L’avvocata Maria De Cono è componente del Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria ( CPGT) e coordinatrice di Prodigit, il progetto destinato a rivoluzionare la giustizia tributaria attraverso una sempre maggiore digitalizzazione dei servizi e un aumento della prevedibilità delle decisioni, con un’attenzione particolare per la competitività. Spicca tra gli aspetti più innovativi l’utilizzo dell’intelligenza artificiale.

Avvocata De Cono, Prodigit è considerato un punto di forza della giustizia tributaria. Migliorerà il lavoro dei professionisti?

Prodigit è nato nel 2019 e guarda al futuro. Ha attraversato il periodo della pandemia con varie sospensioni e i dirottamenti dei finanziamenti previsti. Finalmente, nel maggio 2022, abbiamo ottenuto l’approvazione definitiva e l’assegnazione di un budget di circa 8 milioni. Entro il prossimo dicembre dobbiamo concludere tutte le attività, rendicontazione compresa. Il progetto nasce da giudici tributari per giudici tributari e da giudici che hanno svolto per molto tempo l’attività forense, come la sottoscritta. Mi sono approcciata a Prodigit tenendo conto di quello che si può cambiare sulla base di un’esperienza ultratrentennale come avvocato e come giudice tributario. Spero che si tratti davvero di un miglioramento, tenendo conto di un elemento fondamentale.

Quale?

La giustizia tributaria non vuole essere autoreferenziale, vuole condividere con tutti gli stakeholder, a partire dagli avvocati e dai commercialisti, l’idea che dobbiamo migliorare la nostra autorevolezza e credibilità. Dobbiamo essere orgogliosi di avere una nostra specificità e professionalizzazione. A ciò si aggiunga il fatto che il nostro lavoro è essenziale per il miglioramento più importante del rapporto generale tra fisco e contribuente. In un paese civile, in cui il welfare funziona bene, è vitale un rapporto sano tra fisco e contribuente. Vogliamo contribuire al miglioramento della credibilità e dell’autorevolezza del giudice. Tale esigenza si colloca in una più ampia visione con l’auspicio che possa essere migliorata l’intera filiera fiscale. Per questo motivo abbiamo creduto e crediamo fortemente nel gioco di squadra.

Un lavoro che ha potuto contare sul contributo di tante persone?

Proprio così. Abbiamo coinvolto circa 400 tra giudici, avvocati, commercialisti, professori universitari, giovani esperti di diritto tributario. Al nostro fianco anche il partner tecnologico Sogei e tutti i funzionari amministrativi del Mef. È stato creato un vero e proprio movimento culturale che ci ha fatto trovare al posto giusto e al momento giusto nella tematica dell’intelligenza artificiale.

L’utilizzo dell’IA è una svolta per la giustizia e, nel nostro caso, per quella tributaria?

Tutte le giurisdizioni adesso stanno iniziando ad occuparsene. Per quanto ci riguarda siamo arrivati abbastanza presto. Il progetto Prodigit, anche se nato nel 2019, ha subito, dopo l’emergenza Covid, una accelerata sul fronte dell’IA. Ma badiamo bene: Prodigit è una proposta di buone pratiche. Noi non passiamo attraverso modifiche legislative, ma attraverso la creazione di buone prassi e di prodotti destinati a rimanere nel tempo. Ad esempio, tutte le categorie che si occupano di giustizia faranno parte di un tavolo tondo con giudici, uffici impositori e difensori. Un modello sperimentale di consiglio giudiziario che, però, non ha nulla a che vedere con i consigli giudiziari della giustizia ordinaria. Vogliamo creare e mettere a regime un luogo di confronto, di discussione e di ricerca delle soluzioni delle criticità che ognuno rileva nello svolgimento della propria attività. L’utilizzo dell’IA avviene nella banca di giurisprudenza di merito e tributaria. Credo che questo sarà il risultato più apprezzabile in assoluto. Oggi non esiste una raccolta pubblica e gratuita accessibile a tutti coloro che sono interessati alle sentenze tributarie nazionali. Siamo partiti da una condizione di non conoscenza che provocava timori. L’intelligenza artificiale servirà per creare dei sommari, ex massime, di ciascuna sentenza. A venirci incontro è il modello di ChatGpt- 4, testato già da un centinaio di superesperti tributaristi con eccellenti feedback. L’intelligenza artificiale determina una rivoluzione culturale.

A Roma ci sarà un importante appuntamento con due fili conduttori: le sfide e le opportunità collegate all’IA nella giustizia. Un’occasione per riflettere con esperti nazionali e internazionali?

Il 29 settembre, nella sede della rappresentanza del Parlamento europeo, sono previste, nell’ambito del progetto Prodigit, quattro sessioni di studio. Dedicheremo ampio spazio a tutto quello che sta accadendo in Europa sul fronte dell’IA. Le tre istituzioni, Parlamento europeo, Commissione e Consiglio, stanno lavorando per scrivere la prima legge al mondo sull’intelligenza artificiale. Ci imbatteremo con i meccanismi che ne derivano e che richiedono di essere applicati in modo coerente con i valori comuni della cultura europea e con la giustizia.

Ieri, sul nostro giornale Antonio Leone, presidente del Consiglio della Giustizia tributaria, si è soffermato sulla «dipendenza dei giudici tributari dal Mef, che paga loro gli stipendi». Una questione di non poco conto?

Mi associo alle parole e alle valutazioni del presidente Leone. Spero che il legislatore nella riforma fiscale tenga conto, con lo stesso ottimismo, di un modello di buon funzionamento al passo con il resto d’Europa. Prodigit è solo l’inizio di una nuova era. Stiamo capovolgendo la logica tradizionale che vedeva la giustizia tributaria negletta, un po’ polverosa e ammuffita. Abbiamo cambiato molto. Se però vogliamo davvero avere un modello di giustizia tributaria credibile e affidabile, dobbiamo dare dignità ai giudici. La giustizia tributaria annovera giudici onorari, che svolgono un’altra attività e non sono pagati. Per avere super- professionalità ed eccellenze, in grado di competere con il resto d’Europa, ci vogliono giudici a tempo pieno e ben pagati.