Roberto Benaglia, segretario della Fim Cisl, anticipa il congresso dei metalmeccanici parlando di una di situazione di «crescita dell’inflazione che non deve bruciare posti di lavoro» e della necessità di «provvedimenti contro la speculazione degli extra profitti, mettendo dei tetti ai costi energetici».

Segretario Benaglia, cosa dobbiamo aspettarci dal congresso di questa settimana?

Il congresso si terrà a Torino, città scelta non a caso perché in grandissima trasformazione tra un passato storico di conquiste sindacali e una transizione che va conquistata e che deve essere sostenibile. Abbiamo scelto Torino perché il cambiamento del lavoro deve poter camminare in città simboliche dalle quali guardare in avanti con fiducia. Lo slogan è “partecipiamo per più lavoro giusto” ed è la nostra filosofia. Cioè quella di un sindacato che vuole guardare all’innovazione con interesse e dando un contributo a una turnazione giusta e socialmente sostenibile. Lo stesso vale per i lavoratori in smart working che devono avere lavoro e reddito adeguati ai risultati.

Viviamo un periodo difficile: cosa occorre per impedire che il conflitto in Ucraina arrivato dopo la pandemia fermi crescita e occupazione?

Il congresso si tiene in un’epoca eccezionale, nella quale stiamo vivendo una curva della storia. Quanto sta capitando tra pandemia e guerra ci fa ripensare gli obiettivi. L’industria metalmeccanica che sta riaprendo dopo la pandemia rischia di rallentare per mancanza di materie prime, aumento dei costi dell’energia e difficoltà di poter tenere assetti produttivi adeguati. Siamo di fronte a una grande fase di incertezza. È molto importante quindi reperire fonti energetiche adeguate ma queste costano e siamo di fronte a una crisi di offerta. Ci sono aziende con ordini pronti ma mancano i semiconduttori. Quindi bisogna intervenire con politiche adeguate.

Ad esempio?

Vogliamo sperare che l’impegno preso da Draghi con i sindacati per riconvocare tutte le parti sociali, datoriali e lavorative, dopo Pasqua, sia non solo galateo ma un impegno concreto. La situazione di crescita dell’inflazione non deve bruciare posti di lavoro e servono provvedimenti contro la speculazione degli extra profitti, mettendo dei tetti ai costi energetici. L’emergenza inflazione riguarda soprattutto i lavoratori e va affrontata.

Con quali strumenti?

Non si tratta di far partire una rincorsa tra prezzi e salari ma dobbiamo difendere il reddito delle persone e ci aspettiamo una terapia shock da parte del governo che incida sull’abbassamento dell’Iva e che permetta di liberare più netto in busta paga. Ci aspettiamo anche dialogo sulla contrattazione futura.

Ha parlato di costi dell’energia: crede si possa trovare un equilibrio tra stop al gas russo e fabbisogno?

L’Italia paga decenni di assenza di una vera politica energetica che puntasse all’autosufficienza e alla sostenibilità, accelerando molto sulle rinnovabili. Tutto questo non c’è stato e ora bisogna rapidamente dare un assetto alla politica industriale che oggi ancor di più riguarda la sicurezza nazionale. Non servono salti mortali, quindi prima di abbandonare una fornitura bisogna acquisirne altre, ma certo bisogna accelerare la transizione per arrivare a fonti diversificate che siano sostenibili e garantiscano la sicurezza nazionale in un contesto europeo.