«L'avventura ha caratterizzato la mia vita: in mare, a cavallo, sott'acqua. Sono sempre stato alla ricerca del nuovo. E penso di essere un assistito, perché ho rischiato la vita tantissime volte. Sono stato in Turchia con la barca in tre occasioni, attraversando l'Egeo con il Meltemi  (il vento caratteristico che spesso crea problemi con burrasche forza 8 o 9, nda)  in condizioni estreme, difficili da affrontare anche con barche di 18 metri». Le avventure che Mogol ha narrato in tantissime sue canzoni, nel cuore di tutti e capaci di raccontare la storia del nostro Paese dal 1960 a oggi. Generazioni di italiani si sono innamorate, lasciate, divertite, arrabbiate. Chi non ha mai cantato insieme agli amici La Canzone del sole, Emozioni, Acqua azzurra acqua chiara e via così? Lui tranquillamente spiega che «per scrivere attingo alle mie esperienze, e quando dedico una canzone a una persona spesso non glielo dico. Non ho fantasia, non posso inventare niente». A 80 anni compiuti ha ancora lo spirito di un ragazzino, lo si sente in quello che dice e nell'entusiasmo che mette nelle sue cose. Così come ha scritto Clemente Mimun nella prefazione dell'autobiografia (Mogol. Il mio mestiere è vivere la vita, Rizzoli, pp. 208, euro 29,90) «a 80 anni è ancora puro, come un bambino: ha mille sogni e pensa solo al futuro». Un libro che si legge tutto di un fiato, con tantissime foto, ognuna delle quali ha una storia e racconta non solo momenti della vita di Mogol, ma di tantissimi italiani. Nel 1992 ha fondato ad Avigliano Umbro, in provincia di Terni, il Centro europeo di Tuscolano, un'università della musica leggera. Il suo nome è legato indissolubilmente a Lucio Battisti, ma ha scritto pezzi bellissimi per Tony Renis, Mina, Celentano, Tenco, Lauzi, Bobby Solo, Patty Pravo, Don Backy, Little Tony, Equipe 84, Dik Dik, Morandi, Nicola Di Bari, Cocciante, Rino Gaetano, Mango, Renato Zero, Eros Ramazzotti e per tutto il gotha della nostra musica. Ma Mogol non è solo musica. Da anni, insieme alla moglie Daniela, è molto attivo nelle attività di volontariato a sostegno delle persone autistiche e per "Il dopo di noi". Qualche settimana fa, in collaborazione con la Comunità Incontro di Amelia e l'Associazione Anpet, Mogol e consorte hanno inaugurato "Un pezzetto di Paradiso", una struttura polivalente contro l'autismo e il disagio psichico. E per il suo compleanno, festeggiato con trasmissioni televisive, interviste a tanti artisti che hanno lavorato con lui, e speciali, ha voluto raccontarsi appunto in una autobiografia piena di aneddoti e foto, dalla quale traspare appieno l'intensità della sua vita. Con Il Dubbio Mogol vuole parlare della sua musica, di questi ottant'anni, degli amici, della famiglia, ma evita qualsiasi riferimento alla vicenda legale alla gestione conservativa delle canzoni scritte con Lucio Battisti, per la quale, in prima istanza, ha ricevuto un risarcimento di 2,6 milioni di euro a carico della Società Acqua Azzurra.Avventura, ma anche amicizia e amore.L'amicizia per me è sacra, è un sentimento molto bello in cui credere. Io ci credo e ci ho creduto, anche se ho preso molte fregature.E l'amore?È un sentimento che ci consola e ci dà l'illusione di non essere soli.L'illusione?Beh, sì. Perché si nasce e si muore soli.Le fa piacere essere festeggiato per i suoi 80 anni?Certamente. Sono contento soprattutto dell'affetto della gente, perché è qualcosa che non si può comprare.Con le sue canzoni si potrebbe scrivere la storia italiana degli ultimi 60 anni. I fatti hanno influenzato i suoi testi?Io sono un italiano e chiaramente partecipo alle vicende di tutti i giorni. La maggior parte delle canzoni che ho scritto sono autobiografiche, altre sono inevitabilmente legate alla vita. Non sono uno che scrive di fantasia. Mi ha sempre colpito una frase credo di un filosofo tedesco: "l'autore degno di fede è colui che fa cronaca".Lei quindi è un cronista?Mi si può anche definire cronista, perché parlo della vita, dei miei sentimenti e del mio modo di essere. Molta gente mi ha conosciuto attraverso le canzoni.Nei suoi testi è presente la tristezza, la sofferenza. La sua vita è stata così?Non penso di aver avuto una vita particolarmente sofferta. Nel vissuto di ciascuno c'è gioia, allegria, tristezza, sofferenza e tanti altri