I cinque stelle nelle ultime ore hanno compiuto i loro primi gesti “di governo”. Di Maio si è presentato al Quirinale per illustrare una lista di ministri, ma senza successo, perché Mattarella non si è fatto trovare e poi perché la lista non era pronta. Secondo gesto di governo, la nomina di un ministro, per ora uno solo. Chi é? Un generale dei carabinieri.

Un generale, peraltro, che non dovrebbe assumere l’incarico di ministro della difesa, ma di ministro per l’ambiente. Dando questo segnale: per noi anche l’ambiente è una questione di polizia.

Non era mai successo che un carabiniere fosse chiamato a far parte di un governo della Repubblica. L’ultimo carabiniere impegnato in politica fu il famoso generale De Lorenzo che, secondo le ricostruzioni storiche più attendibili, aveva preparato una specie di colpo di Stato che prevedeva l’arresto di un migliaio tra sindacalisti e capi dei partiti di sinistra. Era l’agosto del ‘ 64. Moro, Saragat e Nenni lo scoprirono e mandarono tutto all’aria.

Comunque un certo desiderio di militari, nell’opinione pubblica è qualcosa che torna sempre. C’è un famoso film di Mino Monicelli, regista geniale, del 1973, che si chiama “Vogliamo i colonnelli” ( usava la parola colonnelli perché in quegli anni era al potere in Grecia una giunta fascista formata in gran parte da colonnelli) e racconta un tentativo di colpo di Stato, molto pasticciato ( che evocava, appunto il golpe mancato di De Lorenzo del ‘ 64 e il golpe fallito del principe Borghese del ‘ 70), che poi va male per un numero incredibile di coincidenze sfortunate, ma si conclude con una stretta autoritaria guidata dal partito moderato al potere.

Naturalmente tutto quello che stiamo raccontando è l’evocazione di una farsa. I Cinque Stelle invece sono una cosa seria e seriamente aspirano a vincere le elezioni ( non a fare un golpe) e a governare. Noi solo gli consigliamo di usare meno queste immagini un po’ da putch ( come quella di presentarsi al Quirinale non invitati o quella di affidarsi a un carabiniere) perché non aiutano a definire un loro profilo democratico, che invece è necessario per entrare finalmente nel gioco politico.