Di Pasquale Annicchiarico, Presidente della Camera Penale di Brindisi In questi ultimi tempi si sono verificati episodi nelle aule dei tribunali che hanno destato non poche perplessità tra noi avvocati a seguito di alcune decisioni assunte da pubblici ministeri insofferenti tanto ad istanze difensive, quanto a provvedimenti del giudicante. Come riportato nei giorni scorsi da articoli di cronaca, a Potenza un avvocato che aveva presentato un'istanza di rinvio per impedimento dettato da motivi di salute si è visto raggiunto da carabinieri con medico al seguito affinché venissero accertate le sue condizioni, con successiva ulteriore "visita" in studio per l'acquisizione di eventuali filmati dal sistema di videosorveglianza. Il tutto, su iniziativa del pubblico ministero, nonostante il tribunale avesse accolto la richiesta di differimento senza disporre alcun tipo di accertamento. A Brescia, sempre a seguito di un'istanza di rinvio di un avvocato che adduceva quale legittimo impedimento la tumulazione della salma della madre, il pubblico ministero ha disposto che venisse verificato se quanto dedotto dal legale corrispondesse al vero, inviandosi anche in questo caso le forze dell'ordine per gli accertamenti del caso. I contorni di queste vicende - su cui è già intervenuta tempestivamente la Giunta dell'Ucpi - saranno chiariti nelle sedi opportune, in cui ognuno potrà fornire le giustificazioni che ritiene. Ma indipendentemente da quanto verrà accertato nel merito, quel che sconcerta ed appare ingiustificabile è come - pur in presenza di rinvii improduttivi di effetti processuali pregiudizievoli per la contestuale sospensione dei termini di prescrizione - ci si sia determinati a perseguire intenti inquisitori così invasivi, che denotano plasticamente in tutta la loro ampiezza il germe neppure tanto velato di un intollerabile pregiudizio nei confronti della funzione difensiva. Non mi risulta che avvocati abbiano mai stigmatizzato o anche solo sindacato i ritardi conseguenti ad impedimenti di pubblici ministeri per motivi di salute o eventi luttuosi (o anche di altro genere, mai neppure esplorati), che comportano allontanamenti dal lavoro d'ufficio o da attività di udienza. Ma - come sempre - ognuno si porta dietro il suo stile di vita. Allorché però - soprattutto quando in gioco è il tema della separazione delle carriere - si rivendica a gran voce la "cultura della giurisdizione", sia consentito ricordare, a chi si pone in quel modo nei confronti di una categoria cui va riconosciuta pari dignità e rispetto, come la cultura del sospetto sia ontologicamente e palesemente incompatibile con quella della giurisdizione.