ZEFFIRO CIUFFOLETTI

STORICO UNIVERSITÀ FIRENZE

Il Mes fra ostacoli e ricatti in Europa. Sembra proprio un percorso ad ostacoli quello del Mes, sia in Italia che in Europa. Prima del Consiglio europeo dei capi di governo, in programma giovedì prossimo 10 dicembre, che dovrà dare via libera alla riforma del Meccanismo europeo di stabilità, appunto il tanto discusso Mes, il presidente del Consiglio Conte dovrà chiedere al Parlamento italiano di votare sulla stessa riforma del Mes.

Per la fragile maggioranza che sostiene il governo italiano si tratta di un passaggio ad alto rischio, specialmente al Senato, dove si annunciano voti contrari di un gruppo di parlamentari del M5S. In realtà sarà molto difficile arrivare ad una crisi di governo, come i Pd avvertono.

Per, almeno, due ragioni.

La prima è che, come si fa sapere dal Quirinale, una crisi potrebbe voler dire elezioni, ed in questo momento non si può aprire una campagna elettorale ed andare alle urne per ovvie considerazioni. Primo per l’emergenza sanitaria, indotta dalla seconda ondata, ma anche perché la maggioranza di governo sta insieme proprio per paura delle elezioni. C’è, infine, un motivo tecnico, e cioè il voto sulla riforma del Mes richiede soltanto la maggioranza relativa. Il centrodestra, anche se votasse no compattamente, potrebbe arrivare a 145 voti, mentre a favore della riforma del Mes, calcolando anche i dissidenti del M5S, si arriverebbe almeno a 155- 160 voti a favore fra quelli della maggioranza, il gruppo Misto e le Autonomie.

Il voto italiano per la riforma del Mes, quindi, non dovrebbe costituire una minaccia per la riunione del Consiglio europeo del 10. Semmai il vero problema nel vertice dei capi di Stato e di governo europei, potrebbe derivare dalla posizione del veto di Ungheria e Polonia, che già ritardano l’approvazione del bilancio pluriennale finanziario dell’Unione, al quale è collegato il famoso piano Next Generation EU, che ammonta a 750 miliardi.

Un percorso lastricato di ostacoli e ricatti che potrebbe provocare una crisi generale e che solo con un compromesso, sia in Italia che in Europa, si potrà evitare.

Diversamente sarebbe un disastro non solo per le istituzioni politiche italiane ed europee, ma un dramma per tutte le Nazioni colpite dal Covid19 e dalle incalcolabili ripercussioni economiche e sociali che queste avranno sulle popolazioni.

Un compromesso sarà, quindi, inevitabile, perché tutti avranno bisogno della politica monetaria espansiva europea per affrontare la crisi post- pandemica.

Senza parlare dei costi sanitari che si stanno già pagando e che aumenteranno con la vaccinazione di massa, giustamente prevista dall’Unione europea e dai governi nazionali. L’Europa non sarà Babbo Natale, come scrivevamo su questo stesso giornale, ma da soli sarebbe anche peggio. Peggio per tutti.