La pressione fiscale misura le risorse economiche, sottratte al prodotto interno lordo – l’insieme dei beni e dei servizi generati dall’economia in un anno – che vengono trasferite alla finanza statale. Imposte, dirette ed indirette, imposte patrimoniali in conto capitale, contributi sociali ed imposte europee indirette diventano la percentuale sul PIL, assorbita dal fisco. Leggiamo per grandi blocchi i flussi monetari in questione. Nel 1995, il totale delle amministrazioni pubbliche, raccoglieva il 40,4% del PIL. Nel 2000, l’anno dell’ingresso nell’euro, la pressione fiscale era diminuita al 40, 2%. Negli anni della crisi finanziaria (2006/2009) si sale al 42% mediamente. Ma negli ultimi anni, e fino al 2014, si passa al 43, 7% mentre nel 2015 si scende al 43,6%. Non è affatto una grande riduzione della pressione fiscale! Ma guardiamo anche agli strumenti e non solo al ricavato delle amministrazioni pubbliche rispetto al PIL. Le imposte dirette ed indirette partono nel 1995 dal 25,6% e nel 2003 arrivano al 26,5%, dopo una sorta di parabola che le porta al 28,9% nel 1999. Restano piatte fino al 2005 e poi scattano, di nuovo, al 28,9% nel 2007. Nel 2009, a crisi insediata, tornano al 27.6%; poi crescono nel 2012 al 30,2% e si mantengono, fino al 2015, intorno al 30%: senza scarti in salita od in discesa. Nel 1995 i contributi sociali sono al 14% ma nel 1997 sono al 14,5%. Nel 1998 sono al 12,2% e restano abbastanza stabili fino al 2006. Risalgono verso il 2009, dove arrivano al 13,5%, per restare intorno al 13,2% fino al 2015. Le imposte patrimoniali, e le imposte indirette dell’Unione Europea, sono parva materia: nel 1995 erano a 0,6% e nel 2015 sono allo 0,2%. Ma fanno due salti imprevisti: nel 2003 con 1,4% e nel 2009 allo 0,9%. In pratica le masse significative sono due. I contributi sociali e le imposte dirette, quelle che versano le persone dal proprio reddito, e le imposte sul valore aggiunto nelle vendite dei beni e dei servizi sono il pezzo forte. Entrambe le imposte sono correlate al sistema della pubblica amministrazione: hanno avuto un onda in salita ed in discesa dal 1995 al 2005. Dal 2005 tornano a crescere ma, dal 2012 al 2015, restano orizzontali. Si spera che scendano, ovviamente, perché sono al 30% e, se aggiungiamo il resto dell’amministrazione pubblica, superiamo il 43%. Troppo per sottrarre alle famiglie, per ora, ed alle imprese, sia i consumi che gli investimenti.