Caro direttore,è di qualche ora fa la notizia di quattro poliziotti che sono stati assolti in Appello dall'accusa di omicidio preterintenzionale nei confronti di Michele Ferulli. Questa sentenza di assoluzione, però, è la seconda: già lo scorso 23 maggio vennero assolti dalla Corte d'Assise di Milano.So bene che il suo giornale ha spesso ospitato interventi di avvocati penalisti sul tema dell'inappellabilità delle sentenze di assoluzione. In particolare mi riferisco alla questione circa la norma di modifica per alcuni articoli del Codice di procedura penale, di cui si discute spesso. Nel 2006, lo stesso presidente della Commissione Giustizia Gaetano Pecorella propose di rendere inappellabili le sentenze di primo grado, in modo da renderle impugnabili solo davanti alla Corte di Cassazione, e quindi solo nei casi limite di violazione di legge. E quindi: non per rifare il processo nel merito, ma solo nei casi in cui sussistano clamorosi errori dal punto di vista della legittimità. Quella norma, nei fatti, non è rimasta nell'ordinamento poiché venne dichiarata incostituzionale dalla Consulta. Nonostante ciò, periodicamente, si riapre il dibattito sull'importanza di rilanciare questa modifica alla disciplina del processo penale poiché sempre più spesso alcuni pm richiedono l'Appello contro cittadini già dichiarati innocenti da un Tribunale della Repubblica. Questa è una cosa che desta sempre sconcerto. E lo è ancora di più se ad essere ?accusati' per una seconda volta siano dei poliziotti, coloro che ogni giorno lavorano al fine di garantire la pacifica convivenza tra i cittadini. L'importanza di questa scelta è riscontrabile anche nelle logiche deflattive del "nuovo" processo penale che hanno miseramente fallito lasciando, di fatto, questo compito alla prescrizione, sancendo in tal modo il fallimento delle strategie di giustizia del nostro sistema.Direttore, non voglio fare del vittimismo né sono alla ricerca di gloria per il popolo delle divise. Vorrei solo rispetto e dignità per i professionisti della sicurezza soprattutto da parte dell'opinione pubblica e del circuito mediatico. Il caso Ferulli, ad esempio, riguarda quattro agenti di Polizia già riconosciuti innocenti e quindi non colpevoli. Anche questa seconda sentenza lo ha stabilito in Appello. Di fatto, dunque, è stata la stessa. Ferulli è morto d'infarto. Punto.E allora perché il Pm ha voluto insistere? Forse per la mediaticità negativa scatenata dagli esponenti del partito dell'Antipolizia contro i miei colleghi? Il risultato attuale è che quattro agenti, per cinque anni, sono stati sotto processo, disumanizzati da una gogna mediatica barbara, con tutto quello che ne consegue dal punto di vista psicologico e morale. I vecchi pregiudizi sono duri a morire soprattutto quando i presunti colpevoli riguardano gli operatori delle Forze dell'Ordine.Il retro-pensiero benevolo e garantista dei finti-buonisti, solitamente viene a mancare quando riguarda gli agenti di polizia. E questo, direttore, mi permetta di dirlo: è inconcepibile.