Anna Rita Leonardi attende battagliera gli esiti della direzione Pd di oggi. Calabrese, trentenne, molto seguita su Twitter e contrarissima all’ipotesi accordo coi 5 Stelle, si arrabbia se la si definisce “renziana”, «perchè fa sembrare che io abbia i paraocchi e non è vero: io Renzi lo conosco e lo critico, ma tanti anni di militanza mi hanno insegnato che le critiche si fanno in privato e non sui giornali».

Con che spirito aspetta il risultato della direzione?

Con lo spirito di chi vuole chiarire definitivamente. Dobbiamo chiudere questa polemica tutta interna e strumentale, nata in seguito all’intervista di Matteo Renzi da Fabio Fazio, nella quale l’ex segretario non ha fatto altro che ribadire la decisione assunta dall’ultima direzione. A differenza di chi, in queste settimane, ha invece paventato l’apertura a un accordo su alcuni punti con i 5 Stelle: questa sì è una posizione in totale discontinuità con le scelte ufficiali del partito.

A scaldare gli animi è arrivato anche il sito senzadime. it, che ha pubblicato online gli elenchi dei membri della direzione favorevoli e dei contrari all’accordo.

Uno schifo, non so chi lo abbia fatto ma se ne assumerà tutta la responsabilità. Trovo terribile che qualcuno usi con i nostri dirigenti i metodi grillini delle liste di proscrizione: ho demonizzato le liste dei giornalisti “nemici” fatte da Grillo e considero inqualificabile quello che è stato pubblicato su quel sito.

La direzione sarà chiamata, oltre che a dirimere la polemica interna, anche a decidere se modificare proprio la posizione votata dopo il 4 marzo.

Certo, e io spero che la direzione stabilisca una linea precisa per il ruolo del Pd in questo governo: quello di opposizione. Lo dico da dirigente di partito ma anche da persona che, in questi mesi, ha dialogato con moltissime persone anche sui social network: questo è il pensiero della nostra comunità.

Che poi è la linea di Renzi ribadita anche da Fazio. Lei non si sente di criticare nulla all’ex segretario?

Guardi, lo sanno tutti che io sostengo Renzi ma non mi piace venire definita renziana. Il termine fa pensare che io abbia i paraocchi, ma non creda che io a Renzi non abbia mai mosso critiche: conosco Matteo di persona e quando non sono stata d’accordo con lui glielo ho detto sempre, ma anni di militanza politica mi hanno insegnato che le critiche si fanno all’interno e non sui giornali. Mi chiedo invece perchè continui questa tendenza al masochismo: rispetto il punto di vista di tutti i dirigenti del Pd ma non capisco la loro scelta di far apparire Renzi come il colpevole per un loro puro spirito di protagonismo. Siamo al 18%? Sì, e di questo siamo tutti colpevoli. Le anime del partito sono tante e nessuna è riuscita a trainare, nè quella del segretario ma nemmeno quella degli altri sconfitti alle primarie, per fare un esempio.

Insomma nulla da eccepire sull’intervista che ha esacerbato gli animi?

Facciamo mente locale: da dopo le dimissioni di Renzi, mi sembra che in Tv a parlare a nome del Pd non sia andato solo il reggente Maurizio Martina, ma anche molti altri. Durante la campagna per referendum costituzionale, in cui la linea ufficiale del Pd era a sostengo del sì, ricordo molti dirigenti che andavano tutti i giorni a spiegare ai media perchè votare no: è giusto che sia stato così in un partito che si dice democratico. Allo stesso modo, Renzi si è dimesso da segretario ma non per questo ha perso il diritto di parola, soprattutto se va in televisione a ribadire una decisione ratificata dalla direzione. Ecco, più che la sua intervista da Fazio, trovo di cattivo gusto che dopo riunioni, coordinamenti e direzioni in cui si decide una linea, ci siano subito i contrari pronti a ribadire la propria posi- zione contraria e a generare polemiche.

Teme che in questa direzione si finisca per andare alla conta con la minoranza?

E’ probabile che succeda, ma la cosa non mi infastidisce perchè fa parte di una dinamica politica.

E allora Renzi sarebbe indicato come il responsabile di una nuova rottura?

Le rotture con Bersani e D’Alema ci sono state perchè loro hanno vissuto come un’imposizione qualsiasi risultato democratico di una maggioranza diversa dalla loro. Io invece penso che gli organismi eletti esprimano una maggioranza e che quella scelta vada rispettata. Per questo, sono convinta che chi vuole rompere lo fa coscientemente e, spesso, sceglie questa strada perchè crede che l’antagonismo funzioni meglio. Mi riferisco anche a quanti, dopo il 4 marzo, si sono affrettati a scendere dal carro di Matteo Renzi.

Insomma, come dovrebbe muoversi ora il Pd, secondo lei?

Io credo che Matteo Renzi ancora rappresenti lo spirito del Pd e che il partito dovrebbe sfruttare questa fase di palese difficoltà dei 5 Stelle e della destra per ripartire, invece che per fare polemiche interne. Il Pd va sì ricostruito, ma per farlo non può accostarsi in alcun modo con i 5 Selle. Dico questo non per ripicca o vendetta, ma perchè la nostra visione politica non ha alcun punto di contatto con la loro e una scelta di accordo non verrebbe assolutamente capita dai nostri elettori. Per recuperare il nostro elettorato di riferimento non possiamo tradire la fiducia di chi ci ha votato, a prescindere dalla percentuale ottenuta il 4 marzo. In due parole, servono coerenza e dignità.