«Vedo una distanza enorme tra Conte e Schlein sull’Ucraina e forse anche sulla Palestina». Parola di Gianfranco Pasquino, professore emerito di Scienze politiche a Bologna, per il quale nel leader M5S «c’è una componente di nervosismo e di acquisita consapevolezza del fatto che almeno per questo giro non riuscirà a superare Schlein».

Professor Pasquino, mentre Gentiloni sbugiarda Conte sui 200 miliardi ottenuto dall’Italia per il Pnrr dicendo che erano frutto di un algoritmo e non di una trattativa, il leader M5S invita il Pd a ragionare «contenuti». Le Europee segneranno la fine del campo largo o un nuovo inizio per l’alleanza?

Conte in quello che dice ha certamente ragione perché l’unica strada da imboccare è quella di un’alleanza. Se Pd e M5S non corrono insieme alle prossime Politiche non vanno da nessuna parte, ma i numeri, senza contenuti, non servono a niente.

Tuttavia questi contenuti di cui parla il leader M5S non li vedo e anzi vedo una distanza enorme tra lui e Schlein sull’Ucraina e forse anche sulla Palestina. Insomma quella del cosiddetto campo largo è una situazione molto delicata che forse potrebbe avere un’accelerata prima delle prossime Politiche: ma fino ad allora queste schermaglie sono destinate a continuare.

Crede che sia Conte che Schlein dovrebbero aprire di più ai cosiddetti centristi per formare una coalizione in grado di battere il centrodestra o la distanza è ormai insanabile?

La distanza non è insanabile, il problema è che i due partiti di centro cercano di tirare la corda dalla loro parte, perché sanno di essere decisivi e al momento opportuno alzeranno il prezzo. Ma è un contesto in continuo mutamento e che continuerà a muoversi per i prossimi tre anni, visto che Giorgia Meloni vorrà certamente arrivare a fine legislatura per fare il record di permanenza a palazzo Chigi.

In mezzo ci sono però premierato e Autonomia, due riforme cardine della maggioranza e sulla quale tuttavia Pd e M5S puntano per fare cadere il governo, magari dopo il referendum: ce la faranno?

Credo che la maggioranza voglia andare alla fine della legislatura e quindi fisserà il referendum il più tardi possibile, probabilmente nell’ultimo anno. Guadagneranno tempo e potrebbe anche essere che decidano di andare a referendum in un momento in cui i sondaggi dicono che sono politicamente più forti. Il centrosinistra fa bene a combattere le due riforme, ma non basta certo un referendum a unire due anime così distanti.

Un’altra riforma di cui si parla molto è quella della giustizia, e in questo caso dem e pentastellati sono piuttosto vicini: pensa che il Pd garantista delle origini si sia fatto contagiare dal giustizialismo grillino?

Credo che la distinzione tra garantismo e giustizialismo sia sbagliata e quindi bisognerebbe reimpostare la discussione su due tematiche: efficienza della giustizia e responsabilità dei magistrati. Questo dovrebbe fare il Pd e forse anche i Cinque Stelle. Partendo da due premesse: la prima è che nessuno vuole mandare in galera chiunque e nessuno vuole tenere fuori dalla galera chi è responsabile di reati; la scenda che se i magistrati sbagliano devono pagare. Gli italiani vogliono che i magistrati sappiano che se sbagliano possono pagare e che sono i loro ritardi a pesare sul malfunzionamento della giustizia.

Tornando al rapporto tra Conte e Schlein, pensa che il primo sia in difficoltà vista la distanza dal Pd, dopo che al termine della segreteria Zingaretti lo aveva addirittura superato?

Certamente c’è una componente di nervosismo e di acquisita consapevolezza del fatto che almeno per questo giro non riuscirà a superare Schlein. Ma il punto è che ho l’impressione che Conte non abbia le capacità complessive per risollevare il M5S. Ci vorrebbe una leadership altra e forse servirebbe anche al Pd.

Per come è strutturato il M5S, pensa sia possibile un passaggio di consegne senza stravolgimenti?

È possibile, devono soltanto fare finalmente un vero dibattito politico, cioè un vero congresso. Tuttavia non ne sono capaci e rimandano alla democrazia telematica, che non consente però di avere uno scambio di idee approfondito e di vedere in faccia le persone. Sono abbarbicati a Conte ma prima o poi qualcuno dovrò dire che il “conte” è nudo e che serve un cambio di leadership. Bisognerebbe iniziare un percorso, a maggior ragione se vanno male le elezioni, magari anche con il consenso di Conte facendolo ad esempio presidente onorario.

Il problema della leadership di Schlein è invece l’aver spostato il partito su posizioni radicali?

Credo che il problema non sia stata la radicalizzazione ma la verticalizzazione. Decide tutto o forse troppo lei. Dovrebbe invece saper decentrare facendo funzionare il partito in tutto il territorio. E invece questo non avviene, basti vedere Bari e a Torino, dove evidentemente c’è qualcosa che non va. Forse non conosce il partito nella sua burocrazia, inteso in positivo. Mi auguro che non venga fatto nessun colpo di mano ma serve una discussione vera su dove vuole andare il partito e cosa significa essere un partito veramente democratico, a cominciare ovviamente dal dibattito sull’Europa.

A proposito di Europa, può essere Gentiloni il federatore del campo largo?

Gentiloni ha un buon passato, ed è un uomo equilibrato e calmo. Non so se questo sia sufficiente per risollevare del tutto il Pd, in primis, ma di certo può vantare le relazioni migliori. Non è mai stato particolarmente coinvolto in faide di correnti e questo è un elemento positivo. Ma bisogna capire anche in che direzione vanno le sue ambizioni. Se ad esempio ha voglia di impelagarsi in questo percorso o se vuole aspettare, ad esempio, di fare il presidente della Repubblica.