sentimenti. Io credo di aver avuto un destino benevolo, migliore di quello di tanti altri.E la morte?Non è che parlo della morte in quanto tale. Nella vita c'è anche la morte, fa parte del nostro destino, va accettata e non ho paura di parlarne. Nei miei testi non c'è pessimismo, ma realismo.Il boom economico, gli anni di piombo, la Milano da bere e la caduta del Muro di Berlino sono stati episodi che hanno influenzato la nostra vita. Le sue canzoni ne hanno risentito?Sono eventi che fanno parte della nostra storia. Le persone che incontro mi manifestano molto affetto e mi ripetono che le mie canzoni sono entrate nella loro vita.Bob Dylan premio Nobel per la letteratura: quale è stata la sua prima sensazione?Sono stato molto contento, perché si è rotta quella sorta di classismo che ha spesso caratterizzato l'Accademia nelle sue scelte. Fino al duemila la cultura popolare non era molto considerata. Il Nobel a Dylan sancisce una rottura con il passato. Le sue canzoni sono servite a buttare giù dei veri e propri muri. Ma mi dispiace che lui non abbia ringraziato per questo riconoscimento: è un atteggiamento che non condivido.Fa parte del personaggio, al quale lei ha dedicato un capitolo della sua biografia, ricordando le sue versioni di Blowin' in the wind, diventata La Risposta è caduta nel vento cantata da Luigi Tenco, di Mr. Tambourine Man, Mister Tamburino interpretata da Don Backy e Like a Rolling Stone con la voce di Gianni Pettenati.Le persone si giudicano dalle cose buone e da quelle negative. Dylan è un grande artista che ha fatto grandi cose. Eppure ciò non mi impedisce di dire che snobbare il Nobel non mi è piaciuto.Le parole e i pensieri delle sue canzoni sono entrati a far parte del parlare quotidiano. Nel suo libro racconta il simpatico episodio di come il termine "uggiosa" sia diventato lessico comune.Eh, eh (sorride). Era un aggettivo poco usato nelle famiglie di cultura media come la mia, mentre si sentiva nei dialoghi tra persone con un livello culturale alto. Quando sono nato i miei genitori erano giovanissimi, mio papà aveva 24 anni e mia mamma 21. Quando ho inserito quell'aggettivo nel testo della canzone gli editori erano contrari, ma la mia soddisfazione più grande è che "uggiosa" è entrato nell'uso corrente.Non è l'unico caso. A partire da Stessa spiaggia, stesso mare.È un sorriso. Era un momento particolare, quello degli anni 60. Un periodo di allegria e spensieratezza che ho colto al momento giusto. È successo che l'hanno cantata e la cantano tutti ancora oggi.Di Lucio Battisti ha scritto nel libro "Io ero il suo più grande fan e lui era il mio". Con lui tante avventure e tra queste la famosa Milano-Roma a cavallo. Battisti ma non solo?Gianni Bella, Mango, Cocciante, Celentano, Mina e tantissimi altri. Ho avuto la fortuna di incontrarli, ma anche la convinzione di aver sempre creduto nella musica bella. Ho sempre preferito scrivere con un bravo musicista, piuttosto che con uno alla moda.Lei ha spesso rotto gli schemi classici con le sue canzoni, andando controcorrente.Penso di sì. Come dicevamo all'inizio sono sempre stato un avventuriero. O meglio un avventuroso.Dieci anni fa ci lasciava Bruno Lauzi, un altro uomo controcorrente con il quale lei ha collaborato.Bruno era un artista. Nella vita non ho mai creduto alle ideologie. Una volta ero uno dei pochi, oggi sono uno dei tanti. Le accuse di fascismo e di antifemminismo già all'epoca mi facevano sorridere.Anche Lauzi, come lei, aveva una grande ammirazione per Piero Chiara, con il quale aveva collaborato da giovane.Uno scrittore straordinario che ha avuto un grande successo di pubblico, cosa che i critici sembrarono non potergli perdonare. Ma Piero Chiara è senza dubbio un poeta. Un poeta in prosa. Fa ridere, fa piangere. Con le sue parole dipinge la vita.Come ricorda nel suo libro, lei fu bocciato alla maturità proprio in italiano. Quell'italiano che ha fatto la storia della nostra canzone, e che vive anche nei suoi, oramai famosi, aforismi. Una bella rivincita.Sì. Ho pronto un nuovo libro di aforismi che si intitolerà "Le arance e i limoni".Continua nel filone: il precedente si chiama "Le ciliegie e le amarene". Perché?Questi titoli rappresentano bene gli aforismi: alcuni dolci e altri aspri. Come la vita.Lei è stato il fondatore della Nazionale