Il Parlamento con colpevole ritardo e con molte contestazioni da parte di vari gruppi si appresta a modificare il sistema elettorale per la elezione dei Deputati e dei Senatori. Questa volta la volontà prevalente sembra essere quella di ripristinare il metodo proporzionale dopo una infausta parentesi di circa trent’anni nella quale alla vigilia di ogni elezione si è modificata la legge elettorale perché si è andati alla continua ricerca di un sistema truffaldino che agevolasse qualcuno a scapito di altri. Questa è la dimostrazione più evidente della crisi della cultura politica perché la classe dirigente politica non essendo in grado di risolvere il problema principale della consistenza dei partiti e del loro ruolo nella società, ha affidato al sistema elettorale il compito di “modificare la politica“. Non ci si può affidare ad astrusi virtuosismi aritmetici per correggere la crisi del rapporto tra i cittadini e le istituzioni. Affidare al sistema elettorale che è solo strumentale rispetto ai problemi di sostanza e di metodo, cioè al compito che i partiti hanno di interpretare e rappresentare adeguatamente gli interessi degli elettori, è stata ed è una illusione molto mediocre, è un “idola” come avrebbe detto il grande Francesco Bacone che ha avvelenato il clima politico da vari anni, da quando inopinatamente e irrazionalmente si è ritenuto che il metodo proporzionale per la raccolta del consenso fosse superato e non più utile per una società evoluta che ha bisogno di governabilità.

Il referendum su questa materia elettorale proposto dall’on. Segni e da me definito mille volte in questi anni sciagurato, che aveva posto agli elettori una domanda equivoca ottenendo un consistente suffragio, fu interpretato come condanna del sistema proporzionale appartenente alla “malfamata” prima Repubblica.

Negli anni 90 a seguito di quel referendum si è abbandonato il sistema elettorale proporzionale perché responsabile della “profonda decadenza“ come è stato scritto, per un sistema maggioritario uninominale, che giustamente Michele Anis ha definito recentemente con il termine spregiativo ”maggiorzionale” e che ha allontanato gli elettori dalle urne, ha creato un muro tra le istituzioni e cittadini, il rifiuto della politica.

Orbene sappiamo che la crisi della politica e dei partiti alla fine degli anni ‘90 è derivata da complesse motivazioni sociali, civili, culturali, sulle quali sono state scritte pagine importanti ma certamente il rifiuto del sistema elettorale proporzionale, ha avuto un’incidenza non secondaria nell’impedire la partecipazione. Si è immaginato che con il “mattarellum” si determinasse l’alternativa tra le forze politiche che il proporzionale sin dal dopo guerra aveva impedito dimenticando che l’opposizione del PCI ai partiti democratici guidati dalla DC non era in grado di vincere le elezioni per ragioni sostanziali, per la politica nazionale internazionale e dunque per la mancanza di consensi e qualunque sistema elettorale non era e non è in grado di supplire a questa ragione sostanziale. I sistemi diversi da quello proporzionale incriminando l’identità, determinano “l’indistinto“ e a poco a poco compromettono la “rappresentanza“. Infatti in assenza di un sistema proporzionale i partiti sono diventati personali, hanno perduto la loro peculiarità, la loro specificità, e hanno consentito il più bieco trasformismo, l’indifferenza rispetto alle scelte, e hanno diseducato e corrotto la classe dirigente. È dagli anni ’90 che i sistemi elettorali nazionali dovrebbero rendere possibili le coalizioni ma costringono partiti o movimenti diversi a stare forzatamente insieme, a fare ammucchiate che hanno umiliato e sbiadito le identità, dove, come dice ancora Anis “l’alleato è il primo vero nemico“ Sorprende, dunque, che dopo l’esperienza fatta in questi lunghi anni con i sistemi elettorali sempre diversi ma con costanti incertezze politiche e con assenza di governabilità, si continui a ritenere che il sistema proporzionale sia invece la causa della ingovernabilità e delle divisioni, e meraviglia che anche firme autorevoli del giornalismo, così come raffinati politologi possano non tenere conto di quella esperienza e continuare a ripetere che il sistema proporzionale è dannoso.

La frase ad effetto che si pronunzia e che è di una stupidità disarmante è che bisogna sapere la sera delle elezioni chi ha vinto ed io dico che dopo trent’anni non so ancora chi ha vinto le varie elezioni in questi lunghi anni tenuto conto che l’on. Berlusconi che certamente ha vinto due o tre volte, non ha avuto stabilità, è stato interrotto nel suo governo e costretto alle dimissioni così come il governo di Prodi e altri certamente arduo nelle ultime elezioni del 2018 stabilire chi ha vinto.

Nei sistemi presidenziali o semi presidenziali si sa chi ha vinto subito dopo la consultazione elettorale, ma il nostro paese non ha simpatie per quei sistemi tant’é che ha sonoramente bocciato la riforma costituzionale del 2016 per il sospetto che potesse alterare la Repubblica parlamentare per la quale la rappresentanza è il fondamento di un rapporto virtuoso tra i cittadini e il Parlamento. Il sistema proporzionale costringe tutti a spiegare e a rappresentare la propria identità e raccogliere consensi diretti per quello che si è e che si esprime.

Il Parlamento deve essere rappresentante di quello che c’è nel paese e al suo interno si costituiscono le alleanze che non sono “inciuci“ ma compromessi che dovrebbero essere fatti, questi sì, nell’interesse del paese.

In conclusione l’auspicio è che dopo la sciagurata delibera del taglio dei parlamentari che “taglia” la democrazia e che noi faremo di tutto per annullare, il Parlamento rinsavendo introduca finalmente una legge elettorale che raccolga il consenso in maniera proporzionale per tutte le espressioni culturali e politiche presenti nel Paese.