«Il luogo nel quale si difende la giustizia, anche contro la legalità, è il Parlamento. La falsa legalità anticostituzionale va immediatamente fermata». L’ex ministro della Giustizia Claudio Martelli non fa sconti. Nostalgico di quando la politica era un mestiere nobile, osserva l’odierno balletto delle forze politiche con un pizzico di mestizia. E con rabbia, quando a finire nel tritacarne sono i diritti fondamentali. Sacrificati in nome di una legalità inamidata che spesso si traduce in barbarie. Per lui rappresenta questo il caso di Ottaviano Del Turco, ex governatore dell’Abruzzo, al quale l’ufficio di presidenza del Senato ha cancellato il vitalizio, perché condannato in via definitiva a 3 anni e 11 mesi per induzione indebita, nell’inchiesta sulla cosiddetta Sanitopoli abruzzese, che a luglio del 2008 gli costò pure l’arresto. Martelli si sfoga sul proprio profilo Facebook, scatenando una marea di commenti e raggiungendo 257mila persone. Il giudizio è tagliente: quella decisione, a danno una persona gravemente malata e praticamente incosciente, è «una barbarie immorale».

Una premessa: nel suo post scrive che Del Turco è stato vittima di una condanna ingiusta.

Riporto quanto detto ampiamente dal suo difensore, Gian Domenico Caiazza, presidente di tutti i penalisti italiani, che di certo non ha bisogno di visibilità e ha l’autorità per parlare. Mi riferisco alla mancanza del corpo del reato: i soldi. Non ce n’è traccia, non c’è nessun passaggio di denaro tra Del Turco e chi lo ha accusato. Angelini, ras della sanità privata, indagato nella stessa inchiesta, dichiarò di aver portato all’ex governatore sei milioni in un cesto di mele. Ma ripeto, di quei soldi non c’è traccia. Mentre ci sono molti indizi di una congiura dello stesso Angelini per salvare se stesso. La vita politico- giudiziaria è piena di falsi pentiti e di congiure.

Non le danno fastidio gli insulti ricevuti?

In verità sono ben pochi rispetto agli elogi. Guardi, mi ricordo bene la gragnola di insulti che mi presi quando cominciai a difendere il cittadino Tortora, quindi non mi sorprende questa e non mi fa né caldo né freddo.

Il vitalizio è stato cancellato sulla base di una delibera del 2015. Perché allora è un atto illegittimo, come lo ha definito lei?

A monte di questo dibattito c’è una questione di fondo: la confusione tra legalità e giustizia, due cose diverse. La legalità è fatta dalle leggi vigenti, la giustizia risponde a dei principi, spesso scritti nelle Costituzioni, non di rado in conflitto con le leggi vigenti, proprio per questo vengono cambiate e aggiornate. Se la legalità fosse sempre giustizia allora erano da considerare giuste anche le leggi razziali di Mussolini, allora era giusto abolire le libertà democratiche fondamentali. Così non è e non deve essere. Il luogo nel quale si difende la giustizia, anche contro le leggi vigenti, è il Parlamento che rappresenta la sovranità popolare. In questo caso, purtroppo, il Parlamento, per colpa degli ex presidenti Grasso e Boldrini, ha dato vita a norme anticostituzionali, a una legalità presunta.

Come considera questo regolamento, dunque?

Un obbrobrio anticostituzionale, perché si tratta di un rapporto pensionistico, al quale chiunque, anche un condannato all’ergastolo, ha diritto. E ad essere anticostituzionale è anche la retroattività della norma: non si può essere condannati per una condotta che è divenuta reato dopo che quell’atto è stato compiuto.

Alcuni senatori hanno espresso contrarietà a questa decisione. Non si poteva fare nulla per evitarlo?

Ho parlato con alcuni esponenti dell’ufficio di presidenza, preoccupati di chiarire la loro posizione. Mi hanno detto: noi siamo incolpevoli, perché siamo esecutori dell’applicazione di una norma vigente, stabilita nella passata legislatura. Ma io dico che è loro dovere, se non sono d’accordo, votare contro, astenersi, impugnare quella norma. Mi dicono che la stessa presidente Casellati, oggi, è orientata a ridiscutere questa questione e la sua vice Rossomando ha manifestato contrarietà a questa delibera già a suo tempo, esprimendo perplessità anche nel caso specifico. Tutti si rendono conto che togliere il vitalizio a un uomo in fin di vita, malato di cancro, Alzheimer e Parkinson, che non può difendersi, perché è praticamente in uno stato di incoscienza, è ingiusto, inumano e anticostituzionale. È una norma infame, se produce questo genere di conseguenze, e perciò va sospesa perché lede diritti che non possono essere soppressi in nessuna circostanza. Lasciamo il culto di questa robaccia al Fatto Quotidiano e a Travaglio: il Parlamento non può farsene complice. Altrimenti finiamo col dare ragione ai grillini: facciamo tutto con gli algoritmi, applichiamo le leggi in maniera automatica, che non lascia scampo. No, il Parlamento è lì proprio per contrastare la falsa legalità in nome della giustizia.

È un modus operandi populista, ma anche le reazioni alla sua esternazione sul caso Del Turco, in alcuni casi, vanno in quella direzione...

Purtroppo due anni fa la maggior parte degli italiani ha dato il suo voto a due forze estremiste, populiste e fondamentalmente anti parlamentari, perché quello che c’è lì dentro è l’antiparlamentarismo, malattia tipica delle forze reazionarie, autoritarie e antidemocratiche. Il primo nemico del parlamentarismo fu Mussolini e instaurò una dittatura. Come diceva Manzoni, c’è un conflitto permanente tra il buon senso e il senso comune. Il senso comune è quello che si eccita e si appaga per le risposte più semplicistiche, più immediate che rispondono all’umore. Ma l’umore della folla porta al linciaggio, alla gogna. La civiltà consiste proprio nel resistere a queste tentazioni.

Le riforme di questi anni, spesso pensate sull’onda delle emergenze, vanno in questa direzione. Come le giudica?

Orrende. L’abolizione della prescrizione, ad esempio, è contraria alla Costituzione, che stabilisce la ragionevole durata del processo. Anche altre norme importanti, ai fini delle garanzie, sono state travolte dalle misure legislative adottate negli ultimi anni. Sappiamo benissimo che la fonte è quella del M5s, del loro antiparlamentarismo, che procede come un rullo compressore su alcune libertà fondamentali. Il taglio dei vitalizi e la riduzione del numero dei parlamentari, a costo di cancellare la rappresentanza di alcuni territori, rappresentano un altro vulnus alle libertà democratiche. I 5Stelle vogliono parlamentari impiegati di una forza politica governata dalla piattaforma di un’associazione privata. C’è da ridere e adesso se ne stanno rendendo conto anche loro, come si vede dalle liti interne. È un delirio che deve essere fermato.

Queste riforme dove ci porteranno?

Ad un sistema autoritario, ad un sistema anonimo in cui i cittadini non eleggono più un loro rappresentante, ma delegano la loro volontà a una macchina informatica, burocratica, a dei gruppi di potere i quali camminano con gli scarponi sopra l’indipendenza di ogni singolo parlamentare. Il dovere dei parlamentari non è rispettare ciecamente una norma, se ingiusta, ma interpretare i principi fondamentali della Costituzione.

La più bella del mondo, dicevano.

E se lo sono dimenticati.