Per l'onorevole della Lega Jacopo Morrone, già sottosegretario alla Giustizia nel Conte I, «occorre riflettere se protrarre lo stato di emergenza della giustizia fino al 30 luglio. A mio avviso è un termine troppo lungo. La giustizia non può permettersi di rallentare e proseguire con una marcia ridotta: deve ripartire in breve tempo e a pieno regime».

Qual è il suo giudizio rispetto a questi primi mesi di lavoro del ministro Cartabia?

Il nuovo ministro della Giustizia sicuramente ha un profilo alto: è quello di cui abbiamo bisogno, soprattutto in questo momento che vede la giustizia rappresentare uno dei punti focali della ripartenza del Paese. Giusto processo, lentezza dei procedimenti, riforma della giustizia penale, civile e del Csm: sono tutti temi importanti. Io aggiungerei che occorre anche una riforma della Polizia penitenziaria e della Magistratura onoraria. Sono certo che il ministro saprà dare le giuste risposte, come ha appena fatto con l'esame per gli avvocati.

La ministra nelle sue linee programmatiche ha indicato un metodo: «Verificare il lascito del precedente governo ed esaminare e valutare quanto dell’esistente meriti di essere salvato e, all’occorrenza, modificato e implementato». Condivide?

Ho contezza di quello che è stato fatto durante il primo governo Conte visto che ho ricoperto la carica di sottosegretario. Abbiamo varato diversi provvedimenti come la legittima difesa, il “codice rosso”, la cancellazione del rito abbreviato per i reati puniti con l'ergastolo. Nell'intermezzo del governo Conte bis, al contrario, sembra che si sia fermato tutto. Nonostante gli annunci, non abbiamo visto sul tavolo, ad esempio, una bozza di riforma della giustizia civile e penale. Non mi sento di criticare il metodo del ministro, tuttavia c'è molto da costruire e da fare e confido anche nei gruppi ministeriali che sono già al lavoro. Poi vedremo se sarà necessario proporre emendamenti correttivi o migliorativi.

Parliamo allora del tema caldo della prescrizione. Qual è la posizione della Lega?

Probabilmente uno dei motivi per cui è caduto il primo governo Conte riguarda anche la prescrizione. Noi avevano preventivato che la riforma voluta dal Movimento 5 Stelle non avrebbe funzionato senza una riforma più complessiva dei tempi dei processi. Il percorso avrebbe dovuto andare di pari passo. Si trattava, se vogliamo, di un patto tra gentiluomini che però non è stato rispettato. Ritengo quindi che l’attuale norma sulla prescrizione debba essere rivista. La prescrizione arriva quando il sistema giustizia fallisce. La strada giusta è certamente quella di arrivare ad accorciare tempi e lungaggini processuali.

Secondo lei la prescrizione processuale potrebbe essere una soluzione accettabile?

La prescrizione deve divenire una anomalia. L'obiettivo primario è sveltire i processi. Non si può pensare di mantenere una persona imputata a vita.

Nella seduta del 29 marzo lei, insieme ad alcuni suoi colleghi, ha presentato una interrogazione alla ministra Cartabia in merito alle disfunzioni del processo penale telematico, come evidenziato dall'Unione delle Camere Penali. Sostenete il regime transitorio per il deposito cartaceo?

Ci sono diversi problemi: bisogna sicuramente investire risorse nella digitalizzazione in breve tempo. Purtroppo il ppt non funziona e lo si evince dalla numerose lamentele da parte degli avvocati e dalla forma di protesta che stanno portando avanti. Chiederò al ministro, che ovviamente non ha alcune responsabilità in merito alla questione visto che si è appena insediata, un impegno per dirimere questa situazione perché al momento molti avvocati non sono nelle condizioni di poter esercitare pienamente il mandato difensivo. C'è un aspetto che vorrei sottolineare.

Prego.

