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Si respira decisamente aria di novantaquattro, e anche di sessantotto (pur se nessuno si è ancora sbilanciato sulla fantasia al potere) in questo vecchio capannone industriale affollato di persone che hanno accolto il richiamo di Stefano Parisi. Novantaquattro nei contenuti: sono persino ridondanti i continui richiami al "meno Stato nell'economia" e "meno tasse" e ancora "sussidiarietà " e "libertà educativa". Ma molto sessantotto per l'entusiasmo, l'emozione e le facce. Stefano Parisi acclamato pur se in modo diverso da Berlusconi: più che il condottiero che ti porta per mano, un vero primus Inter pares quale lui preferisce essere.E anche se non c'è l'inno di Forza Italia a scaldare i cuori, la standing ovation lui se la guadagna sul campo e sorride. Le facce, dunque. La prima sensazione, per chi conosce la società milanese e anche il suo ceto politico, è che stiamo assistendo a molti ritorni. Non tanto perché mette dentro la testa Claudio Scajola o perché si rivedono ex parlamentari come il senatore Livio Caputo, ma per i tanti che partecipavano alle prime assemblee di Forza Italia e che si sono persi per strada, magari allontanati da qualche capetto ambizioso. E altri, che magari non sono mai andati (e mai andrebbero) a un incontro di partito, ma che incroci a appuntamenti culturali o di puro loisir. Da questo punto di vista la scommessa di Parisi è vinta. I cittadini ci sono, e bisognerà vedere se si trasformeranno in comunità politica. Naturalmente non manca il ceto politico, pur se scarso e defilato. Nel capannone non ci sono posti riservati (tranne quelli dei relatori, che non sono proprio persone arcinote), e la coordinatrice lombarda di Forza Italia Stella Gelmini è seduta tranquillamente in seconda fila, così come in posizione defilata sono Roberto Formigoni, Gabriele Albertini e alcuni esponenti del Nuovo centrodestra. Oggi è la giornata dei contenuti, delle relazioni. Non è proprio un congresso di partito. Non è neanche un convegno. C'è nell'aria una sensazione di attesa, di stare a vedere. Il programma c'è ed è condiviso, un novantaquattro di vent'anni dopo, in un mondo economico sociale e politico diverso ma sempre uguale per quantità e qualità di problemi irrisolti. L'entusiasmo lo leggi negli occhi e nei sorrisi larghi. Per oggi qui si parla di cose che piacerebbero non solo a Berlusconi, ma anche a Einaudi e De Gasperi. Il domani non sarà solo, come dice Parisi, voglia di aria pura e di rigenerazione della politica, ma anche e soprattutto questione di identità. Liberale e popolare, certo. Ma con tutti i problemi aperti di rapporti con i partiti di centrodestra e i tanti mugugni. Ma anche con Renzi all'indomani del referendum. Parisi ha detto chiaramente di non essere favorevole a nessun tipo di ammucchiata, ma non tutti gli credono. Si temono sirene "moderate ". Per ora lui tiene la testa alta, un po' da sessantottino orgoglioso, un po' da liberale del novantaquattro. Attendiamo il suo discorso finale del secondo giorno. Ma qualcosa sta sicuramente nascendo.