È noto ormai come "dottor Cannabis", che è anche il titolo della sua autobiografia. Fabrizio Cinquini è un chirurgo, da anni impegnato nella ricerca e nell’impiego dei derivati della canapa per la cura di diverse patologie, tanto da essere ormai conosciuto come un medico antiproibizionista. Alcuni studi ne dimostrano l’efficacia ma ad oggi l’uso terapeutico è consentito soltanto in poche nazioni. «Nella più ampia accezione del termine, nessuno lo ha totalmente legalizzato. Soltanto Canada e Uruguay hanno aperto a produzione, distribuzione e coltivazione per l’autocura, Svizzera, Spagna e Paesi Bassi ancora in parte. Non si sfrutta appieno il potenziale curativo della pianta».Negli Usa, 24 Stati hanno legiferato sul tema.Ma il pieno utilizzo è consentito solo in Colorado, Oregon, California e a Washington. La filiera non è sotto il controllo di un singolo Stato. Le normative non sono mai state totalmente eseguite: siamo in una fase embrionale e i singoli principi attivi sono esclusi.In cosa consiste il progetto per la produzione di canapa terapeutica che sta portando avanti la Toscana?La Regione nel 2006 ha approvato una legge che però non prevede l’utilizzo degli estratti e l’erogazione per molte patologie che pure rientravano nel poderoso studio militare americano che, già tra 30 e 50 anni fa, certificò la bontà del prodotto.Anche in questo caso contestate un impegno parziale.Escludendo i 3,6 kg dell’Istituto chimico farmaceutico militare di Firenze, usati per l’analisi e la valutazione delle qualità della cannabis, la Toscana non ha ancora prodotto un solo grammo da sola e la importa totalmente dall’Olanda. E soprattutto la somministra soltanto ai soggetti affetti da quattro particolari patologie, che non rispondono a farmaci chemio.In Italia è stato avviato il dialogo con la politica.C’è una proposta bipartisan, firmata da oltre 200 deputati, che si sbloccherà a breve. Ritengo che tra cinque anni avremo la canapa terapeutica e la canapa ludica di Stato.Nel 1997 ha contratto l’epatite C. È vero che è stato salvato proprio dalla Cannabis?Nel mio caso è stata determinante. Ha acceso delle psicodinamiche e mi ha ridato voglia di vivere e entusiasmo che avevo progressivamente perso. Ero senza energie e motivazioni. Grazie alle canape moderne, eccitanti, che non sono le icone da divano, ho ritrovato sorriso e buonumore e ho concluso un percorso di studi, senza più fermarmi.Chi le suggerì questa cura “alternativa”?Dopo due mesi di trattamenti tradizionali, due amiche che mi volevano bene e mi vedevano disintegrato sotto i colpi di Interferone e Ribavirina, mi indirizzarono verso questa strada. Sono contento di avere seguito il loro consiglio. La Cannabis mi ha fatto raggiungere la pacificazione interiore e l’accettazione di quello che mi era capitato. Ancora oggi le mie analisi sono buone.A causa della sua battaglia per la legalizzazione dell’autocoltivazione, è stato arrestato, ristretto ai domiciliari e confinato in un ospedale psichiatrico.Rivolgo un sincero grazie a uno Stato che combatte crociate antidiluviane e anacronistiche e mi ha concesso un po’ di riposo. Prima non avevo tempo libero, dopo ho potuto crescere meglio mia figlia. Molti altri coltivatori medici, per un ventesimo delle mie “malefatte”, hanno pagato molto di più. Il sistema giudiziario italiano è paternalistico, fa la voce grossa, ma poi ti viene incontro. Come un padre, che alla fine dice sempre di sì.Eppure, ha rivolto dure critiche al sistema.Mi sconforta la gestione penitenziaria. Sulla carta si vogliono eliminare i crimini, nella realtà c’è un’assoluta incapacità di fornire vere alternative a chi delinque.Perché si è autodenunciato come libero coltivatore?Sapevo di essere nella posizione di godere di alcuni privilegi e volevo fare comprendere che il mio era un esempio da seguire. Sono stato medico missionario in Rwanda e volontario sulle ambulanze, ho ottenuto tanti risultati nel mio lavoro. L’ho fatto anche per mia figlia, che spero potrà essera libera, se necessario, di effettuare le proprie scelte terapeutiche.Sostiene che all’industria farmaceutica non conviene riconoscere le proprietà della cannabis.Ci sono grossi interessi economici in ballo. C’è chi ha il terrore di procedere in modo troppo spedito rispetto ad altre nazioni e di essere sanzionato. Il nostro governo è in mano al parlamento europeo e alla Casa Bianca, non ha grande autonomia per legiferare davvero in merito.Ha duramente contestato la Fini-Giovanardi, poi dichiarata incostituzionale.Dei cervelloni hanno fatto un lavaggio del cervello al popolo italiano. La responsabilità è anche nostra, che accettiamo gli imput del vertice, che a sua volta non ascolta la base. Si perseguita chi cerca di percorrere terapie alternative a quelle protocollari, si cerca un colpevole per il malessere e l’economia che non tira.Quali benefici potrebbero arrivare da una liberalizzazione?Il monopolio della coltivazione è ancora in mano a criminalità e racket. Le famiglie devono prodursi da sole le proprie dosi e non accedere più al mercato nero. È ovvio che si tratta di un prodotto che scotta nelle mani dello Stato.Sostiene che ciò alleggerirebbe i costi del Servizio Sanitario Nazionale.Se le persone potessero coltivarsi le erbe, acquisirebbero coscienza e si ammalerebbero di meno. Un popolo che cresce, si allontana dai rischi e dalle ondate epidiemologiche.La canapa ha comunque delle controindicazioni.Non è la panacea di tutti i mali, anche se fa meno vittime di alcool e tabacco. Dall’assunzione per inalazione possono emergere un’eccessiva iper-sensibilità bronchiale e l’incapacità di affrontare i propri demoni. Molte persone non tollererebbero la cannabis e chi soffre di ansia generalizzata potrebbe solo peggiorare. Anche in ambito psichiatrico va maneggiata con cautela. La consiglio vivamente a chi non risponde ad altre terapie comportamentali o cognitive. Diventa poi un farmaco di prima scelta per i disordini da condotta alimentare o per le nevrosi da stress post-traumatico.