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Nella bellissima lettera inviata ieri alle guardie carcerarie, il Presidente Mattarella ha scritto delle cose molto importanti, e che possono sembrare quasi rivoluzionarie. Ha detto che il carcere non deve avere semplicemente una funzione punitiva, ma soprattutto rieducativsa. Ha parlato della necessità di mantenere il senso di umanità nei trattamenti carcerari. Infine ha dichiarato necessario addirittura «un cambiamento del modello di detenzione». Ha scritto anche altre cose importanti, specie sul sovraffollamento, ma fermiamoci a questi tre elelmenti, perché sono devastanti.Avete presente quello che si dice, di solito - lo dicono i giornalisti, gli intellettuali, i magistrati, i politoiologi e i politici, in grande, grande maggioranza, e molto, molto spesso - sulla necessità della certezza della pena come unica vera riforma, necessaria a rendre moderno il nostri sostema giudizariao e della sicurezza? Bene, Mattarella - con la sua vocina esile e molto timida - stavolta ha mandato allaria tutto il castello, ha sfidato il senso comune e la pancia del popolo, e ha chiesto di rovesciare il modo con il quale lopinione pubblica concepisce giustizia e pena.Difficile pensare che Mattarella abbia parlato a vanvera. Lo conoscete tutti: non è il tipo. E allora aveva ben presenti le conseguenze dei suoi ragionamenti. Provo a elencarne qualcosina. Prima: no allergastolo (come peraltro ha già detto varie volte il papa). Soiprattutto no al cosiddetto ergastolo ostativo (cioè a quella forma di finepenamai che esclude laccesso ai benefici di legge e alle riduzionidi pena). E chiaro che il carcere a vita non è rieducativo, e dunque non può rientrare nel nuovo modello di carcere che il Presidente della Repubblica sollecita. Secondo: basta col 41 bis, cioè col carcere duro, che è stato introdotto nei regolamenti un quarto di secolo fa, come misura emergenziale, ma che è ancora lì: il 41 bis non è un modello di detenzione che rispetti il senso di umanità nei trattamenti carcerari.Terza conseguienza: va riesaminato tutto il capitolo del carcere preventivo. Che non ha funzione educativa, che non prevede senso di umanità quando si protrae anche per due o tre anni (talvolta di più) senza neppure una sentenza di condanna di primo grado e spesso (nel 25 per cento dei casi) si conclude con lassoluzione. Anche perché la carcerazione preventiva - se non limitata ai casi di assoluta sicurezza ed emergenza - è in violazionbe palese dellarticolo 27 della Costituzione.Ecco, appunto: la Costituzione. In realtà questa sassata di Mattarella al castello della giiustizia ingiusta non è poi tanto rivoluzionaria. Il Presidente si limita a chiedere il rispetto della Costituzione. E precisamente di quel benedetto articolo 27 che, in assoluto, è larticolo meno citato dai mass media e meno conosciuto dalla noistra intellettualità e dallestablishment. Su questo giornale, spesso, lo abbiamoricordato e trascritto. Per i distratti lo facciamo di nuovo:«La responsabilità penale è personale.Limputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva.Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato»