Recenti notizie di cronaca politico-giudiziaria (da ultimo, mi riferisco al comunicato di Magistratura indipendente relativa al ruolo e alla presenza degli avvocati nei Consigli giudiziari) inducono a prender voce per riportare, con deciso rigore intellettuale, la questione su un giusto piano.Da un lato, la funzione sociale dell'avvocato, da altro lato, il diritto di difesa, la tutela dei diritti fondamentali della persona, la tutela della libertà personale e dell'uguaglianza dell'uomo come diritti naturali e principi inviolabili. Tutte prerogative essenziali di una democrazia liberale.Di ciò la società civile deve poterne essere consapevole. In ciò, la società civile deve poter trovar rifugio nei momenti di bisogno e sofferenza. In questa traccia ideale, l'avvocatura, con convinzione e determinazione, sta consolidando e riaffermando un ruolo attivo nell'evoluzione delle coscienze civili.La difesa di Piero Calamandrei nel 1956, l'ultima arringa del maestro, in difesa di Danilo Dolci "vittima" giudiziale in quello che è passato alla storia come il processo allo "sciopero alla rovescia" di Partinico (un processo che idealmente riuniva la Nuova Italia nell'alveo protettivo e tutelante della neonata Costituzione, dalla provincia triestina - luogo natale di Dolci - passando per Firenze - patria di Calamandrei - per giungere in Sicilia luogo in cui si consumò la repressione fascista della manifestazione popolare) è, nel suo 60esimo anniversario, paradigma imperituro ed esemplare nel significare - rectius nel palesare - la natura e la funzione sociale dell'avvocato: un insostituibile necessario presidio civile di legalità contro l'abuso "dei" e "dai" poteri.L'Avvocato necessario - come ben tratteggiato da Gianaria e Mittone nel testo che porta lo stesso titolo - è imprescindibile snodo cruciale e fulcro negli assetti costituzionali di un moderno stato di diritto. L'avvocato come interfaccia fra cittadino e ordinamento, soggetto "anfibio" dalla doppia fedeltà, con una lealtà "divisa", fra l'interesse del bene del cliente e la dimensione pubblico giudiziaria, e tuttavia, seppur in un incedere a volte faticoso e finanche lacerante, sempre orientato grazie ai punti cardinali dei principi costituzionali e dalla propria etica professionale.Non un mero interlocutore utile: utile alla dinamica giudiziale, utile alla decisione, utile al Giudice e al mantenimento delle efficienze dello Stato, utile al cittadino. Molto di più: un interlocutore necessario.Senza voler ricordare Esempi di Avvocati insigniti del premio Nobel e di Avvocati che hanno speso la loro vita professionale in battaglie per il progresso e il riconoscimento dei diritti civili o, ancora, di Avvocati che - anche nel nostro tempo - hanno pagato e stanno pagando il prezzo della libertà per aver contrastato regimi autoritari, basti in proposito ricordare come, anche nella Nostra storia italiana, ve ne sia incontrovertibile testimonianza diretta.La morte di Fulvio Croce non è stata il prodotto di banalizzanti meccaniche "utilitaristiche". Non è stata questione di efficientismi "economici", "sociali" o "storici". È stata l'infausto esito di una necessità: l'assenza che si stava profilando in quel processo di una difesa privata, non pubblica - difesa rifiutata consapevolmente dagli imputati stessi - avrebbe messo in stallo il sistema. Le grammatiche processuali allora vigenti per la nomina di difensori di ufficio si erano esaurite. Era necessario un gesto di consapevolezza e di sobrio coraggio perché necessaria era la presenza di un avvocato difensore in quel processo. In un rapporto a dir poco muscolare, teso fra il "far saltare il sistema" con la vittoria dell'antistato o l'alternativa di una deriva inevitabilmente autoritaria (processo senza "reale" difesa) con la vittoria quantomeno, nel breve periodo, dello Stato.In quella paradigmatica condizione, la scelta personale, individuale, di accettare la difesa d'ufficio è stata ciò che - per necessità - ha permesso la sopravvivenza dell'ordine democratico repubblicano. L'epilogo lo conosciamo: l'avvocato Fulvio Croce fu assassinato dai brigatisti.Ebbene, di tutto ciò pare oggi essersene persa la coscienza.A volte, da parte della stessa avvocatura, tesa spesso a ridursi in cortocircuitanti polemiche intestine espressive di presbiopia e al contempo di miopia, più che di provvida pianificazione strategica.Molte altre, e il dato è ancor più dolente, da parte delle istituzioni e di numerosi centri di potere esterni e interni alla giurisdizione. La sintesi di " azzeccagarbugli " è inaccettabile oltraggioso refrain. Comprendo molto bene la logica di chi - spinto dalla voglia di non aver controllori, pretendendo una libertà indiscriminata che nessuno ha e nessuno può avere o tantomeno esigere - chiede a gran voce l'avvocatura sia sempre più fanalino di coda, relegato a spettatore nell'ultimo anello dello stadio in cui si svolge la partita fra mondo della giurisdizione e resto del mondo.Un'avvocatura consapevole e adeguata alla propria funzione è per ogni potere "forte" un problema reale. L'avvocato è certamente un ostacolo alla conservazione e all'espansione dei poteri.Di ciò, molti ne sono consapevoli. Così, nella direzione inflazionata del gettare fango sulla nostra categoria, ancora oggi appaiono interventi come quello di Bruno Tinti (dal titolo di sconcertante significato "Perché gli avvocati non possono valutare i giudici", pubblicato sul Fatto Quotidiano del 20 ottobre) in cui, senza alcuna remora, anche solo estetica, trasportato dall'insulto e dall'offesa dell'avvocatura, lascia trasparire quale sia la reale opinione che nutre nei confronti dell'avvocato.La libertà di manifestazione del pensiero è principio intangibile e come tale riconosciuto nel nostro Paese a chiunque. E tuttavia, come per ogni "bugiardino" che si rispetti, a volte, prima di commercializzare certi prodotti per un'auspicata audience, sarebbe augurabile apporre la clausola "leggere bene le avvertenze e le modalità d'uso": interventi come questo, prese di posizione come quelle di Magistratura indipendente, altro non sono se non inequivoci tentavi di conservazione di posizioni di potere acquisito.*Presidente Ordine Avvocati di Trento