La minaccia che Lirio Abbate ha rivolto all’avvocato Cesare Placanica è chiarissima, e molto molto grave. Lo ha minacciato di sommergerlo col fango. E dato il mestiere che fa Lirio Abbate ( e anche il modo nel quale di solito lo fa) è chiaro che non è una minaccia generica. Abbate fa capire che intende raccogliere dei dossier per sputtanare l’avvocato.

Forse è anche una minaccia più ampia. Perché Placanica è il presidente della Camera penale di Roma. E dunque si può immaginare che la sfida lanciata da Abbate sia rivolta a tutta la categoria.

Tralascio il giudizio sul tono, sulle espressioni barcollanti e piene d’odio, usate da Abbate. Ognuno ha il suo stile. Mi limito a fare solo un’osservazione marginale. Se Abbate accusa Placanica di essere pagato da amici criminali, ci sono tre possibilità. La prima è che Abbatte accusi Placanica di essere un dipendente dei criminali. Cioè un criminale, o forse un mafioso, anche lui. La seconda è che Placanica ritenga immondo che un avvocato difenda dei ( sospetti) colpevoli, e questa forse è l’ipotesi più inquietante, perché proverebbe che una parte del nostro giornalismo giudiziario non conosce il diritto alla difesa. La terza ipotesi ( la più probabile) è che Abbatte scriva i post senza sapere bene quel che scrive.

Ma lasciamo stare Abbate, che oltretutto è un tipo potente se è riuscito persino a farsi assolvere al processo nel quale era stato coinvolto per aver accusato la scienziata Ilaria Capua di aver commesso crimini orrendi dei quali, invece, la Capua era assolutamente innocente. La cosa che ho trovato più surreale, in questa vicenda, è la presa di posizione della Federazione della Stampa. Che invece di prendere le distanze dalle manganellate scomposte di Abbate, si è schierata a sua difesa e ha chiesto che il ministro intervenga contro l’avvocato.

Non c’è bisogno di molti commenti alla presa di posizione della Fnsi. C’è solo la speranza che sia un comunicato uscito per sbaglio e scritto da qualcuno che passava lì per caso. Il venerdì sera succede. Però a questo punto è necessario invece chiedere un intervento - diciamo così - dall’alto. Io, per esempio, faccio il giornalista, non il lanciatore di fango o il manganellatore, e così tanti, tanti, tanti altri miei colleghi. Perchè, mi chiedo, dobbiamo essere confusi con persone che ignorano cosa sia il giornalismo, l’etica professionale, il diritto, l’informazione? Mi aspetto che sia l’Ordine dei giornalisti, sia L’Espresso, ( che è un giornale nobilissimo, prodotto da giornalisti serissimi e bravissimi e che ha un direttore liberale, colto e democratico) intervengano per chiedere scusa all’avvocato Placanica e per prendere le distanze dalle invettive sconsiderate di Lirio Abbate. Non siamo di fronte a una rissa, a una contesa da strada: il problema è la difesa di valori essenziali: quelli dello stato di diritto e quelli che sono alla base del giornalismo.