«Mes significa perdita di sovranità. Ricordiamo tutti ciò che è accaduto alla Grecia e non abbiamo alcuna intenzione di fare una fine di quel tipo». Il vicepresidente del Senato, Ignazio La Russa, è convinto che attivare il Meccanismo europeo di stabilità equivarrebbe a consegnare il nostro Paese alla Troika. «Ma mi consenta anche di fare una precisazione, visto che in tanti hanno detto la loro. Fratelli d'Italia non ha mai votato per l'istituzione del Mes», aggiunge. «Dico di più, noi siamo nati proprio in contrapposizione a un Pdl che continuava a sostenere il governo Monti anche su questo strumento. Né io, né Giorgia Meloni, abbiamo mai dato l'assenso a un progetto di questo tipo».

Però in questo caso si parla di una linea di credito diversa: 36 miliardi per la sanità e senza condizionalità...

Questo non è dato saperlo, perché quella che loro chiamano assenza di condizionalità, per non definirle condizioni pesantissime, non è specificata. Quindi intanto ci chiedono di sottoscrivere l'attivazione di un meccanismo e poi si vedrà. Prima ci indebitiamo, perché non sono comunque soldi regalati ma un prestito, e poi vediamo a che condizioni. No, grazie.

Che effetto le fa stare sulla stessa barricata del Movimento 5 Stelle?

Non siamo noi dalla loro parte, sono i grillini a stare dalla nostra. Noi l'opposizione al Mes la professiamo da sempre. Non capiamo però come mai il Movimento 5 Stelle continui a sostenere un governo e un presidente del Consiglio che non sembrano in sintonia con le loro posizioni. È un mistero gaudioso.

Il governo è spaccato ma all'opposizione non va meglio. Forza Italia si è svincolata dal centrodestra, dichiarandosi favorevole al Mes. Ognuno avanza in ordine sparso?

Il governo ha il dovere di essere compatto, l'opposizione no. E se i partiti di minoranza non convergono tutti sulla stessa posizione non è un dramma. Che poi Berlusconi abbia privilegiato una politica diversa, in nome del pragmatismo dell'oggi, non mi stupisce, è la prosecuzione della linea sostenuta dal Pdl nell'ultima fase del governo Monti. Berlusconi è coerente con se stesso.

Quindi non è un problema che un partito della vostra coalizione abbia preso un'altra strada?

Non è una frattura su un accordo sottoscritto. Ognuno sta mantenendo la posizione che ha sempre avuto. Se andassimo al governo, statene certi, la sintesi la sapremmo trovare, come l'abbiamo sempre trovata. Non penso che la strada sia fare a meno di Forza Italia, anche se numericamente forse potremmo.

E se Forza Italia guardasse altrove per il futuro, oltre il perimetro del centrodestra?

Se si collocasse in maniera differente non sarebbe più il partito che conosciamo. E l'attuale 6 o 7 per cento, non so a quanto venga quotato, subirebbe un'ulteriore diminuzione. Ma io sono certo che questa non sia un'ipotesi in campo, Forza Italia sa benissimo che appoggiare un governo con Pd e soci sarebbe per loro la mazzata finale.

Che ne pensa della proposta Conte di spostare la discussione sul Mes nel tempo, solo se sarà necessario discuterne?

Penso che sia necessario discuterne adesso, visto che il ministro dell'Economia ha dichiarato di essere favorevole al Mes. Ci vuole poco, basta dire in Parlamento che l'Italia non ha alcuna intenzione di ricorrere al fondo e far esprimere le Camere. Non capisco perché non debba andare così: fotografiamo le posizioni in campo in Aula.

Per dire no al Mes bisogna mettere sul piatto altre proposte praticabili. Voi cosa suggerite?

Già Tremonti, durante l'ultimo governo Berlusconi, chiedeva gli Eurobond, ma arrivò la Troika. Adesso vorremmo riprovarci. In alternativa, se l'Europa rimanesse sorda alle nostre richieste come penso, c'è un'altra proposta avanzata in questi giorni sempre da Tremonti: un grande prestito patriottico, un bond italiano, privo di imposte per il presente e per il futuro, di lunga scadenza, che faccia emergere le ricchezze nel risparmio degli italiani senza consegnarle all'Europa e senza immaginare dannose patrimoniali.

Eppure la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha detto che l'Unione deve scusarsi con l'Italia per aver sottovalutato la situazione. Non crede sia un po' cambiato l'atteggiamento nei confronti del nostro Paese?

Per ora sono parole, belle parole, che però costano poco. Io aspetto sempre i fatti. Von der Leyen ha un debito verso l'Italia che ha contribuito in maniera decisiva a eleggerla presidente. Ora vediamo i fatti.

Mes a parte, serve comunque un piano per la ripartenza del Paese. Cosa pensa della richiesta avanzata dalla Lombarda, l'epicentro dell'epidemia, di riavviare il motore il 4 maggio?

C'è bisogno di ripartire. E indubbiamente la Lombardia è il motore economico del Paese. Ripartire in Basilicata, senza offesa per i lucani, è importante per chi abita in quella regione ma ha un'influenza minima sull'economia nazionale. Io mi auguro che la Lombardia possa riavviare presto il suo motore, con tutte le dovute garanzie per la salute. Io non sono uno scienziato, non sono in grado di dire come fare, ma neanche gli scienziati, mi pare, sono capaci di fornire risposte univoche. Eppure prima o poi la fase 2 deve iniziare, anche perché inevitabilmente si allenterà l'osservanza delle misure restrittive.

Intanto sono partite le inchieste della magistratura, soprattutto in Lombardia. Salvini ha chiesto una sorta di tregua, prima di far scattare indagini e perquisizioni, fino alla fine dell'emergenza. Condivide questa posizione?

Abbastanza. È giusto che la magistratura possa procedere con gli atti urgenti e non ripetibili, ma chiedere che un certo protagonismo giudiziario lasci il campo a cose più drammatica mi sembra una proposta di buonsenso