Il professor Roberto D’Alimonte, docente di sistema politico italiano alla Luiss- Guido Carli, ritiene che il voto delle Amministrative non porterà la Lega fuori da governo perché «dietro a Giorgetti c’è una Lega del Nord che impedirà a Salvini colpi di testa tipo Papeete».
Queste elezioni hanno confermato un trend che i sondaggi da molti mesi avevano pronosticato, e cioè che la Lega sta perdendo consensi soprattutto in due direzioni: verso l’astensionismo e verso Fratelli d’Italia. Questa conferma ha innervosito Salvini che ha subito preso la palla al balzo sulla legge delega sul fisco per riconquistare visibilità. Ma l’incontro con Draghi ha ridimensionato quella che in un primo momento sembrava una minaccia di crisi e l’allarme sembra rientrato. Per ora.
La Lega cercherà di far sentire la sua voce riguardo ai temi cari ai suoi elettori, cioè tasse, immigrazione e riforma pensionistica, ma non credo che questa posizione più assertiva possa portarla fuori dal governo. È difficile che possa accadere perché c’è una “Lega del Nord” che non vuole assolutamente un’uscita dalla maggioranza.
Non c’è dubbio che è in corso una rivalità molto accesa tra Lega e Fratelli d’Italia, tra Salvini e Meloni. In gioco c’è la leadership della coalizione e forse anche del governo, visto che a oggi il criterio non ancora rinnegato è che il primo partito della coalizione esprimerà il candidato presidente del Consiglio in caso di vittoria del centrodestra alle Politiche del 2023. Non è chiaro se questo sia un elemento di debolezza o no. Un conto è presentarsi davanti agli elettori con un candidato unico, come era Berlusconi. Un altro conto è presentarsi con due candidati. È un tema su cui riflettere.
La situazione è diversa, perché se non cambiano le cose il partito più grande, cioè il Pd, potrà reclamare l’indicazione del candidato presidente del Consiglio, anche alla luce di queste Amministrative. I dem hanno vinto in diversi comuni, forse vinceranno a Roma e Torino e sono andati bene nel dato aggregato dei 118 comuni sopra i 15mila abitanti. I Cinque Stelle invece hanno perso su tutta la linea.
In Italia esiste uno spazio al centro ma è occupato da molti frammenti che faticano a coalizzarsi. Chi riuscirà a mettere d’accordo Renzi, Calenda, Bonino, Berlusconi? Inoltre in Germania c’è un sistema proporzionale, mentre da noi è misto. Si vedrà dopo l’elezione del presidente della Repubblica quando si parlerà di nuovo di legge elettorale. Sarà un tema caldo e se arriveremo a un sistema proporzionale allora cambierà tutto.
Non c’è dubbio. L’analisi del voto nei 118 comuni di cui sopra dice che il Pd ha tenuto molto bene. I voti che ha preso corrispondono effettivamente a quel 19 per cento circa che gli si attribuisce a livello nazionale. In questi comuni invece la Lega ha preso il 7,7 per cento, il Movimento 5 Stelle il 6,3; Fratelli d’Italia l’ 11,3; Forza Italia il 5 per cento. Cinque anni fa il Pd era al 19,5 %, anche se alle Europee del 2019 era al 28,4. Nel 2016 la Lega era al 6,1 e al 28 alle Europee. Il M5S era al 17,8 cinque anni fa e al 17,2 alle Europee. Fratelli d’Italia nel 2016 aveva preso il 4,9 e il 6,6 alle Europee. Forza Italia aveva il 7,8 nel 2016 e il 7,9 alle Europee. Questo è il quadro.
Sì, ma c’è stato anche un problema legato alla Lega la cui performance ha indebolito la coalizione perché una parte dei suoi voti sono finiti nella astensione mentre una parte sono andati a Fdi.
Andiamoci piano. Siamo un paese debole, non siamo la Germania. Poi certo abbiamo la fortuna di avere un primo ministro che è l’uomo molto rispettato a livello europeo, ma non è un leader politico. Non si è mai presentato alle elezioni e non credo che lo farà. Ma certamente a livello comunitario farà sentire la sua voce autorevole.
Sono moderatamente ottimista. Draghi è una persona che unisce la competenza all’autorevolezza. Sta accelerando sulle riforme e questo è positivo. Il problema è che molte di queste riforme andranno seguite nella loro evoluzione nel tempo. Per la riforma della giustizia, dell'amministrazione o della pubblica istruzione, ad esempio, non basta una buona legge, serve che quella legge venga applicata bene.
Non ne ho la più pallida idea. Posso solo sperare che questa maggioranza esprima il prossimo presidente della Repubblica, perché significherebbe mantenere la coesione di cui il paese ha bisogno.