Professor Arturo Parisi, ad 11 anni dalla sua cancellazione, Matteo Renzi ripropone il Mattarellum come meccanismo elettorale da approvare in fretta per andare a votare. Una scelta che - alla luce del risultato referendario - le produce più sorpresa o sollievo?

Pensando al passato non certo sorpresa, ma purtroppo, guardando al futuro neppure sollievo. Diciamo soddisfazione. Non riesco a dimenticare che nel pieno dell’estate del 2011 con un gruppo politicamente trasversale - dai Liberali, Segni e Unione Popolare fino a Italia dei Valori e Sel, del quale io ero solo il coordinatore politico al fianco del Professor Andrea Morrone, il costituzionalista che formulò il quesito - lanciammo una raccolta di firme per un referendum che si proponeva lo stesso obiettivo: far rivivere il Mattarellum abrogando il Porcellum che era stato formulato come una correzione del primo. Una battaglia che aveva contro di sè il Pd di Bersani che aveva immaginato di correggere il Porcellum d’accordo con Berlusconi. E tuttavia più o meno in 45 giorni intercettammo un fiume impetuoso di 1 milione e 400 mila firme, del quale riuscimmo a presentarne solo 1 milione e 210 mila. Pensando ad ieri voglio ricordare che tra queste c’erano quelle di Prodi e di Veltroni e, per ultimo ma non ultimo, di Renzi. Noi sapevamo che la tempesta era vicina. E tuttavia la Corte si volse altrove e nel gennaio del 2012 con una sentenza tanto annunciata quanto per me sciagurata, respinse l’iniziativa. Di quel passaggio restò solo il generoso digiuno di Giachetti e il mio inutile tentativo di parlamentizzare il provvedimento con una proposta di legge regolarmente boicottata dal mio stesso partito.

Come da tutti sottolineato, non è il governo bensì il Parlamento il luogo dove far maturare possibili convergenze tra forze politiche. Ma ce ne sono le condizioni? Berlusconi ha già detto di no, vuole il proporzionale. Grillo è meno netto ma è difficile credere che faccia sponda a Renzi. Nello stesso Pd ci sono autorevoli voci, ad esempio quella del ministro Orlando, che manifestano dubbi. C’è solo la Lega disponibile, per una sintonia Pd- Carroccio che appare quasi innaturale. Non è che Renzi ha solo voluto gettare la palla in tribuna?

Questo potranno dirlo solo i fatti futuri. Di certo partire col Mattarellum non significa arrivare. Tra partire e arrivare più che i numeri ci sta la determinazione politica. Non solo quella di Renzi ma di chi dice di capire che arrivati a questo punto la scelta è secca: da una parte sta il ruzzolo lungo la china del proporzionale già in corso, dall’altra il Mattarellum. Il Mattarellum dico così com’era, reintrodotto con una legge di un solo articolo. Aggiungo: quello per noi insoddisfacente che cercammo di correggere col referendum del 1999 vinto nei fatti ma battuto nella forma a causa del gonfiamento delle liste degli italiani all’estero che per un pugno di voti ci negarono il raggiungimento del quorum. Sì proprio quello. Non i Mattarelli bis, rivisitati, 2.0, che sotto lo stesso nome contrabbandano il proporzionale e soprattutto le liste dei nominati. È inutile che le dica che più che Berlusconi a impensierirmi sono le opposizioni interne al Pd. Quelle che contrastano il Mattarellum, che era nato per moderare il maggioritario, perchè lo ritengono ora eccessivamente maggioritario e muscolare.

Il Mattarellum era figlio della fine dei partiti, diciamo così, “centrali” ed interclassisti. Che senso ha riproporlo oggi in un contesto dove ci sono tre partiti sostanzialmente della stessa forza?

Dove sono i tre partiti? È per caso un partito il centrodestra? O vogliamo considerare già stabilmente arrivato il movimento grillista che, se nella società è di certo visibile e forte, in politica è appena partito? Come nei sondaggi anche in politica le domande vengono prima delle risposte. Sono soprattutto le regole che decidono se le alternative proposte sono due, tre o ancora più numerose.

Il Mattarellum, insisto, presuppone due schieramenti che si contendono la maggioranza. Non è che Renzi voglia restare attaccato ad un Pd a vocazione maggioritaria: tratto fortemente identitario che tuttavia l’elettorato in più occasioni ha mostrato di rigettare?

Io direi che è l’opposto. Quanto più un partito coltiva una vocazione maggioritaria tanto più deve puntare a raccogliere attorno alla sua proposta politica elettori di tutti i tipi. Quanto più è legato ad una identità passata tanto più deve dimenticarsi di raccogliere la maggioranza dei cittadini.

Con i collegi uninominali e se non si vogliono riprodurre trucchetti come la desistenza che disorientano i cittadini, è giocoforza produrre coalizioni. Lei per il centrosinistra quale immagina: una intesa che ricomprenda la sinistra radicale e un pezzo dei moderati cone Alfano? Non è la via che ha già affondato l’Ulivo? Che senso avrebbe riproporla?

Non c’è dubbio. Tornare al Mattarellum significa tornare alle coalizioni. La differenza è che col maggioritario sono coalizioni formate prima del voto avanti agli elettori e sottoposte al loro giudizio; non fatte, disfatte e rifatte continuamente in Parlamento come capita col proporzionale. Lei ha paura che possano disfarsi? È anche la mia. Per renderle stabili non c’è altro mezzo che la azione politica. Se invece di una coalizione si rifila ai cittadini un semplice cartello inventato giusto per il tempo delle elezioni, vedrà che se ne accorgono. Pensi ai 12 anni del Mattarellum. La prima volta fu Berlusconi a improvvisare un accrocchio indecente. Cadde dopo qualche mese. Noi rispondemmo con l’Ulivo, una coalizione qualitativamente più credibile ma quantitativamente insufficiente. Cademmo anche noi. Ma dopo qualche anno. Berlusconi aggiustò allora il tiro e mise in campo una coalizione di gran lunga superiore alla prima e durò una legislatura. Poi, vedendo che avevamo appreso la lezione, per paura di perdere fece saltare il banco sostituendo il Mattarellum col Porcellum.

Francesco Boccia, presidente della Commissione Bilancio della Camera, intervenendo all’assemblea nazionale del Pd ha ricordato che con il Mattarellum ci sono stati sette governi in nove anni. Per la serie: altro che stabilità, visto che le coalizioni si mettono insieme per vincere ma poi non governano. Ha ragione? 

Io so che dal 1994 al 2006 passano 12 anni. E che dal Berlusconi 1 al Berlusconi 3 si sono avvicendati 8 governi con 5 premier. Sa quanti se ne avvicendavano ai tempi della prima repubblica? È lì che rischiamo di tornare.