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Marco Cappato
Marco Cappato, già europarlamentare, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, Presidente di Eumans, movimento paneuropeo di iniziativa popolare, Co- fondatore di Science for democracy e del Congresso mondiale per la libertà di ricerca scientifica, Promotore della campagna Eutanasia legale, disobbediente civile, si candida nel seggio di Monza per le elezioni suppletive del Senato dopo la scomparsa del leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi.
Il collegio dove si candida contro Galliani è stato sempre appannaggio del centrodestra, per cui in molti sostengono che le sue chance di vincere siano esigue. Ci sono i margini per un risultato non scontato?
Basta uscire dal recinto dei partiti e delle coalizioni e anche in Brianza, come ovunque, le speranze e gli obiettivi legati alla qualità della vita e dell’ambiente possono scompaginare i calcoli legati alle percentuali di ciascun partito. A destra tutti adesso ripetono di voler portare avanti l’eredità di Berlusconi. In tema di giustizia abbiamo aperto un ampio dibattito su questo.
Lei con quale eredità dovrà confrontarsi sul territorio?
Mi chiedo: che ne è stata della rivoluzione liberale promessa da Berlusconi? Nei miei primissimi anni di militanza politica accanto a Marco Pannella, lui si batté affinché Berlusconi tenesse fede a quella promessa. Purtroppo questa speranza è venuta meno quasi subito. Berlusconi si è arreso all’utilizzo di metodi di potere che oggi ci consegnano una destra tutto fuorché liberale.
Nel nostro dibattito qualcuno ha detto che Berlusconi non solo non ha fatto le riforme liberali promesse ma ha promosso norme illiberali in tema di giustizia.
Questo vale anche per l’economia. La Brianza è un grande tessuto imprenditoriale: cosa è rimasto di quella speranza? Credo che oggi sia importante avere un confronto anche su questo.
La preoccupa la spaccatura all’interno di Azione tra Calenda che la appoggia e Carfagna e Gelmini che invece non sono affatto convinte di sostenerla?
Ho il massimo rispetto per le differenze e i confronti interni nei partiti sulla mia candidatura, e quindi anche dentro ad Azione.
Renzi ha detto: «Cappato è capace di grandi battaglie ma dobbiamo capire se l’obiettivo è vincere o partecipare. Vogliamo prendere i like o fare il risultato?». Come replica?
Alcune delle battaglie evocate da Renzi trovano il consenso di grandi maggioranze sociali, non con i like ma nel concreto della vita delle persone in carne ed ossa.
La sua candidatura può essere anche un'occasione per il Pd e il M5S di tornare a dare alle proprie politiche una sostanza più riformista e attenta ai diritti civili?
La mia candidatura si basa sulla speranza di dare forza anche nelle istituzioni a obiettivi che sono presenti nella società. Non è una pretesa di ridefinire le identità e i profili dei singoli partiti; certo, è l’occasione di abbracciare metodi e temi che spesso anche quei partiti rischiano di trascurare e che magari sono lontani dallo scontro politico quotidiano nel quale sono immersi.
Rispetto alla Gpa il Pd non solo non ha partecipato al voto per quella solidale, proposta da Magi (+ Europa), ma ha votato con la maggioranza contro la depenalizzazione del reato in Italia. Questo non è preoccupante nell’ottica di un sostegno dei dem verso di lei?
Le opposizioni si sono trovate più o meno unite nel dire no al reato universale; credo però che sia poi doveroso anche fare una proposta. Quella che l’Ass. Coscioni ha messo a disposizione di tutti i parlamentari è quella della Gpa solidale e la ritengo la soluzione più ragionevole.
Lei ha preso contatti con il Pd e il M5S in questi giorni?
Ci sono contatti, e da parte mia la massima disponibilità. Per me questa può essere anche un'occasione di unità di tutte le forze che si considerano attualmente in opposizione a questa destra. C’è il rischio di andare sempre di più verso una società chiusa, fatta di divisioni, barriere, nazionalismi anche a livello mondiale. Penso che le battaglie che con altri incarno rilancino l'urgenza di una società aperta e fondata sulla libertà e responsabilità individuali e sulla salvaguardia dell’ambiente.
La campagna referendaria che lei ed altri avete portato avanti per il fine vita e la cannabis ha dimostrato la condivisione da parte di milioni di persone. Lei ritiene che ci sia una sensibilità diversa rispetto ai diritti civili tra il Parlamento e la società civile?
Mi pare una realtà evidente da decenni, dai tempi dei referendum per i diritti civili negli anni ’ 70. Purtroppo il cattivo funzionamento della democrazia in Italia allontana sempre di più le Istituzioni dalla società che dovrebbero rappresentare. Ed è un problema tanto nel merito delle singole questioni che nel metodo di una partecipazione democratica sempre più soffocata. In altri Paesi, come in Francia, Macron ha sentito il bisogno, su un tema come l’eutanasia, che divide i partiti, di convocare una assemblea di cittadini estratti a sorte per ascoltare le voci di tutti. In Italia, invece, il riflesso è quello di rinchiudersi il più possibile nel Palazzo per paura che il confronto spacchi i partiti dall'interno.
Ci spieghi per cosa scende in campo.
Per fare entrare con più forza nelle Istituzioni battaglie che portiamo e comunque porteremo avanti con l’Ass. Coscioni e Eumans: libertà di scelta dall'inizio alla fine della vita, contro ogni discriminazione, per la vita del pianeta - in particolare la campagna europea per lo spostamento della pressione fiscale dal lavoro al consumo delle risorse ambientali scarse, che è al tempo stesso una battaglia sociale, ecologista e liberale. Infine, per la vita della democrazia e del diritto, rafforzando gli strumenti di partecipazione popolare anche grazie all’uso delle nuove tecnologie, dell’Intelligenza artificiale e della innovazione istituzionale, come con le assemblee civiche.
Uno dei principi portati avanti dall’Ass. Coscioni è quello del metodo scientifico applicato alla politica, come ha teorizzato il professor Gilberto Corbellini. Secondo lei in questi anni è stato capito il valore della scienza dalla politica?
Si sono fatti passi indietro: con il Covid, invece che usare il metodo scientifico al servizio delle decisioni politiche, alcuni hanno politicizzato la scienza nelle polemiche da salotto televisivo, dove prevalgono le posizioni più aggressive e estreme. Oggi, su tanti temi – carne coltivata, modificazioni genetiche, cambiamenti climatici, droghe – la politica continua a discutere senza alcun rispetto per i dati di fatto che la scienza offre.
Non è che qualcuno teme uno come lei in Senato, un battitore libero che va dritto per la sua strada in ossequio ai principi in cui crede, con metodo radicale?
Non pretendo che da solo un Parlamentare abbia il potere di imporre una politica. Ma solo se c’è la capacità di lottare e di unirsi con una parte di società fuori dal Palazzo si può diventare efficaci anche dall'opposizione. Questo metodo, che include nonviolenza e disobbedienza civile, è alla base della mia candidatura, per andare oltre quelli che sono sulla carta i rapporti di forza tra i partiti.