La tesi di Max Weber su etica protestante e spirito capitalista ha fatto scrivere intere biblioteche . Potenza di un classico. E’ un accostamento geniale quello tra sfera religiosa e attività economica, due mondi che sembrano opposti , ma del resto se “la filosofia è la domenica della vita” come diceva un altro tedesco ( e per giunta protestante) come Hegel, occorre trovare un equivalente per gli altri giorni della settimana. Il diritto è sicuramente materia da giorno feriale ma risente anch’esso della concezione religiosa del popolo che lo esprime.

Prendiamo un tema attualissimo, come la selezione dei magistrati e confrontiamo le differenti scelte di alcuni Paesi Europei. E’ singolare vedere come i criteri cambino a seconda della religione storicamente prevalente e della concezione del laico nella Chiesa. Il primo modello è quello dei Paesi anglosassoni, di cultura religiosa prevalentemente calvinista.

Qui i magistrati, esattamente come i pastori d’anime, non costituiscono una categoria a parte rispetto al laicato : vengono scelti , spesso su base elettorale, tra gli avvocati di maggiore età ed esperienza. Il magistrato non è il rivale dell’avvocato: è semplicemente un suo collega più anziano. Del resto il magistrato nei casi più importanti è solo un arbitro : a decidere la colpevolezza o l’innocenza nei processi più gravi è una giuria laica. Lo stesso avviene nelle Chiese riformate di tipo calvinista o metodista : il predicatore non ha un carisma diverso dai fedeli ; è semplicemente uno di loro che ha fatto uno studio teologico.

Il secondo modello è quello tedesco, dove notoriamente la religione prevalente è quella protestante luterana. L’errore di molti italiani è di fare dell’erba evangelica tutto un fascio e confondere calvinisti e luterani. Questi ultimi sono molto più vicini ai cattolici, tanto che il termine “protestanti” equivaleva a “cattolici dissidenti” almeno nei primi anni della loro esperienza.

Per i luterani il pastore ha un ruolo più spiccato e distinto dal popolo, pur facendone parte.

Infatti in Germania la formazione di magistrati e avvocati è la stessa : escono tutti dal severissimo “secondo esame di diritto “ ( non si può provare più di due volte) e hanno una solidissima formazione teorica comune che li rende sostanzialmente equiparati, anche nella disposizione dei banchi in aula.

E’ lo stesso sistema con cui in Germania si formano gli uomini di Chiesa: studi universitari selettivi e primato sul popolo fondato non sull’autorità o un carisma sopranaturale, ma sulla superiore conoscenza.

Hegel sul punto scrisse uno dei suoi ultimi discorsi , celebrando il trecentesimo anniversario della Confessione Augustana del 1530 che segnò l’inizio della Chiesa Luterana. Da noi i magistrati sono come i preti ( nessuno si risenta da ambo le parti dell’accostamento).

Prendono la toga ( o la tonaca) da giovani e tendenzialmente per tutta la vita, sono selezionati per studi e condotta e costituiscono un ordine chiuso e ben separato dai laici che hanno il compito di ammaestrare e ammonire. Ogni controllo esterno, specie da parte della componente del laicato più vivace e polemica ( come è in ambito giudiziario l’avvocatura) li irrita e sconcerta: reclamano con forza la necessità di controlli esclusivamente interni, in virtù e in ragione di un ministero e di un carisma che viene loro dall’alto. Curiosamente uno dei centri di formazione dei magistrati italiani era nei Castelli Romani a pochi chilometri dal bosco sacro di Ariccia dove Frazer ambienta il suo memorabile finale del “Ramo d’Oro “, il saggio sul rapporto tra sacerdozio e magia nelle civiltà di ogni tempo. Chi si illude con sorteggi e riforme di cambiare la magistratura italiana sappia che si muove all’interno di un bosco sacro, pieno di spiriti arcani.