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Roberto Castelli, insieme a Cateno De Luca, presenta la lista “Liberta” (LaPresse)
«Bossi non ha insultato nessuno, ci vuole rispetto». A parlare è Roberto Castelli, che a 40 anni dalla nascita della Lega apostrofa gli attuali dirigenti come «ragazzetti senza arte né parte che senza Salvini non saprebbero dove andare» e ne ha anche per l’Autonomia. «È una trappola - dice - ma ormai il ministro Salvini, nato a Milano, pensa solo al Ponte sullo Stretto…»
Il rapporto tra Bossi e Salvini è ormai deteriorato, e quest’ultimo ha rispedito al mittente gli “insulti” delle ultime ore, pur riconoscendo al primo la paternità del progetto Lega. Lei che sabato era al fianco del Senatùr, cosa risponde?
Che Bossi sia il padre politico di molti, dal sottoscritto a Salvini, mi sembra una realtà talmente lampante che nessuno la può negare. Ma Bossi non ha insultato nessuno. Ha fatto un ragionamento di natura politica dicendo che la Lega, di fronte alla crisi profonda che sta vivendo, dovrebbe avere un cambio di passo e di leadership rispetto alla dirigenza attuale. In ogni caso servirebbero maggior rispetto e attenzione. Bossi è stato consapevolmente dimenticato da tutti, tranne pochissimi tra cui il sottoscritto.
A 40 anni dalla nascita della Lega Nord, cosa rimane in quella attuale?
Non so se ho titolo a parlare della nuova Lega, visto che non ne faccio parte, ma di certo sono rimasti migliaia di militanti, nell’illusione che la Lega- Salvini premier sia simile alla Lega di Bossi. Ma basta avere un minimo di coscienza politica per capire che non è così. Restano anche i dirigenti dell’attuale Lega, perché hanno tutto l’interesse a farlo, ma il cerchio magico di Salvini, esclusi personaggi di altissimo livello come Giorgetti, è fatto da ragazzetti senza arte né parte che senza Salvini non saprebbero dove andare. Poi ci sono i governatori, che hanno diritti e doveri nei confronti dei governati e quindi non possono che tener duro. Ma la Lega di oggi non ha nulla a che vedere con quella che ho conosciuto io.
Per comodità si dice che la Lega sia il partito più vecchio in Parlamento: cosa è cambiato in questi 40 anni?
Approfitto di questa domanda per correggere un luogo comune. Non è vero che la Lega- Salvini premier sia il partito più vecchio in Parlamento. Lo sarebbe la Lega Nord per l’indipendenza della Padania, che però non c’entra niente con la Lega di Salvini, un partito che ha 4- 5 anni. La vecchia Lega esiste ma non ha rappresentanti in Parlamento, anche se alla Lega attuale fa comodo dire di essere il partito più vecchio così da alimentare la storia e la tradizione. Tutte balle. Elettori, militanti, e gli stessi eletti sono convinti di far parte della vecchia Lega, ma non è così.
Il malcontento della vecchia Lega nei confronti di Salvini si è affacciato solo negli ultimi mesi, in contemporanea con il calo di consenso del leader: com’è che i difetti della nuova Lega sono emersi tutti all’improvviso?
Il malcontento tra i leghisti nasce quando viene abbandonata la Lega Nord per motivi diciamo anche pratici, visto che ha sul groppone la restituzione dei famosi 49 milioni, e viene fondato un nuovo partito con un programma ben preciso, cioè far diventare premier Salvini. Ma questo non c’entra nulla col progetto federalista e indipendentista della Lega Nord. I malumori poi rimangono sopiti perché Salvini vince e stravince e quindi nessuno può polemizzare con un segretario che prende il 34%. Ma oggi che la nuova Lega vale meno della vecchia il malcontento esce allo scoperto.
Qual è stato l’errore più importante di Salvini nel passaggio da vecchia e nuova Lega?
Il discorso sarebbe molto lungo ma diciamo che ci sono stati 4- 5 anni in cui il territorio non solo veniva trascurato ma dava fastidio ed è stato letteralmente massacrato. Quando c’è un solo uomo al comando, che ci sia una base militante non solo è inutile ma a volte dà pure fastidio. Adesso che il consenso è svanito stanno cercando di riconquistare il territorio sostanzialmente con un imbroglio.
Cioè?
Mettono sul piatto l’Autonomia, che è una trappola su due piani. Il primo è che non è vero che sarà legge prima delle Europee, visto che sarà votata se va bene in un solo ramo del Parlamento; il secondo è che quel ddl, come dichiarato del resto anche da Calderoli, va a vantaggio del Meridione che riceverà tra gli 80 e i 100 miliardi per la costituzione dei Lep, strumento necessario perché senza di essi di Autonomia non si può nemmeno sentir parlare. Questa riforma è uno specchietto per le allodole alla quale i militanti credono ma che, se passasse, sarebbe una sciagura per il Nord. Poi su alcuni punti, come l’immigrazione, a Salvini do 10 per quanto fatto al governo, fino a diventare un perseguitato dalla giustizia.
Perché, secondo lei, elettori e militanti del Nord si sentono abbandonati da Salvini?
Guardi, per fare un esempio simbolico basti pensare al mitico ponte di Messina. Da quando Salvini è diventato ministro delle Infrastrutture sembra ossessionato da questo ponte, per il quale spende 14 miliardi. E quando gli si obietta che sarà una cattedrale nel deserto lui risponde che stanzierà altre decine di miliardi per le infrastrutture in Calabria e Sicilia. Ebbene, le sto parlando dalla A4 dove in direzione Milano c’è una coda pazzesca. Qui al Nord abbiamo problemi enormi ma se vogliamo fare le autostrade dobbiamo pagarcele da noi, come abbiamo fatto per la Pedemontana o per la Brebemi. Ma il ministro Salvini, nato a Milano, ha in mente solo il ponte di Messina.
La vecchia Lega è stata per anni partner di minoranza nei governi Berlusconi, come oggi la Lega di Salvini lo è nel governo Meloni: quali sono le differenze?
Credo che i voti non solo si contino ma si pesino. Non c’è dubbio che il sodalizio Bossi- Berlusconi, ai quali aggiungo Tremonti, andava al di là dei puri equilibri numerici del Parlamento e il famoso 4% di Bossi contava molto di più. Nessuno dimentica le cene di Arcore in cui effettivamente si faceva la politica del Paese. E diciamo pure che a Fini e Casini giravano enormemente le scatole per il fatto che Bossi e Berlusconi, e anche il sottoscritto, si ritrovassero ad Arcore il lunedì. Non so quali siano i rapporti attuali tra Meloni e Salvini ma lui ha 90 parlamentari quindi penso sia in ogni caso in grado di determinare gli equilibri parlamentari, come è giusto che sia.
Il futuro della Lega è un ritorno alle origini o un qualcosa di completamente nuovo, che vada oltre Bossi e Salvini?
Quel che a me interessa è la questione settentrionale, non ancora risolta. È chiaro che il mondo è cambiato rispetto a 40 anni fa, ma è cambiato in peggio. Dobbiamo contrastare il centralismo romano, che persiste, ma ce n’è uno ancora più pericoloso che è il centralismo di Bruxelles. Basti pensare alla direttiva sulla case green, che è una sciagura per tutto il popolo italiano. Serve una forza che contrasti questi centralismi ed è un compito ancora più difficile rispetto a quello che aveva la vecchia Lega.