Il capogruppo di Fd’I in Senato, Lucio Malan, risponde alle defezioni e alle critiche sull’Autonomia di alcuni deputati forzisti e di altrettanti presidenti di regioni azzurri del sud, spiegando che «se qualche deputato ha ritenuto di non votare la legge evidentemente sarebbero dovute arrivare delle proposte concrete in tutto l’iter precedente, non con un voto mancato all’ultimo momento».

Capogruppo Malan, l’Autonomia differenziata è stata approvata ma manca la definizione dei Lep, che avverrà in un secondo momento. È soddisfatto?

Come ha ricordato, prima di passare all’attivazione dell’Autonomia differenziata su richiesta delle Regioni devono essere approvati i Lep, in base a quello che prevede la stessa legge. È un aspetto che, a 23 anni dalla riforma costituzionale voluta fortemente dalla sinistra con un margine di soli 4 deputati, finalmente viene definito. In questi 23 anni nessuno ci aveva mai pensato mentre oggi si stabiliscono livelli essenziali per tutte le Regioni. E si dice nella legge che in nessun modo l’attivazione dell’Autonomia differenziata da parte di alcune regioni potrà ridurre i finanziamenti dati ad altre regioni.

Eppure dall’intero centrosinistra, ma anche da destra, ci sono delle forti critiche, in primis quelle dei presidenti di Regione forzisti del Sud. Come risponde?

È difficile comprendere come questa legge possa danneggiare alcune regioni. Coloro che riterranno di non avvalersi di questa riforma tutt’al più resteranno nella situazione attuale. Purtroppo il divario tra nord e sud è ben presente già oggi, dunque non è certamente portato dall’Autonomia differenziata. Tutta la maggioranza, incluse Lega e Forza Italia, ha votato a favore di questa riforma. Se qualche deputato ha ritenuto di non farlo, evidentemente sarebbero dovute arrivare delle proposte concrete in tutto l’iter precedente, non con un voto mancato all’ultimo momento.

Non pensa che sia stata decisiva l’opinione pubblica del sud, che sembra fortemente contraria alla legge?

Il martellamento della propaganda di sinistra che dice che con questo provvedimento si creano danni al Sud, nel qual caso la colpa sarebbe loro visto che la riforma costituzionale l’hanno approvata loro, fa si che le figure apicali, cioè i presidenti delle regioni del Sud, tengano ad avvisare il governo sul fatto che vigileranno affinché questi danni non ci siano. La cosa è pienamente comprensibile, perché di fronte a chi dice che sarà una disgrazia per il Sud è normale chiedere rassicurazioni a Roma. Ma queste riassicurazioni sono già contenute nel testo e sono state già confermate dal governo.

Nella definizione dei Lep c’è già stato disaccordo riguardo alla commissione incaricata, con alcune defezioni. Pensa che si riuscirà a trovare la quadra?

Escludo che su una cosa così complessa possano essere improvvisamente tutti d’accordo. Quando metti due costituzionalisti insieme è difficile che vadano d’accordo su qualsiasi argomento. Ci sarà un dibattito che dovrà arrivare a una definizione. Come in tutte le questioni politiche e non, sarà necessaria una mediazione fino a trovare una soluzione. Soluzione che senza questa legge nemmeno si prospetterebbe. Avremmo ancora solo e soltanto la riforma della sinistra senza i Lep. Insomma, la sinistra fa una retorica catastrofista sui Lep senza che ancora siano stati definiti. È una polemica strumentale e pregiudiziale.

Altra questione sul tavolo riguarda tutte quelle materie non previste nei Lep, tra le quali anche la giustizia.

Su questo punto ci sono dei limiti costituzionali che le regioni dovranno rispettare. Oggi non ci sono i livelli essenziali di prestazione su niente e le Regioni amministrano già cose importantissime ma non è che non ci siano problemi. Anzi.

Uno dei risultati di questa legge è stato quello di unire le opposizioni, comprese Azione e Iv, che raccoglieranno le firme per il referendum: non è che alla fine sarà un autogol?

A sinistra hanno visto che questa campagna catastrofista basata sulla retorica dello “spacca Italia” ha qualche impatto positivo sull’opinione pubblica e di conseguenza si sono uniti. La sinistra è sempre stata capace di unirsi “contro” ma mai “per”. All’epoca tutta la sinistra, anche i partiti comunisti, volevano l’autonomia in Costituzione, Complimenti.

Sul tema premierato, dopo la prima lettura al Senato siete ancora disponibili a un confronto con l’opposizione, in vista dei prossimi passaggi in Parlamento?

Noi non abbiamo mai chiuso le porte a un dialogo, ma è chiaro che se la sinistra si dice contraria a prescindere all’elezione del presidente del Consiglio e ancora peggio a quella del capo dello Stato il dialogo diventa impossibile. In parte c’è stato, tanto che sono stati approvati anche emendamenti dell’opposizione, ma anche qui si va avanti a slogan. Il Pds nel ’ 94 il premierato ce l’aveva nel programma di governo, figuriamoci... Noi siamo aperti al dialogo ma altresì determinati a portare in fondo una riforma sulla quale abbiamo avuto il consenso degli elettori nell’ambito del nostro programma di governo.

Anche dalla maggioranza, si veda Marcello Pera, sono arrivate critiche e suggerimenti per migliorare il testo. li ascolterete?

Noi leggiamo tutti gli emendamenti e tutte le proposte di modifiche, indipendentemente da chi le firma. Dopodiché assumiamo le nostre posizioni. Ma è chiaro che quando ci sono 200 pagine di emendamenti volte a limitare i poteri del capo dello Stato sulla nomina dei senatori a vita è difficile prenderle sul serio se l’accusa che ci viene fatta è proprio quella di limitare i poteri del capo dello Stato. Alcuni emendamenti vogliono addirittura aumentare i senatori a vita. Insomma, siamo aperti al confronto, purché sia razionale e costruttivo.