«Occuparsi del carcere è una scelta di sinistra. È un'opzione che mette in atto nel modo più concreto una visione chiaramente progressista». Gennaro Migliore, sottosegretario alla Giustizia, è reduce dalla visita al carcere "Due palazzi" di Padova, la prima che si ricordi a cui abbia partecipato un presidente del Consiglio. Conferma che da parte del governo c'è una svolta anche comunicativa sulla politica penitenziaria. E che con il premier, il guardasigilli e il sottosegretari a verificare le condizioni dei detenuti «si materializza anche l'attenzione dell'esecutivo verso la parte della società che vive le condizioni di disagio più estreme. Vogliamo praticare una politica», dice il sottosegretario, «che non prende mai le distanze dalle aree di maggiore sofferenza della società».Il carcere passa per essere un tema che porta poco consenso: il governo vuole sfidare il tabù?La visita a Padova è il coronamento di una serie di interventi molto concreti fatti in questi anni. Prima abbiamo affrontato il sovraffollamento, poi abbiamo compiuto anche una scelta in termini di visibilità: uscire dalla logica dell'occultamento seguita da precedenti governi.Perché parla di occultamento?Perché diversi esecutivi hanno preferito il più delle volte non parlare affatto della questione penitenziaria. Oppure, penso al governo Berlusconi, hanno scelto di farne solo una questione immobiliare: l'allora ministro Castelli varò un gigantesco piano per realizzare nuove carceri ma non si preoccupò affatto di come far diminuire la recidiva e aumentare quindi la sicurezza.Voi ritenete di averlo fatto?Siamo arrivati nel momento in cui il sovraffollamento aveva raggiunto il punto più alto ed era arrivata anche una sanzione europea con la sentenza Torreggiani. Siamo intervenuti innanzitutto con la messa alla prova: e oggi non a caso le persone sottoposte a misure alternative alla detenzione sono passate da 22-23mila a 41mila. I dati dicono che quanto più l'esecuzione viene fatta al di fuori delle carceri tanto più diminuisce la recidiva, e quindi si dà ai cittadini maggiore sicurezza.Siete andati a Padova che da questo punto di vista è un modello.È uno degli istituti in cui viene applicata con più intensità una forma di detenzione basata sul reinserimento lavorativo, e i risultati si vedono: lì ci sono almeno 150 persone impiegate, dal call center alla pasticceria. Mi faccia dire che un altro investimento a cui il governo tiene molto è quello sulla polizia penitenziaria, la cui riqualificazione è essenziale perché parliamo di chi sta a contatto diretto coi detenuti. Tutto per ridurre sempre più la recidiva: gli interventi compiuti dal ministro Orlando sono mossi da questo obiettivo, la presenza di Renzi a Padova è il riconoscimento del lavoro fatto.Vi assumete anche un rischio politico notevole, considerata la scarsa popolarità delle politiche sul carcere.Guardi, noi ci sentiamo vicini alle sollecitazioni che un uomo come Marco Pannella ha fatto arrivare alla politica nel corso di tutta la sua vita: parliamo di un vero combattente per l'affermazione dello Stato di diritto. Ricordo ancora che l'unico messaggio alle Camere inviato dal presidente della Repubblica Napolitano è stato quello sulla condizione penitenziaria. E che papa Francesco ha voluto il giubileo dei detenuti, che si terrà domenica prossima.Intende dire che nel discorso pubblico sul carcere qualcosa sta cambiando?C'è sicuramente un gran lavoro da fare per vincere paure irrazionali. Ma noi abbiamo una precisa responsabilità: garantire la sicurezza. Non possiamo cedere ad altre tentazioni. Chi lo fa, non è che compie solo un peccato di demagogia ma un vero e proprio attentato. Noi pensiamo invece che il contrasto alla radicalizzazione all'interno degli istituti e lo sforzo di non far peggiorare la pericolosità di chi vi è recluso passano anche per un lavoro culturale importante. Non a caso è questo il governo che ha convocato gli Stati generali dell'esecuzione penale.Pensa sia necessario stralciare la delega per la riforma penitenziaria dal ddl penale?No, si deve puntare a portare a casa l'intero disegno di legge. Non vedo perché dovremmo pensare allo stralcio proprio ora che alcune resistenze su parti del provvedimento paiono superate. Penso che nel giro di qualche settimana possiamo arrivare all'approvazione.Le resistenze di cui parla sono quelle dell'Anm?Lunedì della scorsa settimana c'è stato un incontro importante a Palazzo Chigi, sia con l'Anm che con il Consiglio nazionale forense. Da tutte e due le parti sono arrivati contributi che consentono di fare passi avanti. Si deve procedere rapidamente per intervenire tanto sui tempi di prescrizione quanto sul carcere.A proposito di magistrati e avvocati: i primi non vogliono dare il voto ai secondi nei Consigli giudiziari.Il ministro intende proporre un'iniziativa di legge per consentire che anche la classe forense contribuisca alle valutazioni di professionalità dei magistrati: io vorrei ricordare che una parte della magistratura è sempre stata d'accordo su questa modifica, e credo la si debba realizzare.Torniamo ai detenuti: domenica a San Pietro arriverà la marcia per l'amnistia dei radicali.La loro iniziativa è servita a creare un clima diverso: io domenica sarò al giubileo dei detenuti, è giusto che vi partecipi tutta l'amministrazione penitenziaria, è un atto storicamente rilevante. Saremo lì ad ascoltare papa Francesco, ma io ho sempre condiviso tantissime delle battaglie dei radicali. Il loro rigore e la loro competenza sono uno stimolo per la democrazia. Sull'amnistia, auspico che non ce ne sia bisogno: e cioè che si riesca a non dover ricorrere a provvedimenti straordinari e automatici perché si mettono in campo quelli strutturali e duraturi.