La condanna di De Benedetti è abbastanza assurda, come tante altre condanne. L’articolo 27 della Costituzione prevede che la responsabilità sia “personale”, non di gruppo, ed è molto improbabile che Carlo De Benedetti fosse personalmente a conoscenza della presenza di amianto - e del rischio per la salute che ciò comportava - in un certo talco che si usava per la produzione delle macchine da scrivere, negli anni 90, negli stabilimenti Olivetti. I giudici invece hanno accolto la tesi un po’ scombiccherata dell’accusa.Secondo la quale De Benedetti sapeva e approvava. E ora lo vorrebbero spedire in prigione (insieme a suo fratello) per cinque anni e qualche mese (a ottant’anni suonati di età). Se - per assurdo - ciò avvenisse davvero, sarebbe uno sbrego orrendo sul volto della democrazia italiana e del suo stato di diritto.Eppure vedo che ci sono diverse persone, anche sagge e intelligenti, che vorrebbero la punizione esemplare. Perché? Per due ragioni. La prima è una specie di esigenza insopprimibile di equità che non sopporta che il “ricco” la faccia franca, mentre - probabilmente - un povero che si prende cinque anni di galera poi li sconta davvero. La seconda ragione è la rivalsa. Per spiegarci: avete condannato Silvio Berlusconi a quattro anni di galera per evasione fiscale (sebbene fosse quasi certamente innocente), avete fatto i diavoli a quattro perché fosse scacciato dal parlamento e fosse costretto a scontare la pena (cosa che è avvenuta): ora tocca a voi.Il problema è che lo Stato di diritto non si costruisce sulle rivalse. E’ vero che Silvio Berlusconi fu condannato a una pena spropositata per una evasione fiscale delle sue aziende (di circa quattro milioni) della quale molto, molto probabilmente non era a conoscenza. E che anche per lui si è fatta valere la responsabilità oggettiva, così come per De Benedetti, e si è violato l’articolo 27 della Costituzione. E’ anche vero che nel caso di Berlusconi tutto lascia credere che la ragione della condanna fu la politica, e l’azione incessante condotta dai suoi avversari, soprattutto attraverso i giornali e i mezzi di informazione, e in particolar modo attraverso i giornali di De Benedetti. Ma questa violazione dello stato di diritto e del garantismo non giustifica una nuova violazione, uguale e contraria, a carico di De Benedetti.Al contrario. Proprio il precedente di Berlusconi (la cui condanna ha peraltro comportato forti spostamenti nei rapporti di forza della politica italiana) deve valere come monito e come incitazione perchè simili ingiustizie non si verifichino più.Dopodiché sarebbe molto interessante capire se lo stesso De Benedetti e i suoi giornali ora avranno un ripensamento. E cioè prenderanno in considerazione l’ipotesi che la giustizia in Italia non sempre funziona benissimo, che la persecuzione politica esiste, e che qualche riforma che riducesse il potere dei Pm (compresa una seria normativa sulla responsabilità civile e la separazione delle carriere) sarebbe assai utile, anzi, urgente.Non sarà così. Gli amici di De Benedetti continueranno a invocare giustizia e sospetti contro Berlusconi e contro i suoi amici e viceversa. E i garantisti continueranno a predicare, isolati e sbeffeggiati, ora dagli uni ora dagli altri.P. S. C’è un’altra ragione per la quale è opportuno non pensare nemmeno lontanamente alla carcerazione dei fratelli De Benedetti. Sono entrambi largamente ultrasettantenni, e la legge prevede che, di solito, gli anziani non vadano in cella. Magari, per questa ragione (e per molte altre) sarebbe anche serio liberare Dell’Utri.