«Davigo ha usato un mezzo comunicativo apparentemente innocuo. Ma ha ottenuto più di due ore di conversazione con Fedez (nel suo Podcast “Il muschio selvaggio”, ndr) che ha più di un milione di follower, in particolare giovani. È stato mandato un messaggio diseducativo da un magistrato, in pensione ma di potere, su Mani pulite. Io sono Bobo Craxi, senza possibilità di difendermi sui grandi mezzi di comunicazione di massa».

Vittorio - detto Bobo - Craxi, ex deputato eletto con il Nuovo Psi nella Casa delle Libertà, ex sottosegretario agli Esteri con il governo Prodi, oggi con il Psi, fuori dal Parlamento, ma soprattutto, tiene a precisare «Craxi», figlio dello statista Bettino, è seduto nel corridoio Corea di Montecitorio. Ascolta con Il Dubbio ancora alcuni passaggi dell'ex magistrato del pool di Mani pulite con al centro la frase sui suicidi che avrebbero comportato soprattutto «perdita di fonti di informazione», nonché i nuovi insulti a suo padre, morto a 65 anni a Hammamet quasi 24 anni fa, e anche a lui stesso.

Bobo Craxi, molti hanno appreso del dialogo tra Davigo e Fedez, che non possiamo chiamare intervista poiché il rapper pur famoso non è un giornalista, dai suoi post su X. Come si spiega questa nuova strana coppia Davigo- Fedez?

Come diceva il buon vecchio Carlo Marx, la tragedia a un certo punto si rivela in farsa. Parliamo di un magistrato in pensione, peraltro alle prese anche con un suo processo ( Davigo è stato condannato in primo grado per rivelazione di atti segreti, in una vicenda del tutto diversa da quella oggetto delle sue affermazioni, ricorrerà in Appello, ndr), ma al di là di questo, il problema è che vede il baratro del dimenticatoio politico, giudiziario, non è più la cuspide di un'area politica della magistratura, dove tra l'altro lui è stato presidente del sindacato di destra. E, quindi, ospite alterno delle trasmissioni più in voga, Davigo evidentemente ritiene che l'unico modo per poter far parlare ancora di sé è quello di riaprire il serbatoio inesauribile della stagione di Mani pulite che però con il passare degli anni - e qui purtroppo è la storia a non essergli amica - ha finito con l'essere considerata dagli italiani, rispetto a 20 anni fa, una vicenda diversa da come ci era stata raccontata. Per fare questo deve nuovamente rispolverare un vecchio canone come i vecchi attori. E lo ha fatto in modo abbastanza sgraziato.

Il rapper gli chiede se non provi dispiacere o pietà per 'qualcuno', come Raul Gardini, e Davigo risponde con quella frase da brividi.

Questa e altre affermazioni sopra le righe dimostrano una volta di più, al di là della politica spicciola, che c'è stata una classe di magistrati che andarono oltre il proprio dettato, le loro prerogative professionali, oltre qualsiasi limite. Toccarono livelli inarrivabili di arroganza e di utilizzo spregiudicato della giustizia che drammaticamente rovesciò quel quadro politico. Ma c'è qualcosa ancora di più grave.

Quale?

Questo avviene proprio nel momento in cui si sta discutendo in sede della riforma della giustizia dell'equilibrio anche psicologico dei magistrati, quando si parla della necessità di dare un giudizio così come avviene in altre funzioni apicali dello Stato. Ecco, il magistrato, sia giudicante che inquirente, è un mestiere in cui l'equilibrio anche personale è uno dei valori più importanti.

C’è chi dice che, anche dopo la vecchia frase secondo cui non ci sarebbero innocenti ma solo colpevoli che l'hanno fatta franca, non ci sarebbe più da stupirsi. E però Fedez ha una marea di follower soprattutto tra chi all'epoca di Mani pulite non era quasi nato. Non si pone un problema di ricostruzione di una fase cruciale?

Mani pulite va raccontata con il massimo di equilibrio e pluralismo. Anche se non c'è stato un rovesciamento di 360 gradi nel giudizio, i rapporti si sono rimessi alla pari. E quello che Davigo non accetta è finire nel dimenticatoio rispetto alla vulgata dei giudici “eroi”.

Non si parla delle migliaia di persone indagate, finite in carcere e risultate non colpevoli. Ma costrette a uscire dalla politica.

Politici, ma anche imprenditori. I processi anche a ricasco del faldone andarono avanti per anni, essendo stato inquisito un numero spropositato di cittadini.

Rimasero in piedi solo l'ex Pci poi Pds e la sinistra della Dc.

Furono distrutte tutte e cinque le forze del pentapartito che aveva vinto le elezioni nel ‘ 92. I magistrati hanno aperto inchieste anche sul Pds ex Pci, ma non sono mai andati al nodo del loro sistema di finanziamento. Intere regioni non hanno mai registrato inchieste, come Emilia, Umbria, Toscana, Marche. E neppure la Sicilia nonostante la presenza della più grande associazione criminale: Cosa Nostra. Ha sbagliato la politica venuta dopo il ’ 92-' 94 a non voler affrontare quella stagione.

La vita di Bobo Craxi, che non aveva ancora 30 anni quando l'accanimento giudiziario si scatenò, come è stata?

Francesco Saverio Borrelli (capo del pool, ndr) ebbe il coraggio, anzi la iattanza di farmi una querela per diffamazione. Questo è l'unico paese del mondo dove anche i congiunti vengono querelati dai magistrati che hanno condannato e inquisito i propri familiari.

È possibile che ancora nel 2023 si insulti suo padre, lei e la famiglia Craxi?

Davigo ha risposto a una domanda capziosa di Fedez sulle vie a mio padre così: non possono essere intitolate «a un ladro». Di più: «Solo chi è ladro diventa presidente del Consiglio». Frasi odiose di un uomo malvissuto che però dimostrano la sua maldisposizione già 30 anni fa.

Suo padre che avrebbe detto?

Per mio padre non si è voluta trovare una soluzione perché sarebbe stato un testimone scomodo. Se avesse avuto i moderni mezzi di comunicazione di oggi avrebbe potuto difendersi molto meglio.

Con quel linguaggio da innovatore, diretto, essenziale...

E però mio padre c'è ancora anche sui social. Spesso ritrovo le sue frasi che circolano e vengono rilanciate.