Gianfranco Pasquino, professore emerito di Scienza politica a Bologna, torna sulle parole del capo dello Stato e spiega che «Mattarella, in sostanza, ha richiamato l’attenzione sul fatto che l’elezione popolare diretta» del premier «sposterebbe l’equilibrio tra i poteri a favore del premier eletto». E sottolinea le incongruenze della riforma. «Non si può eleggere direttamente un premier e poi consentire che la stessa maggioranza possa sostituirlo con un parlamentare non eletto direttamente, magari entrato in Parlamento solo grazie al premio di maggioranza».

Professor Pasquino, Mattarella ha detto che ruolo del Parlamento ed equilibrio di poteri sono garanzie di libertà. Crede che si riferisse in qualche modo alla riforma costituzionale del premierato?

Faccio sempre fatica a interpretare i messaggi che vengono lanciati più o meno esplicitamente, non solo dal presidente della Repubblica, ma anche da altri. In questo caso però c’è un elemento importante, e cioè che l’elezione popolare diretta del capo del governo squilibra l’architettura costituzionale. Essa infatti si regge sull’equilibrio tra Parlamento, governo, che è prodotto da una maggioranza parlamentare, e presidente della Repubblica, a sua volta eletto da una maggioranza parlamentare. Mattarella, in sostanza, ha richiamato l’attenzione sul fatto che l’elezione popolare diretta sposterebbe questo equilibrio a favore del premier eletto.

Cosa cambierebbe nel rapporto tra governo e Parlamento, alla luce del fatto che già oggi si abusa di decreti legge e voti di fiducia?

Gli abusi di cui, a ragione, parla, non dipendono molto dal rapporto tra governo e Parlamento, che di solito impone alla maggioranza di fare quello che decide lui, ma dai parlamentari stessi, che possono mantenere la schiena dritta o accettare qualsiasi diktat. Di solito accettano, perché il governo li conduce sull’orlo del precipizio dicendo loro che se non approvano un determinato provvedimento magari non saranno ricandidati o salterebbe l’occhio di riguardo per una categoria professionale a loro vicina. Ma insomma, dovrebbe essere proprio il capo dello Stato a dire che su alcune materie non si dovrebbe poter intervenire per decreto. Piuttosto, si dovrebbe essere più scaltri a livello di strategie parlamentari per accelerare l’iter e non forzare le decisioni come quando si ricorre al voto di fiducia.

A proposito di iter legislativo, pensa che il premierato possa in qualche modo accelerarlo, visto il forte legame che si creerebbe tra premier.

La possibilità esiste, anche perché quel presidente del Consiglio eletto direttamente dagli elettori porta con sé anche una maggioranza parlamentare data dal premio del 55% dei seggi. Quindi il premier può ricordare ai parlamentari che se sono lì buona parte del merito è suo perché ha vinto l’elezione popolare diretta. Detto questo, ci sono molte variabili in campo ma non mi sento di dire che il premier eletto sarà così certo del suo posto, perché potrebbe essere sostituito da un altro scelto dalla sua stessa maggioranza. Ed è questa la contraddizione clamorosa: non si può eleggere direttamente un premier e poi consentire che la stessa maggioranza possa sostituirlo con un parlamentare non eletto direttamente, magari entrato in Parlamento solo grazie al premio di maggioranza.

Qualche giorno fa il presidente del Senato La Russa, in sostanza, ha detto che il Colle ha troppo potere, anche a causa delle debolezza della politica, e il premierato lo riporterebbe nell’alveo costituzionale: è d’accordo?

Il punto fondamentale è questo: La Russa sostiene che ci sono dei poteri nella Costituzione che il presidente della Repubblica ha ampliato o di cui si appropriato. Se parla di poteri ampliati, commette un errore, perché il capo dello Stato nella Costituzione ha il potere di nominare il presidente del Consiglio e quindi, volendo, anche un tecnico qualsiasi, e non starebbe facendo nulla di extracostituzionale. E può sciogliere il Parlamento, sentiti i presidenti delle Camere. Ma sciogliere significa anche non sciogliere, quindi può anche decidere di esplorare la possibilità di maggioranze alternative a quella in crisi. Dunque su questo La Russa sbaglia. Se invece pensa che il capo dello Stato debba svolgere una funzione notarile, questo può accadere.

In che modo?

Serve una maggioranza compatta, solida e operativa, non immobilista. O anche numericamente risicata ma in grado di essere operativa. Una situazione che in Italia è sempre stata alquanto rara. Anche i democristiani, con una grande maggioranza, avevano difficoltà a fare le leggi. Evidentemente il presidente La Russa ha scarse capacità sia costituzionali che storiche. Oppure ha dei consiglieri che lo consigliano male.

Si è tornati a parlare della soglia minima per ottenere il premio di maggioranza, e si parla del 40%. Che ne pensa?

Penso che il problema non sia tanto la soglia, anche se meno del 40% sarebbe scandaloso. Il problema è il tipo di legge elettorale. Io sono contrario all’elezione di un presidente o primo ministro che non abbia ottenuto la maggioranza assoluta degli elettori. E sono dell’idea che bisognerebbe procedere con un ballottaggio, che darebbe davvero poteri agli elettori nello scegliere, al secondo turno, tra questo e quel candidato. Al momento non è scritto da nessuna parte come sarà eletto il prossimo Parlamento, dovesse essere approvata la riforma.

Tornando alle parole di Mattarella, pensa che con il premierato sarà in ballo la netta distinzione tra esecutivo, legislativo e giudiziario?

Questa domanda è difficile perché non c’è nessuna preoccupazione in chi ha scritto questo ddl sul premierato circa un nuovo equilibrio tra questi poteri. L’idea è dare maggiore potere agli elettori, ma se pensano di farlo eleggendo direttamente il premier sbagliano. Tra l’altro creano illusioni, dando l’impressione che il premier eletto dal popolo sia fortissimo quando in realtà la forza di un premier non dipende solo dall’elezione popolare ma dall’essere capace di gestire una maggioranza vera. Che è la forza del premier inglese, il quale ha la maggioranza grazie al partito di cui è segretario. I partiti purtroppo oggi non sono più nemmeno liquidi, ma liquefatti. Tranne Fdi, grazie a Giorgia Meloni. Tajani non è un grande costruttore di partiti, mentre Salvini combina guai ogni volta che parla.

Ed Elly Schlein?

Elly Schlein è una signora che ha una qualche esperienza internazionale, è stata parlamentare europea, ma mi pare che non sia ancora entrata in controllo del suo partito e che si dibatta nel cercare un’alleanza più ampia con chi non vuole farla. Cioè Conte, il quale alza la posta a ogni passaggio.