Dopo l’incredibile vicenda dell'avvocato di Potenza Antonio Murano (il professionista ha richiesto il differimento dell’udienza per motivi di salute, ma il magistrato ha deciso di mandargli a casa i carabinieri e un medico), oggi vi raccontiamo un'altra storia forse ancora più surreale che arriva da Brescia. La Procura non si sarebbe fermata neanche dinanzi al cadavere della madre dell'avvocato. Il protagonista, suo malgrado, di questo increscioso episodio, è il legale Corrado Viazzo del foro di Varese, che ci racconta cosa è successo. È anche tutto riassunto in una richiesta di sanzione disciplinare nei confronti del pubblico ministero, antagonista della narrazione, al Procuratore Generale di Cassazione Giovanni Salvi che il legale ha inviato subito dopo i fatti. «Dopo 30 anni di carriera forense (70 se consideriamo l'anzianità del mio studio) ho dovuto agire così per una questione che fa torto all'integrità e probità della magistratura». Al momento da piazza Cavour nessuna risposta. Ma vediamo nel dettaglio. Sua madre muore improvvisamente mercoledì 15 dicembre 2021. Il funerale viene celebrato due giorni dopo mentre la cremazione viene fissata per il lunedì 20 dicembre, inizialmente senza un orario definito. Pertanto il venerdì l'avvocato Viazzo chiede il rinvio di tutte le udienze previste per il 20, compresa una dinanzi al Tribunale di Brescia. La mattina del 20, mentre era "in preparazione spirituale alla cremazione" riceve una telefonata da chi gestisce il centro per le cremazioni. Gli dicono che si sono presentati i Carabinieri «per accertare - su ordine della Procura di Brescia - l'identità della salma e chi fosse il figlio. Ovviamente vado nel panico, visto il momento, perché non capisco cosa stia accadendo». In pratica l’avvocato Viazzo viene a sapere, da un suo collega nominato d'ufficio, che un pm aveva inviato i militari dell'Arma «per le verifiche del caso (cioè se mia mamma fosse morta o viva, immagino, e a che ora fosse fissata l'operazione di cremazione). Sulla base di questo, chiedeva il rigetto dell'impedimento e la trasmissione degli atti al mio Consiglio dell'Ordine, cosa che il giudice faceva di buon grado». Commenta così il legale: «Il pm può dubitare di tutto, anche se di fronte alla morte dovrebbe esserci un limite. Può pure chiedere il rigetto del legittimo impedimento perché la cremazione non è impedimento assoluto. Certo però non può inviare i carabinieri a identificare una salma, perché un avvocato ha chiesto il rinvio di un processo dove era prevista l'audizione di un solo teste del pm, che oltretutto per la terza o quarta volta di seguito non si è neppure presentato». Inoltre «è stata gravemente offesa la pietas verso mia mamma e il mio stesso sentimento religioso. Se proprio questo pm dubitava della morte, poteva fare accertamenti presso l'impresa funeraria, oppure chiamare telefonicamente il centro cremazioni. Inviare una pattuglia è stato un gesto di oltraggio verso la defunta (io credo nella vita dopo la morte), oltre che un discredito assoluto verso la mia persona». E aggiunge: «Immagino che il pm si difenderà dicendo che l'ora della cremazione era serale, e quindi ben potevo andare a Brescia. Osservazioni prive di senso, sia perché l'ora a me è stata comunicata solo alle 12:55, sia perché - quanto alla mia partecipazione al rito - non avevo nessun obbligo di preavvisare, ma solo di presentarmi in tempo. Mica stavo andando ad un ricevimento di gala». L'avvocato, davvero afflitto e sconcertato per quanto accaduto, ci confessa che alla fine «sono rimasto talmente amareggiato che alla cremazione non ci sono andato, per timore di trovare carabinieri o finanzieri. Mi pare che un comportamento così grave ed oltraggioso della memoria di una defunta vada sanzionato, non tanto per me o mia mamma, ma per il decoro della categoria dei magistrati».