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guerra ucraina russia
A scorrere le prime pagine dei giornali italiani dello scorso fine settimana pareva di stare sull’orlo della terza guerra mondiale: il presidente ucraino Zelensky aveva concesso una inattesa apertura sull’annessione della Crimea alla Russia ma il segretario della Nato Stoltenberg lo aveva zittito, esclamando: «Non permetteremo mai ai russi di annettersi la Crimea!». Kiev o non Kiev è l’alleanza atlantica che decide quel che Putin può prendersi o no, confermando l’idea che il povero Zelensky non sia altro che un tragico pupazzo nelle mani di Washington. È allora giù titoli cubitali, analisi, commenti in un crescendo ansiogeno di stupore e paura. Il “punto di contatto” tra l’armata russa e le forze occidentali sembrava ormai prossimo, dal conflitto regionale-internazionale si stava passando alla guerra globale, allo scontro militare tra potenze atomiche. Quel sottile diaframma che separava i due blocchi che aveva dato adito all’odiosa definizione di “guerra per procura” si stava improvvisamente rompendo. Cosa ne dicono i media degli altri Pesi, come reagiscono alle incaute parole del segretario Nato? Con grande sorpresa, aprendo le pagine online dei vari New York Times, The Guardian, Bbc, Le Monde, Faz, El Pais non si trova alcuna traccia delle dirompenti dichiarazioni. Nulla di nulla. Così siamo andati a controllare la fonte, e cioè l’intervista rilasciata al tedesco Die Welt. Manco a dirlo, Stoltenberg non aveva mai pronunciato quella frase, al contrario sosteneva che «il governo e il popolo ucraino decideranno in maniera sovrana una possibile soluzione di pace: non possiamo farlo noi». Ancora più surreale il fatto che Zelensky non avesse mai citato la Crimea: il botta e risposta che ci ha fatto correre un brivido lungo la schiena semplicemente non c’era mai stato. Questa fake news ha circolato esclusivamente sulla rete italiana, il che dovrebbe far riflettere sullo stato della nostra informazione. Non crediamo affatto alla teoria dei giornalisti prezzolati dal Cremlino o alle paranoiche sortite del Copasir che ricordano il minculpop, non crediamo nemmeno che il nostro paese sia il ventre molle del putinismo anche se in Europa vanta l’opinione pubblica indubbiamente più scettica sulle ragioni degli ucraini. La bufala su Stoltenberg e Zelensky è stata la notizia di apertura di giornali “atlantisti” come La Repubblica e La Stampa, e di quotidiani molto più ostili agli alleati come Il Fatto Quotidiano. L’ideologia non c’entra nulla. C’entra la disonestà intellettuale e professionale, la sciatteria, i titoli “drogati” che quasi mai corrispondono al contenuto dell’articolo, la deriva di testate un tempo autorevoli che, per sopravvivere, scimmiottano le tecniche di comunicazione e di marketing del web, schiave degli algoritmi con l’unico scopo di incrementare le visualizzazioni. Fino all’ultimo click anche a costo di rimuovere la realtà.