«Alexei Navalny è stato ucciso». Non usa giri di parole Zhanna Agalakova, una delle più importanti giornaliste russe, ex conduttrice di “Prime Time” in onda su Channel One. Agalakova conosce bene i meccanismi che regolano l’informazione in Russia. Nel 2005 è stata corrispondente a Parigi; nel 2012 si è trasferita negli Stati Uniti e per sette anni ha lavorato a New York. La giornalista si è licenziata dal principale canale televisivo russo subito dopo l’aggressione militare del 24 febbraio 2022 ai danni dell’Ucraina. Qualche mese dopo, a settembre, in segno di protesta, ha rispedito a Putin le medaglie che le vennero consegnate per i meriti professionali, compresa l’onorificenza dell’Ordine dell’Amicizia, molto ambita e prestigiosa in Russia. Un segnale chiaro per marcare le distanze dal boss del Cremlino.
La morte di Navalny getta altre ombre, molto cupe, su Vladimir Putin e sui suoi metodi per sbarazzarsi degli oppositori?
Quello di Navalny è stato un omicidio mirato, considerato che si avvicinano le elezioni presidenziali. Non ho mai conosciuto di persona Navalny. Devo dire, però, che la sua morte è stata come la perdita di qualcuno della mia famiglia. È stato un duro colpo per me e per milioni di russi. Lo dimostrano le reazioni della gente comune. Nonostante il clima di repressione, in tanti si sono recati in vari luoghi per posare un fiore e ricordarlo. Dal canto suo, Putin non ha esitato, ancora una volta, a usare le maniere forti nei confronti dei propri connazionali. Non ho dubbi. Navalny, come altri in passato, è stato ucciso. L’accanimento giudiziario degli ultimi tre anni al quale abbiamo assistito, nel momento in cui è stato arrestato all’aeroporto di Mosca, non ha precedenti e lo ha ucciso lentamente. Navalny è stato processato ripetutamente e ricevuto varie condanne. C’è pure la coincidenza temporale, dato che il 17 marzo si terranno le elezioni presidenziali. Putin ha bisogno di mostrare la sua forza politica e militare per raggiungere la vittoria fra meno di un mese. Lo dimostrano pure gli ultimi fatti in Ucraina, ad Avdiivka, dove le truppe ucraine si sono ritirate e l'Armata russa non ha mostrato nessuna pietà per i soldati nemici. Le immagini dei massacri in Ucraina sono raccapriccianti. Putin deve dimostrare che è forte, che non ha nessun oppositore. Una forza dimostrata con la violenza e con altri mezzi, pensiamo ai due candidati alle presidenziali che sono stati esclusi dalla competizione elettorale con motivazioni di tipo burocratico. Mi riferisco a Boris Nadezhdin e alla ex giornalista Ekaterina Duntsova, cancellati dal campo politico.
Nonostante la detenzione, Navalny continuava a impensierire Putin dalla colonia penale del Circolo polare artico?
Alexei Navalny era l'unico oppositore che avrebbe potuto contrastare la leadership putiniana, perché aveva tutto quello che Putin non ha: era giovane, bello, forte, carismatico, con una famiglia che mostrava in pubblico e che amava. Putin ha una famiglia? Quanti figli ha? C’è un mistero che avvolge tutta la sua vita. Navalny e Putin rappresentano gli opposti. Il 16 febbraio, quando si è diffusa la notizia della morte di Navalny, Vladimir Putin, stava partecipando ad un incontro pubblico. Sorrideva, era contento.
In questo contesto è molto difficile che in Russia possa essere creata un’opposizione politica forte e credibile?
Sì, è molto difficile. Ci potrebbe provare la moglie di Navalny dall'estero. Non dimentichiamoci però che in passato tentativi del genere, sempre lontano dalla Russia, non sono andati a buon fine. Non sono riusciti a portare in patria gli effetti sperati. Nel frattempo le elezioni presidenziali di marzo si avvicinano a grandi passi. Putin, purtroppo, è ancora forte. Ha tutti gli strumenti per sopprimere qualsiasi voce libera in Russia. Ci sono vari siti dedicati ai prigionieri politici dell’Unione Sovietica. Questi portali vengono sistematicamente oscurati perché creano una opinione, un dissenso rispetto a certi metodi e a certa politica. Allo stesso tempo, penso che il potere spropositato di Putin provocherà la sua debolezza. Lui, ogni giorno che passa, si rinchiude in una bolla di sapone che potrebbe scoppiare improvvisamente.
Considerato il trattamento riservato a Navalny, altri importanti oppositori, si pensi a Vladimir Kara-Murza e Ilya Yashin, devono temere per la loro vita?
Le condizioni in cui vivono in carcere Kara-Murza e Yashin sono terribili. Putin non ha pietà di nessuno. È un dittatore, è un uomo molto pericoloso anche perché si nasconde dietro la maschera del politico, del leader di un Paese di grandi dimensioni e ancora abbastanza potente. Ma nonostante questa potenza, potrebbe diventare nel giro di poco un colosso con le gambe di argilla. Come insegna la storia, tutti i dittatori finiscono male. Dobbiamo però badare soprattutto al presente. Poiché Putin è un dittatore senza scrupoli, farà il possibile per perseguire i suoi obiettivi. Primo fra tutti quello di umiliare gli ucraini e vincere la guerra scatenata un anno fa. Non voglio però pensare ad un esito favorevole per la Russia in Ucraina.
Riesce ad immaginare la Russia nel dopo Putin?
Non penso che Vladimir Putin lascerà il potere spontaneamente e con un passaggio pacifico. Credo che il cambiamento potrebbe avvenire con qualche evento doloroso, temo con un colpo di Stato. Sicuramente i primi mesi o forse i primi anni del dopo Putin saranno molto difficili, proprio come quelli che abbiamo vissuto a seguito del crollo dell’Unione Sovietica. Lo scenario, dunque, potrebbe essere molto triste. È il prezzo che si potrebbe pagare per alcuni cambiamenti così importanti, epocali, e la Russia ha bisogno di voltare pagina.