«Quando sento parlare di riforme nel settore giustizia mi vengono subito i brividi», dichiara Antonio Lepre, pubblico ministero a Paola e ora consigliere del Csm eletto nelle liste di Magistratura indipendente, commentando alcune delle proposte di riforma della giustizia in discussione in Parlamento.

Consigliere, non è contento che il ministro della Giustizia voglia mettere mano al processo penale e a quello civile?

Guardi, io ho grande rispetto della volontà del legislatore. E credo che il ministro sia mosso da buoni propositi. Ho però il timore che si possa pensare che cambiando ancora una volta le regole per prodigio il sistema giudiziario poi funzioni benissimo.

Prima di cambiare le regole, da dove bisognerebbe partire?

Dagli organici e dalle strutture.

Un tema ricorrente …

Si, ma che fino ad oggi nessuno ha avuto il coraggio di affrontare in maniera complessiva. Nell’ultimo Plenum, a nome di tutto il mio gruppo, sono intervenuto per proporre l’istituzione di una Commissione tecnica all’interno del Csm che abbia lo scopo di effettuare una seria mappatura degli uffici giudiziari italiani. Molti sono in condizioni talmente fatiscenti che non consentono l’esercizio della giurisdizione in modo degno e rispettoso del cittadino. E su questo aspetto anche gli avvocati saranno d’accordo.

Non pensa che questa Commissione tecnica, se istituita, possa sovrapporsi alle competenze del Ministero della giustizia?

No. Noi vogliamo solo essere d’aiuto al Ministero. A parte i casi limite di Bari o di Vibo Valentia, credo che se applicassimo ai Tribunali italiani le normative sulla sicurezza nei luoghi di lavoro al pari delle aziende private molti dovrebbero essere chiusi immediatamente.

Ha fatto l’esempio di Bari. Perché gli uffici giudiziari cadono a pezzi?

Penso che le inefficienze attuali siano il frutto di sottovalutazioni dei governi precedenti, che non hanno mai voluto affrontare in radice i problemi. Posso fare un esempio?

Prego.

Il processo civile telematico non funziona. Si blocca in continuazione ed è fonte di disagio perenne. Possibile che non si riesca a trovare una soluzione dopo anni dalla sua entrata in vigore?

In concreto, come pensate di muovervi?

Si potrebbe pensare ad un semplice questionario. Che tocchi i casi concreti. Quindi chiedere al giudice quali sono le sue condizioni lavorative, se ha difficoltà con le dotazioni informatiche, e cosi via.

Gli altri gruppi associativi vi accuseranno di essere interessati solo a temi prettamente “sindacali”. Tipo i carichi esigibili ( il numero medio di fascicoli che un magistrato può trattare in un anno, ndr). Come risponde?

Non bisogna sempre pensare ai massimi sistemi del diritto. Sono anni che si punta tutto sulla produttività del giudice. Io poi vorrei vedere la qualità di queste sentenze. Dovrebbe essere chiaro a chiunque che fare il magistrato è una attività complessa e delicata. A parità di tempo, è diverso scrivere dieci o cento sentenze.

Questo mi sembra un concetto chiaro. Bisogna cambiare la prospettiva?

Ripeto, ho fiducia nell’attuale ministro. Si è insediato da poco e nessuno ha la bacchetta magica. Però qualcuno si è chiesto come mai il numero dei fascicoli è abnorme?

Qualche suo collega dice perché ci sono troppi avvocati.

Io do una risposta diversa: moltissimo contenzioso nel civile è prodotto dall’inefficienza della pubblica amministrazione. Pensi solo alle denunce per le buche stradali o per i servizi non erogati o erogati mali. Oppure, per quanto riguarda le banche e le assicurazione, gli effetti nefasti dell’omesso controllo su questi oligopoli economici.

Il ministro Alfonso Bonafede ripete sempre che riformando la prescrizione del reato si risolveranno i problemi nel settore penale. Condivide?

A me sembra un escamotage. Bisognerebbe avere il coraggio di dire che il processo penale è completamente fallito. Oggi si ferma tutto nella fase cautelare. E, per quanto concerne il blocco della prescrizione, da giurista ho forti perplessità che sia rispettoso del dettato costituzionale della ragionevole durata del processo.

Proposte?

Subito una seria depenalizzazione. Su questo aspetto sono d’accordo gli avvocati e i magistrati. Però non i politici. A molti piace la durezza e la severità delle parole, con una equazione: più reati più giustizia. Mi sembra un fatto di grande arretratezza culturale.

Da anni si assiste ad un innalzamento generalizzato delle pene per molti reati. La sua opinione?

Credo si stia perdendo il senso della proporzionalità. E poi sono sanzioni solo sulla carta.

L’effetto “mediatico” del reato?

Si, spesso si tratta di reati che hanno come unico scopo quello di rassicurare l’opinione pubblica.