Giuseppe Pisicchio, presidente del Misto alla Camera, lavora da tempo a una modifica della legge elettorale. Ora che la discussione sull’Italicum è tornata in agenda, sulla sua proposta potrebbero convergere molti aspiranti “correttori” delle regole del gioco: di destra e di sinistra.Secondo un sondaggio commissionato da Repubblica, il Movimento 5 stelle ha sorpassato il Partito democratico. È sorpreso?Un sondaggio è un frame in un momento storico particolare. Se lo facessimo domani mattina magari avremo un altro esito.Anche se tecnicamente i 5 stelle sono il primo partito dal 2013, dalle ultime Politiche...Certo, in tutto l’occidente, a fronte delle grandi difficoltà che vive il corpo elettorale, la risposta antisistema è la più efficace. Questo avviene dappertutto: in Spagna come in Gran Bretagna. Secondo alcuni ricercatori americani di scienza politica, che hanno elaborato la teoria economica del voto, i cittadini si recano alle urne con la mano in tasca: se ci trovano meno denari di prima puniscono le forze di governo. Dunque non sono affatto sorpreso dai sondaggi. Anche perché la luna di miele tra Renzi e l’elettorato è stata anche troppo lunga rispetto alla media delle lune di miele italiane. Bisogna comunque tenere a mente che ci troviamo di fronte a una situazione molto ondivaga del consenso.Molto dipenderà dalla legge elettorale. E in questi giorni sono in tanti a chiedere una modifica dell’Italicum, soprattutto nella parte che riguarda il premio di maggioranza, da assegnare alla coalizione e non alla lista. Renzi accetterà di riaprire i giochi su questo fronte?Mi aspetto che Renzi continui a mantenere una formale coerenza con le sue convinzioni. Tuttavia mi aspetto anche una certa flessibilità. Ho sempre visto nell’Italicum un grande punto di fragilità: è un sistema in grado di proporre la “sindrome Houellebecq”, che prende il nome dallo scrittore francese che lo scorso anno ebbe un grandissimo successo con Submission, un romanzo sostanzialmente basato sui sistemi elettorali. L’autore immagina che al ballottaggio, contro il Fronte Nationale guidato da Marine Le Pen, vincano a sorpresa i Fratelli musulmani, islamizzando la Francia. Ecco vedo nell’Italicum, e l’ho sempre detto, una disproporzionalità pericolosa. Il problema più serio è che il ballottaggio può assegnare il premio del 55 per cento ad un partito che magari prende il 25 o il 26 per cento del consenso reale, una minoranza assoluta nel Paese.Come si supera questo rischio?Io sono contrario al ballottaggio, in cui in genere si assiste a una desertificazione delle urne, perché lo ritengo uno spreco inutile di risorse. Tuttavia, rispettando il volere della maggioranza, ho presentato una proposta di legge che non esclude il secondo turno ma introduce una modifica importante: se al ballottaggio non va a votare la maggioranza degli elettori, il 50 per cento più uno, il premio di maggioranza non deve essere assegnato.Un proporzionale puro?Sì, in caso di mancata partecipazione, si assegnano i seggi in modo proporzionale sulla base degli assetti del primo turno.Così però non saremo in grado di decretare il vincitore la sera stessa del voto come vuole il premier...Se uno supera il 40 per cento al primo turno si può dichiarare il vincitore la sera stessa.Un’impresa non semplice...Non è difficile nel momento in cui fai una coalizione.Dunque, anche lei chiede una modifica in questo senso?È il primo punto della mia proposta di legge: il premio deve andare alla coalizione.Per mettere in difficoltà i 5 stelle?Per quanto mi riguarda, ho presentato questa proposta nel luglio del 2015, molto tempo prima della vittoria straripante alle Amministrative del Movimento 5 stelle, sono al di sopra di ogni sospetto.Per il governo però sarebbe una marcia indietro...Non credo sarebbe un vulnus nell’immagine di Renzi che adesso si sta affermando come leader europeo, quindi carico di consapevolezze e capace di flessibilità. È finita la narrazione pubblica della rottamazione. Renzi è un grande comunicatore, troverà il modo e la forma per spiegare cosa significhi correggere l’Italicum.Sarà possibile riaprire una discussione sulla legge elettorale prima del referendum?Ho chiesto al Presidente della Commissione Affari costituzionali di mettere all’ordine del giorno la mia proposta perché sarebbe utile arrivare a ottobre con una scelta già compiuta e non doverla subire dalla Corte Costituzionale. E comunque, non ho visto alzare le barricate sulla legge elettorale da parte del Pd, mi sembra che ci sia disponibilità a discutere. Anche perché i primi a chiedere le modifiche sono gli alleati di governo, quelli che al Senato garantiscono la maggioranza.Anche le minoranze interne al Pd vorrebbero cambiare l’Italicum, ci sono esponenti dem disposti a confluire sulla sua proposta?Lei fa bene a parlare di minoranze al plurale. Ho incontrato colleghi che hanno espresso la loro posizione di totale negatività nei confronti del ballottaggio e dunque sarebbero disposti a convergere sulla mia impostazione, altri invece immaginano di cogliere l’occasione della ridiscussione del sistema elettorale per rimetterci dentro l’impianto del Mattarellum. Secondo me questa seconda strada non ci porta lontano. Una cosa sono le correzioni, su cui si può trovare un accordo, e una cosa è pensare a una legge del tutto nuova che vada a bocciare tutto l’impianto concepito da Renzi e Boschi.Le amministrative hanno rinvigorito gli avversari, interni ed esterni, del premier?Viviamo in un Parlamento caratterizzato da un clima ansiogeno. Ciò che detta la rapsodia della quotidianià è la lettura dei giornali e l’interpretazione della mimica facciale del leader. Manca una visione. Mi faceva sorridere prima il clima da sottomissione nei confronti del leader e mi fa sorridere adesso la convinzione di essersi liberati del capo. Suggerirei ai miei colleghi di abituarsi ad esercitare la profondità. Renzi è un uomo politico di qualità, con una visione, uno che somiglia molto agli uomini della prima Repubblica. E non penso a Fanfani ma a Bettino Craxi. Dunque, onore al merito.