Brutta e senz’anima. Così, parafrasando Cocciante, è possibile descrivere la manovra economica per il 2020. Se quella del 2019 era quella che avrebbe dovuto, con un deficit al 2,4%, “sconfiggere la povertà” ( salvo retromarce improvvise a dicembre), quella in costante rifacimento al ministero dell’Economia non ha nemmeno uno slogan. Secondo molti commentatori, manca di carattere; non ha un’anima, insomma ( Cocciante dixit). Ma è esclusivamente frutto della maggioranza che l’ha partorita. Non si può certo dire che l’alleanza giallo- rosè la abbia. E’ figlia di un blitz agostano. E la manovra economica è la logica conseguenza.

D’altra parte, a fronte di un intervento complessivo intorno ai 30 miliardi, la metà viene da misure in deficit, che lievita dall’ 1,6 al 2,2%. E per la metà che rimane, il 25% è dato a misure antievasione che, com’è noto, l’Eurostat di solito non contabilizza ex ante nel deficit; ma solo ex post.

Ne consegue che l’equivoco politico di questa maggioranza si sta riverberando sui conti pubblici. Con il risultato che M5S, Pd ed Italia Viva stanno litigando su come reperire 7 miliardi. Un dato storico: con il bilancio di assestamento, il precedente governo ha recuperato 6 miliardi, rimodulando le spese sia per “quota 100” sia per il “reddito di cittadinanza”.

Ora, invece, spuntano idee bislacche come quelle di ridurre ( fino ad eliminare) le detrazioni fiscali per chi guadagna più di 100/ 120 mila euro all’anno. Esattamente come prima ne erano spuntate altre ( poi cancellate) di impedire il conguaglio fiscale per chi aveva accumulato un credito fiscale se aveva ricevuto una cartella esattoriale.

Idee bislacche, appunto. Che fanno a pugni con la realtà sociale. Forse, prima o poi, nascerà un unico bonus per i figli. Ma non sono certo i 240 euro al mese a bebè che spingerà gli italiani a riprodursi con maggiore velocità. Misure che non tengono conto di una proiezione demografica che porta l’Italia ad essere, dopo il Giappone, il Paese al mondo con il maggior numero di ultra 65/ enni. E per questi pensionati/ contribuenti/ elettori cosa fa il governo? Nulla.

Il taglio del cuneo fiscale di cui tanto si favoleggia ( Gualtieri lo vorrebbe portare da 2,5 a 3 miliardi, ma i benefici arriveranno solo a luglio prossimo) non riguarderà i pensionati. Se così fosse, il sostituto d’imposta ( l’Inps) finirebbe per pagare meno imposte allo Stato. Quindi, ne potranno beneficiare soltanto i lavoratori dipendenti.

Sarebbe già un primo passo. Senonchè, l’ex ministro del Lavoro ed attuale ministro degli Esteri, ha varato una riforma – in modo altisonante definita “Decreto Dignità” – che ha spinto molti occupati a tempo a creare una propria partita Iva pur di rimanere in azienda. Con il risultato che oggi costoro subiranno un doppio danno: aver prima subito sulla propria pelle il “Decreto Dignità” ed ora essere esclusi dal beneficio del taglio del cuneo fiscale. Paradossalmente, però, questo rischia di essere il danno minore prodotto da questa manovra. Quello più grande sarà proprio il venire meno dell’argomentazione principale per cui è nato questo governo: l’aumento dell’Iva. Se con artifici contabili ( cioè, maggior deficit) e misure tampone il governo Conte Bis riesce a neutralizzare i 23 miliardi che sarebbero dovuti scattare il prossimo 1° gennaio ( decisi dal Conte Uno), non sarà lo stesso per il bilancio 2021. Le tabelle che verranno allegate alla manovra mostrano che nel 2021 l’Iva aumenterà di circa 20 miliardi, a fronte dei 29 promessi dai gialloverdi a Bruxelles.

D’altra parte, l’equilibrismo politico è nell’essenza stessa della maggioranza giallo- rosè. Un esempio fuori manovra? L’atteggiamento sulla Turchia: tutti a chiedere l’embargo alla vendita di armi ad Ankara. Ma questo sarà applicato solo alle nuove esportazioni. E nessuno parla dei 150 militari italiani che rimangono su territorio turco ad azionare radar italiani.