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Jan Rachinsky, chairman of the International Memorial Board attends a press conference with representatives of the 2022 Nobel Peace Prize laureates on the eve of the Nobel Peace Prize ceremony at the Norwegian Nobel Institute in Oslo, Norway, Friday, Dec. 9, 2022 (AP Photo/Markus Schreiber)
Due anni fa l’organizzazione Memorial, impegnata in Russia nella difesa dei diritti umani e nella conservazione della memoria storica legata ad una serie di eventi, ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace. A ritirare l’importante riconoscimento, ad Oslo, si recò nel dicembre 2022 il presidente dell’organizzazione, Jan Rachinsky. Il Dubbio lo ha intervistato per fare il punto su quanto accade nella Russia di Putin. Una situazione a dir poco drammatica. «Oggi in Russia – evidenzia il presidente di Memorial - non esiste praticamente alcuna libertà di parola e di espressione anche perché non esistono media indipendenti. Tutti i media indipendenti sono stati chiusi, privati di licenze, dichiarati agenti stranieri o organizzazioni indesiderabili».
Presidente Rachinsky, sono passati quasi tre anni dall'aggressione russa ai danni dell'Ucraina. La pace è lontana?
Se parliamo di un mondo basato sul diritto internazionale, probabilmente la pace è abbastanza lontana. Anche i trattati internazionali più importanti non riescono ad attivare meccanismi efficaci. Perciò è difficile che venga rispettata la risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 24 marzo 2022 sulle “Conseguenze umanitarie dell’aggressione contro l’Ucraina”, secondo cui la Federazione Russa deve ritirare “immediatamente, completamente e incondizionatamente tutte le sue forze armate dall’Ucraina fino ai confini internazionalmente riconosciuti”. Se parliamo di fermare lo spargimento di sangue, non è escluso che ciò avvenga in temp brevi, a condizione che la maggioranza della comunità internazionale prenda una posizione coerente e di principio. La necessità di porre fine alle ostilità sta diventando sempre più evidente. Si tratta di una questione centrale che funge da garanzia, affinché non si ripeta più una nuova aggressione come quella alla quale abbiamo assistito. Sarà un percorso molto difficile che richiederà trattative complesse.
Com'è la situazione in Russia per quanto riguarda la libertà di espressione?
Oggi in Russia non esiste praticamente alcuna libertà di parola e di espressione anche perché non esistono media indipendenti. Tutti i media indipendenti sono chiusi, privati di licenze, dichiarati agenti stranieri o organizzazioni indesiderabili. Sebbene la Costituzione proibisca direttamente la censura, Roskomnadzor (il servizio federale che si occupa di supervisione in materia di comunicazioni, mass media e informazione, ndr), senza una decisione del tribunale, blocca chi su Internet critica le autorità. Basti pensare che nel 2023 Roskomnadzor con i dipartimenti competenti ha bloccato o cancellato quasi 700 mila contenuti, siti e singole pagine con informazioni vietate dalla legge. Le dichiarazioni contro la guerra vengono in molti casi interpretate come “falsi sulle forze armate” che portano a multe o a procedimenti penali. Dichiarazioni critiche nei confronti delle autorità spesso causano, per chi le pronuncia, alla perdita del posto di lavoro
Memorial riesce a lavorare ancora?
La Corte Suprema ha sciolto Memorial International, con la chiusura della sede di Perm, e il Centro per i diritti umani Memorial. Va detto che le nostre attività non si limitano alle organizzazioni appena richiamate, poiché ci avvaliamo del lavoro di decine di associazioni in diverse regioni della Russia e all’estero, come in Germania, Italia, Francia, Ucraina, Repubblica Ceca, Polonia, Israele e Svizzera. Tutti continuano a lavorare per sensibilizzare l’opinione pubblica su una serie di problemi che non sono affatto scomparsi. Inoltre, cerchiamo di supportare le persone che vogliono conoscere il destino dei loro parenti durante, per esempio, l’epoca del terrore comunista. Il ricordo di chi non c’è più è più forte della propaganda di Stato. La memoria, nel corso di 70 anni di potere sovietico, non è stata distrutta, così come non sarà possibile distruggere la memoria legata a quanto sta accadendo adesso. Il lavoro è impegnativo, ma continua grazie alla conservazione e alla creazione di archivi e alle nostre pubblicazioni. L'anno scorso abbiamo pubblicato un libro su Andrei Sakharov, curato da Memorial, e quest’anno è uscito il secondo volume dell'Enciclopedia della dissidenza.
Due anni fa Memorial ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace a dimostrazione dell’impegno in difesa dei diritti umani. È stato un grande incoraggiamento a proseguire le vostre attività?
Il Nobel per la Pace è stato un riconoscimento non solo per il lavoro attuale in tema di diritti umani, ma per tutto quello che fa Memorial. Non separiamo il passato dal presente. Vediamo le ragioni dei problemi di oggi nel passato e queste ragioni sono la sistematica negazione e soppressione dei diritti individuali da parte delle autorità statali, avvenute tanto in epoca sovietica quanto adesso. La distorsione riguarda la considerazione che si ha delle persone come materiali di consumo. In passato per costruire un futuro luminoso secondo i modelli bolscevichi, oggi per avere una grande potenza secondo i progetti degli agenti di sicurezza.
Quale futuro immagina per la Russia?
La Russia non può trasformarsi in una grande Corea del Nord. Per molte ragioni, la Russia non ha altro futuro se non in Europa. Ma questo futuro è stato allontanato di molto e si continua a volerlo lontano. Credo che il percorso che ci attende sarà difficile e doloroso. Molto dipenderà dalla comunità internazionale, dalla sua coerenza nel proteggere il diritto internazionale e i valori umani universali.