Intervistare Emanuele Macaluso, 91 anni, tra un suo viaggio e l’altro per presentazioni di libri, tra decine di telefonate, sembra avere a che fare con un leader politico ancora in auge, ma senza staff. Per cui se la sbriga da solo, facendo piroette, alla sua veneranda età. Ma lui ha già scritto: “Se non continuo a lavorare muoio”. Il tema che Il Dubbio affronta con l’autorevole ex di tante cose (da dirigente “migliorista” del Pci, di cui fu capo dell’organizzazione con Palmiro Togliatti, direttore dell’Unità e Il Riformista), ora analista politico a tempo pieno, è la crisi del centrodestra e del centrosinistra. Lui li giudica entrambi «fragili creando così fragilità anche alla democrazia».Senatore Macaluso, Silvio Berlusconi se la è cavata in sala operatoria, se la caveranno anche Forza Italia e il centrodestra?Io penso che il centrodestra, con Berlusconi nelle condizioni in cui è, in ogni caso subirà un ridimensionamento. Ed è inevitabile in un partito che è un partito personale. Il berlusconismo è stato una categoria, diciamo così, della destra. Forza Italia sarà ridimensionata.Ma dalla prima tornata di Amministrative non sembrerebbe. O no?Sì, stavo per dirlo. Io penso che queste elezioni comunali abbiano dimostrato - il risultato di Milano è il più significativo (FI a oltre il 20 per cento ndr) - che il centrodestra può essere la contrapposizione al centrosinistra.Un’alternativa quindi al centrosinistra?Sì, ma il punto è che può essere in questa competizione un’alternativa al grillismo. Nazionalmente il centrodestra in queste amministrative ha dimostrato di avere ancora una forza più consistente del M5s.Insomma, può sostituirsi ai Cinquestelle nella sfida con il centrosinistra. Sta dicendo allora che Berlusconi è ancora vivo anche politicamente?Berlusconi o non Berlusconi, io ritengo che la destra in Italia abbia ancora storicamente una sua presenza sociale, politica, culturale, nella quale sono confluiti pezzi di Dc e di altri partiti. E comunque la destra o il centrodestra, come vogliamo chiamarlo, in tutta Europa ha una sua presenza. Il punto è vedere come sarà espressa. Finora lo ha fatto Berlusconi, ma lui non potrà più essere quello che è stato. Il problema del centrodestra è capire come si articolerà.Lei pensa che Forza Italia è Berlusconi e senza di lui sarebbe un’altra cosa?No, io non penso che sia solo Berlusconi. Ma che l’area di centrodestra è una realtà in tutti i Paesi europei. Ma d’altra parte non può essere espressa in Italia neppure da Matteo Salvini.Perché?Salvini ha una posizione lepenista, esprime più una destra che un centrodestra. Non l’area moderata. Quindi, è chiaro che non sarà Salvini a poter guidare questa area, si può accodare ma non può guidare.Lei vede ora una personalità che possa sostituire l’ex premier e leader azzurro?Ma, io non lo so. Oggi non si vede, non c’è. Come in tutti i partiti personali, quando la personalità che la guida non ha più il carisma e soprattutto l’età, vengono meno condizioni fondamentali. Quindi, io credo che la situazione al momento sia enigmatica.Intanto, in FI, è scontro, esponenti di spicco, politicamente parlando se ne stanno dando di santa ragione. Che ne pensa?Io ritengo che la democrazia italiana avrebbe bisogno di partiti solidi a destra e a sinistra. Ma questo non c’è. Quindi, la fragilità della democrazia italiana è dovuta alla fragilità e inconsistenza dei partiti.C’è un problema di classe dirigente anche a sinistra?Sì, non essendoci anche lì un partito strutturato, perché nel centrosinistra oggi c’è solo il Pd. E il Pd non è una partito strutturato. Anche esso è un aggregato politico culturale. Oggi molto caratterizzato da una personalità che è Matteo Renzi. Quindi, anche in questo caso io non riesco a vedere bene quale possa essere il futuro di questo partito.Anche il Pd è un partito personale?È una situazione del tutto diversa. Perché è chiaro che Berlusconi è padrone di mezzi di comunicazione, di grandi aziende, un uomo ricchissimo, e ha una specie di proprietà, diciamo così, del partito. Renzi è soltanto un leader politico…Ma non crede che il premier e segretario stia un po’ troppo personalizzando il partito?Non lo sta personalizzando, l’ha già personalizzato. Tutti parlano di “partito democratico renziano”. Qualcuno ha già coniato l’acronimo “PDR”, partito di Renzi.Il cosiddetto partito della Nazione non ha sfondato nelle urne. Come se lo spiega?Intanto, queste sono cose un po’ giornalistiche. Però Renzi ha cercato di espandere il partito nell’area moderata, non di centrodestra, ma centrista. Ma ora soffre di una frana a sinistra e io non ricordo solo la cosa molto modesta dei vari Stefano Fassina, mi riferisco all’astensionismo di sinistra. Quello sì che è molto preoccupante.Renzi ha detto che vuole usare “il lanciafiamme” nel partito. Che ne pensa?Vabbè, mi scuso per la definizione, ma queste sono parole sciocche che provocano solo irritazione e non hanno nessun senso politico. Invece di parlare di lanciafiamme, deve cercare di ricostruire il partito. Ma io ho dubbi che siano in grado oggi di costruire un partito molto organizzato e presente nel territorio.Intanto, “La Repubblica” fa un retroscena, secondo il quale, Massimo D’Alema voterebbe la pentastellata Virginia Raggi a Roma pur di cacciare Renzi. Articolo, duramente smentito dall’ufficio stampa dell’ex premier, che mette sotto accusa “i mandanti” i quali metterebbero in giro certe notizie. Circolano troppi veleni nel centrosinistra?Io critico da sempre D’Alema, ma per altri motivi. Però il servizio di Repubblica è vergognoso.Addirittura?Sì, non si può fare una pagina con virgolettati di amici anonimi di D’Alema. È un modo di fare giornalismo veramente indegno. Se D’Alema avesse fatto un’intervista e detto quelle cose, sarebbe ben altra storia. Ma un’operazione come quella che ho letto davvero non si può fare (torna delle vesti del severo e rigoroso direttore dell’Unità da quasi un milione di copie ndr). Pur avendo una posizione molto critica su D’Alema ritengo questo modo di fare giornalismo davvero sbagliato.Perché è così critico con l’ex premier ed ex segretario del Pds-Ds?Per cento motivi. Ma soprattutto ritengo lui uno, certamente non il solo (sottolinea ndr), dei responsabili del fatto che in Italia non ci sia un partito di sinistra, legato al socialismo vero.Tornando al centrodestra da dove eravamo partiti, Gianni Letta è da tutti descritto come “il reggente” di Forza Italia. Che ne pensa?Gianni Letta non credo che si dedichi al partito. Lui è l’uomo di fiducia di Berlusconi per i rapporti con le istituzioni, con le altre forze politiche. È un personaggio che viene speso per la parte diplomatica. Letta è il grande diplomatico.