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Lucio Malan (Fratelli d'Italia)
Il centrodestra segue compatto la premier Giorgia Meloni nella discussione in merito al salario minimo che il Parlamento affronterà concretamente alla ripresa dei lavori di settembre, nonostante le richieste di segno diverso arrivate dai banchi del centrosinistra. Oggi è previsto il confronto tra il governo e le opposizioni che hanno vivacemente protestato dopo le ultime dichiarazioni della premier che ha ribadito la posizione contraria al salario minimo che, almeno nell’interpretazione del governo, potrebbe portare al ribasso degli attuali stipendi. L’apertura, invece, sarebbe ampia su una proposta di tutela complessiva dei diritti dei lavoratori, soprattutto quelli precari. Il capogruppo di Fdi al Senato Lucio Malan spiega la situazione che rimane assai complessa.
Dopo le dichiarazioni di Giorgia Meloni il confronto con le opposizioni ha ancora senso?
L’incontro con le opposizioni si farà, ma è chiaro che il governo non ha cambiato idea rispetto a quanto già ribadito in più occasioni. E non ha cambiato idea neanche nel volere ascoltare le opposizioni e le loro proposte. Spero che si tratti di un incontro costruttivo, il che non vuol dire che il governo debba rinunciare alla sue idee, ma che dal dibattito possano arrivare spunti interessanti per spiegare le reciproche posizioni su un tema di cui si parla da tempo, ma che adesso deve essere affrontato in modo costruttivo.
E quali potrebbero essere questi spunti e queste idee nuove per superare l’attuale momento di stallo? Una posizione intransigente del governo non rischia di bloccare tutto prima ancora che il confronto cominci?
Si fa un incontro appositamente per verificarle. Sicuramente non possono essere applicate ricette precostituite senza che nessuna parte rinunci a nulla e perché sono diverse le ricette fin qui proposte. Si tratta di un problema complesso che per arrivare a soluzione ha bisogno del contributo di tutti. Non è vero che il governo ha una posizione intransigente, come dimostrano i vari passaggi parlamentari e i provvedimenti adottati. È necessario sviluppare la discussione ed è prematuro provare a prevedere ciò che succederà.
Ritiene concreto il rischio che l’introduzione del salario minimo possa livellare verso il basso le retribuzioni con conseguenze negative per i lavoratori?
Di certo non si può trascurare questo pericolo. Anzi è un elemento di cui si deve tenere conto e da valutare con attenzione. Così come nell’approccio alla discussione non si può non constatare che in questi mesi di azione il governo di centrodestra ha messo in campo misure che hanno determinato un miglioramento dei livelli di occupazione. Una circostanza assai importante che costituisce una fondamentale e molto importante premessa per arrivare ad una concreta crescita del salario quale che sia il meccanismo con il quale viene determinato. Se, invece, tanta gente dovesse continuare a non avere lavoro o rimanere disponibile a offrire la propria opera per paghe molto basse, allora saremmo davanti a premesse difficili per arrivare a un aumento dei salari e sarebbe assai complesso arrivarci in qualsiasi modo.
Dopo il taglio al reddito di cittadinanza e la posizione critica sul salario minimo il governo di centrodestra rischia di essere percepito come nemico dei lavoratori. Ha questa sensazione?
Non credo che questa interpretazione possa essere accolta. Basta pensare a uno degli ultimi interventi approvati dall’esecutivo e cioè quello relativo alla tassazione degli extra profitti delle banche per capire i reali obiettivi del governo. Con questa misura riusciremo ad ottenere delle risorse che andranno nella stessa direzione di molti interventi già effettuati a favore dei redditi più bassi che non hanno però un taglio assistenziale. Mi riferisco in particolare al taglio al cuneo fiscale, all’aumento delle pensioni minime e degli assegni per coloro che hanno figli a carico. Vorrei anche ricordare che nel passato si sono fatti interventi esattamente contrari alla misura approvata dall’ultimo Consiglio dei ministri, con atti di sostegno alle banche o, ancora, con l’aumento dell’Iva che colpisce trasversalmente tutti i soggetti, compresi quelli più deboli».