuola di massa, lo Statuto dei lavoratori, la legge sull’equo canone, la riforma Gozzini sulle carceri, il diritto di famiglia. Il blocco d’ordine egemone oggi è quello che sta mettendo in discussione non solo le conquiste del passato ma anche e soprattutto la stessa Costituzione. Porre i quesiti referendari così come è stato fatto senza porsi la questione dello “Stato” e la politica delle alleanze non ha avuto senso alcuno. Su questo è bene che i radicali e l’intero “mondo” garantista facciano qualche riflessione e qualche autocritica. Per esempio, i Pm, soprattutto quello più scomposti e deliranti, hanno un ruolo preciso ma non sono la nostra controparte perché il loro ruolo finirebbe nello stesso momento in cui coloro che lo li hanno creati, li foraggiano e li aiutano decideranno di non fornire loro copertura, “armi” e “vettovaglie”. La nostra controparte è altra. Ho decenni di militanza nel fronte democratico e garantista e vedo sul campo i successi e le prepotenze del partito dei Pm che c’è ed è attivo, (basterebbe rivedere “Report” di ieri sera per convincersi) ma è solo un reparto di artiglieria pesante di un esercito ben più agguerrito e consistente e che ha come fine l’imposizione di un ordine eversivo rispetto alla Costituzione. C’è un invisibile filo rosso che collega le immense rendite finanziarie ed alle conseguenti disuguaglianze, alla guerra, alla produzione di armi, alla galera facile, al ruolo delle caste, alla fine dello stato sociale, all’irrilevanza del Parlamento, alla formazione del partito dei PM, ai governi non eletti. Sconfiggere questo fronte deve essere la nuova “frontiera” d’un movimento democratico che ponendosi il drammatico problema della “giustizia giusta” sappia difendere l’intero impianto Costituzionale. Se non fosse retorico mi verrebbe da ricordare “scarpe rotte eppur bisogna andar!“