Gianfranco Pasquino, professore emerito di Scienza Politica a Bologna e reduce dall’ultima fatica letteraria Il lavoro intellettuale. Cos’è, come si fa, a cosa serve, spiega che «la mozione di sfiducia» contro la ministra Santanchè «è un atto sacrosanto» nonostante lo scudo della maggioranza che finora l’ha protetta. «Se mancheranno i numeri per sfiduciare la ministra può essere che non mancheranno le ragioni - commenta - e a quel punto potrebbe essere la stessa Meloni a chiederle un passo indietro rispetto al suo conflitto di interesse».

Professor Pasquino, come si inserisce nel dibattito sulla vicenda Santanchè la mozione di sfiducia presentata dal Movimento 5 Stelle?

La mozione di sfiducia imporrà un dibattito vero e qualcuno dovrà finalmente dire delle cose che hanno una sostanza e dei riferimenti ad atti concreti. La ministra non può sempre parlare senza che ci sia un contraddittorio, come ha già fatto in Senato. La mozione di sfiducia è un atto sacrosanto, se l’opposizione ritiene che ci siano elementi per i quali la ministra non sia attendibile e degna di fiducia nel suo ruolo deve spiegarlo nella mozione e pi ci sarà un dibattito. Tutto questo fa parte della democrazia parlamentare, compresa la difesa della ministra, che magari stavolta si baserà su qualche fatto concreto.

Il Pd non sembrava convinto perché «è inutile presentare una mozione per farsela bocciare», poi ci ha ripensato. L’opposizione sarà compatta?

Innanzitutto occorre dire che ora sappiamo che la ministra è indagata e questo chiarisce meglio la vicenda. Controllare l’operato dei ministri è qualcosa che spetta ai parlamentari non solo di opposizione ma anche di governo, per questo è bene che si arrivi al dibattito. Quindi si va avanti, poi se mancheranno i numeri per sfiduciare la ministra può essere che non mancheranno le ragioni, e a quel punto potrebbe essere la stessa Meloni a chiederle un passo indietro rispetto al suo conflitto di interesse.

In Aula la ministra ha anche accusato qualcuno dell’opposizione di prenotare nei suoi locali, alludendo al Twiga. Visti gli argomenti trattati si rischia di finire nel trash?

L’argomento è delicatissimo e richiede grande serietà. In linea di massima, un ministro del Turismo che ha proprietà in quel settore automaticamente ha un problema. Quanto può lavorare bene avendo interessi in quel settore? Questo è un tema da sollevare. Poi è vero che gli italiani non sono troppo sensibili a questo, come hanno dimostrato votando per anni Berlusconi, ma nei paesi anglosassoni questo è un argomento dirimente. Cioè non si diventa mai ministri se prima non ci si è dimessi da eventuali proprietà in conflitto. È qualcosa che non si fa, anche se la legge non lo vieta. Aver avuto esperienza in quel campo è un conto, un altro è mantenere le proprietà.

Pensa che il Pd dovrebbe seguire il Movimento 5 Stelle nella mozione di sfiducia?

Se il Pd e la sua segretaria ritengono che ci siano le ragioni per sfiduciarla devono comunque firmare una mozione. Se poi sarà quella del M5S è solo perché il M5S è stato più rapido. Ma poi saranno i capigruppo, compresi quelli del Pd, che interverranno e spiegheranno perché è necessario sfiduciarla. Non è un torneo dell’oratorio ma si parla di competenze, conoscenze e spiegazioni di che tipo di democrazia si vuol costruire e mantenere.

Crede che se la sfiducia venisse votata anche dal terzo polo sarebbe un segnale importante per l’opposizione?

L’argomento è poco interessante, visto che Renzi e Calenda non hanno nulla di originale era dire se non che quotidianamente cercano di differenziarsi dal Pd, dal M5S e spesso anche da se stessi. Quindi abbandonerei volentieri il discorso, ma se insisto le dico che il segnale arriverebbero nel caso in cui le opposizioni dimostrassero compattezza non solo al momento del voto ma al momento delle argomentazioni, dimostrando di avere a cuore le istituzioni.

Schlein ha parlato di Ius soli e cancellazione della Bossi- Fini, argomenti “radicali” rispetto all’elettorato di centrosinistra e che polarizzano il dibattito. Pensa che faccia bene a insistere su questi temi o finirà per aprirsi al centro, come le chiede una parte del partito?

Temi come lo Ius soli e la lotta al precariato non sono radicali, ma centrali in una democrazia. Schlein sta cercando di dare a circa il 40 per cento dell’elettorato italiano che ha a cuore questi temi e che finora non ha trovato un partito che traduca queste tematiche in politiche attive. Quindi Schlein fa bene ad andare avanti, ma deve convincere i suoi parlamentari in primis. La contrapposizione con Meloni è nei fatti, si tratta di costruire una narrazione che non deve essere quella delle diseguaglianze ma delle uguaglianze nella narrazione, cioè deve spiegare con forza la necessità che tutti in questo paese possano scegliere in maniera uguale cosa fare e chi essere. Cioè l’opposto alla visione dirigista della destra.

A proposito di destra, ci sono attriti in vista delle alleanze in Europa, con Salvini e Le Pen da un lato e Popolari e conservatori dall’altro. Ci saranno problemi per il centrodestra in Italia?

L’impatto delle differenze tra alleati a livello europeo sulla politica italiana mi pare assolutamente poco rilevante e così rimarrà. Poi certo il fatto che Salvini difenda Le Pen e Meloni mantenga le distanze è qualcosa di significativo per i loro rapporti ma quando si troveranno a scegliere su questioni che riguardano l’Italia andranno di nuovo insieme. Un’Europa come la vuole Le Pen sarebbe devastante per l’Italia ma anche un’Europa come vuole Meloni con polacchi e ungheresi, cioè un’Europa sovranista, sarebbe ugualmente devastante perché ciascuno metterebbe i suoi interessi nazionali sopra gli interessi europei. In quel caso si creeranno dissidi che porteranno alla paralisi del progetto europeo.

Quindi la soluzione sarebbe la continuazione della maggioranza Ursula?

Prima bisogna contare i voti e i seggi. Suggerirei di guardare alla campagna elettorale e a cosa diranno i vari partiti e candidati al Parlamento. Non so se si creerà una maggioranza alternativa a quella attuale o se ci sarà una prosecuzione. C’è ancora molto tempo per affinare le proposte e confrontarsi con avvenimenti imprevedibili. Tra questi, auspico la fine dell’aggressione russa contro l’Ucraina che potrebbe portare a ulteriori discussioni, ad esempio come ricostruire la vita degli ucraini sparsi in Europa. Ma si vota tra un anno, è ancora molto presto.