cantanti: un'altra idea vincente.Abbiamo raccolto l'equivalente di 90 milioni di euro. Penso che sia un buon risultato.La passione per il calcio ha sempre accomunato tanti artisti: da Morandi a Raimondo Vianello, Ramazzotti, Celentano, Reitano. Anche a Pier Paolo Pasolini piaceva giocare.Lui perse l'aereo per venire a giocare la prima partita all'Arena che organizzammo come Nazionale cantanti. Poi non c'è stata più occasione. Sono un appassionato delle squadre italiane e dell'Italia. Questa passione l'ho scoperta a 39 anni e ancora oggi gioco a calcio e mi diverto. A maggio ho giocato la Partita del cuore.A proposito di sport, lei ha scritto con Ennio Morricone quello che avrebbe dovuto essere l'inno delle Olimpiadi di Roma del 2024.Come ha preso la decisione dell'amministrazione capitolina di rinunciare ai Giochi?Mi è dispiaciuto. Nel caso di Roma era una promozione del nostro Paese. È stata un'occasione persa. E quell'inno è molto bello.L'Italia è conosciuta nel mondo per le sue bellezze. E tra queste anche la musica.Non lo immaginavo, ma da una recente indagine è emerso che io abbia venduto nel mondo 520 milioni di dischi. Una cifra incredibile.La compagnia è una delle sue canzoni che dal 1969 a oggi ha avuto tanti interpreti, da Marisa Sannia a Vasco Rossi, passando per Battisti, Mina e Loredana Berté. Ognuno ha dato una sua interpretazione, la canzone conserva una modernità incredibile.La compagnia è molto amata. È una canzone di grande levatura, anche perché la musica e le parole hanno un connubio indissolubile e un'alchimia incredibile.Lei, milanese, a un certo punto della sua vita ha deciso di lasciare la sua città e andare a vivere in campagna.A cinquant'anni passati ho fatto la scelta di venire in Umbria a costruire una cittadella della cultura in piena campagna. Sono convinto di aver preso una buona decisione, per la salute e la tranquillità. Anche in questo sono stato fortunato.E lì è nato il Cet.È la scuola più avanzata in Europa, nella quale si diventa docenti dopo un lungo lavoro di formazione. Stiamo preparando una serie di progetti molto importanti, tra i quali anche la preparazione di maestri per alcuni conservatori Siamo stati in molti Paesi a fare lezione. Abbiamo diplomato circa 2500 persone. Tra questi Arisa, Filippo Anastasi, un autore molto bravo, Pascal, molto conosciuto in Kazakistan. Purtroppo i circuiti di promozione sono diversi, legati all'industria discografica e ai network radiofonici.Nel suo libro c'è un capitolo dedicato a L'arcobaleno, la canzone che scrisse con Gianni Bella e che Celentano cantò nell'album Io non so parlar d'amore. Una storia legata a Lucio Battisti e anche a Mango. Una vicenda molto bella, intensa e suggestiva.È un fatto. Ho 80 anni compiuti. Pensa che potrei raccontare una bugia, senza averne alcun motivo? Ne ho parlato per la prima volta dopo un anno e mezzo, quando il disco aveva già venduto un milione e seicentomila copie. Ne ho parlato perché mi fu fatta una domanda diretta: mi dica solo sì o no. Io non sono capace di dire bugie. Le persone che mi conoscono bene lo sanno. Risposi sì.Da quell'episodio traspare una sua profonda fede.È così. Io sono cattolico. Sono uno che prega. So che morirò.Papa Francesco è una figura che si è imposta per la sua personalità.Sta continuando la grande tradizione dei pontefici che l'hanno preceduto e che portano la Chiesa sul cammino di Gesù Cristo, caratterizzata dalla carità cristiana. L'azione di papa Francesco continua nel solco tracciato da Benedetto XVI. Ho avuto occasione di stringere la mano di Bergoglio quando ha incontrato le associazioni che sono impegnate nel sostegno delle persone autistiche.Suo figlio Alfredo, in arte Cheope, sta seguendo le sue orme.Lo giudico tra i più bravi in assoluto. La canzone Quando tu dici amore di Ron l'ha scritta lui ed è un capolavoro. Pensi che io ero contrario sia quando voleva fare l'autore sia quando voleva dipingere. Lui, infatti, è più famoso come pittore. L'ho contrastato perché non volevo che restasse deluso. Pensavo che lo volesse fare per seguire le mie orme, ma lui ha costruito il suo cammino artistico con costanza e facendo un'autocritica encomiabile quand'era necessario. A parte il fatto, non trascurabile, che è una bella anima e glielo riconoscono tutti. Compreso Mogol.