Occorre riflettere se protrarre lo stato di emergenza della giustizia fino al 30 luglio. A mio avviso è un termine troppo lungo. La giustizia non può permettersi di rallentare e proseguire con una marcia ridotta: deve ripartire in breve tempo e a pieno regime. Se noi puntiamo alla prossima ripartenza del Paese, non possiamo pensare che la giustizia vada al rallentatore.

A proposito di questo, cosa pensa di tutta la polemica sui vaccini nata a seguito della nota della giunta dell'Anm?

Ritengo che i criteri per la somministrazione dei vaccini debbano essere prioritariamente quello anagrafico e quello dello stato di salute, come hanno evidenziato anche alcuni magistrati in disaccordo con la posizione assunta dall'Anm. L’obiettivo è salvaguardare le persone più a rischio, poi si può pensare alle esigenze delle varie categorie. Fatta eccezione per la doverosa deroga nei confronti dei sanitari, credo che le altre categorie meritino la stessa attenzione senza distinzioni.

All'inizio di questa intervista, tra le riforme ha citato quella della magistratura onoraria. Ora che è tornato al governo, si impegnerà affinché gli onorari abbiamo finalmente quella tutela giuslavorista che chiedono da tempo prima che entri a pieno regime la riforma Orlando?

Ho sempre prestato la massima attenzione ai problemi denunciati dalla Magistratura onoraria. Ho anche presentato un disegno di legge migliorativo rispetto alla riforma “Orlando”, prevedendo, tra l’altro, ferie e malattie. Oggi la situazione è cambiata: si può ipotizzare una stabilizzazione che sarebbe un riconoscimento per l’attività svolta dalla categoria. Se questa strada non fosse percorribile, si dovrà lavorare a un'altra soluzione che blocchi comunque gli effetti della riforma “Orlando”. Ci dovrà essere un confronto con il ministro Cartabia su quale sia il percorso migliore da intraprendere.

Ieri in Commissione Giustizia ci sono state le audizioni sulla riforma dell'ordinamento giudiziario. Si è discusso anche del sorteggio per i membri del Csm. Qual è la vostra posizione?

Il sorteggio è certamente una delle ipotesi da prendere in considerazione: è tra le più quotate per cambiare il sistema. Il caso Palamara ha scosso la coscienza collettiva e un numero sempre maggiore di cittadini ha preso le distanze da questo sistema. Credo quindi che sia urgente una riforma che dovrà comunque essere portata avanti in piena sintonia con le categorie interessate.

Lei, tra i maggiori punti di riforma per cui c'è sintonia con la Guardasigilli, non ha menzionato però l'articolo 27 della Costituzione e il principio rieducativo. Su questo ci può essere convergenza?

Io mi sono occupato di edilizia penitenziaria e dei tribunali. Tanti istituti penitenziari vanno riqualificati in modo da consentire ai detenuti di ricevere una formazione lavorativa, propedeutica alla rieducazione e al rientro in società.

La ministra ha aggiunto: «La certezza della pena non è la certezza del carcere». Che ne pensa?

La certezza della pena è una garanzia per la società. Di fronte a ogni reato deve esserci una pena commisurata alla gravità del fatto commesso, nell’ottica della rieducazione e del futuro reinserimento nella comunità. Oltre che nei panni del detenuto e di chi il reato lo ha commesso, bisognerebbe mettersi anche nei panni delle vittime e delle loro famiglie.

A suo parere il Partito democratico si sta appiattendo sul Movimento 5 Stelle?

Stiamo assistendo ad una “grillinizzazione” del Pd, che è in gravi difficoltà ovunque e che quindi cerca di accaparrarsi voti e consensi cannibalizzando ciò che rimane del M5s. In vista delle prossime elezioni amministrative, esponenti regionali e locali del Pd, anche in Emilia- Romagna, stanno lanciando segnali e appelli ai grillini per unire le forze. Anche in questo caso, tuttavia, saranno unioni destinate a fallire.