Magari ieri è andata meglio.

Magari come da copione le cifre da caos calmo di Giovanni Tria si sono scontrate con la vociante ruvidità di Matteo Salvini e il levigato sussiego di Luigi Di Maio, moderato ma 2.0. Per poi planare sul velluto della mediazione copyright Giuseppe Conte. Forse. Magari.

Perché in verità uno degli aspetti che più sconcerta del modo in cui maggioranza gialloverde e governo trattano i dossier più spinosi e i provvedimenti più complicati sta nella dicotomia per cui i medesimi Di Maio e Salvini se le danno di santa ragione appena e dovunque possono, ma poi quando si siedono al tavolo del Consiglio dei ministri fanno flanella e producono arabescati minuetti.

Questo almeno è ciò che accade stando alla narrazione che divulgano gli stessi ministri, premier compreso. «Litigi? Li leggiamo sui giornali. Nel Consiglio dei ministri è solo armonia e collaborazione» : è lo spartito coralmente intonato.

Ma sul serio? Perché delle due l’una.

O a palazzo Chigi non ci vanno i titolari di dicasteri bensì loro replicanti che annuiscono senza entrare nel merito dei provvedimenti, oppure i litigi ci sono eccome, perfino stentorei, però strutturalmente sottaciuti. In entrambi i casi, non un buon servizio per la comprensibilità del confronto all’interno della maggioranza.

Forse, chissà, senza ingiustificata supponenza e tuttavia con opportuna insistenza, si può suggerire ai ministri, vicepremier in primis, se davvero ne avvertono la necessità, di litigare eccome, esponendo ciascuno con la necessaria foga le proprie motivazioni. E poi di spiegarle nei resoconti e nelle conferenze stampa conclusive. Magari, forse, chissà: però così si eviterebbero le imbarazzanti approvazioni di misure “salvo intese”. Che vuol dire senza intese.

Tacere in Consiglio dei ministri, che è il luogo costituzionalmente deputato a prendere le decisioni per il Paese, e poi disputare a mezzo stampa, a colpi di tweet o a botte di video su Facebook sarà anche tecnologicamente entusiasmante.

Ma interdice il confronto. E svia la comprensione dei cittadini.